Daniel Oren esalta il talento di Gilda Fiume al Verdi di Salerno

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La Campania da sempre, ma negli ultimi decenni in particolare, dà i natali a grandi artisti del canto e non di rado il Teatro Municipale Giuseppe Verdi di Salerno offre loro la prima grande opportunità, preziosa in virtù di un grandissimo direttore come Daniel Oren.
Ultima gemma in ordine di tempo a risplendere sul palco salernitano è stata la sarnese Gilda Fiume, belcantista di gran rango, apprezzata ad ogni latitudine, impegnata  in Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti, con Daniel Oren sul podio.
Renzo Giacchieri, che ha curato regia, luci e costumi, ha dato una lettura personale della tragedia su libretto di Salvadore Cammarano tratto da Walter Scott.
Alle atmosfere protoromantiche l’esperto regista ha preferito quelle gotiche, cupe, noir, fino alla scena finale in cui la sventurata rivela parossisticamente la propria frustrazione di maternità, abbracciando una bambola su cui si riversa il sangue di Arturo mescolato alle lacrime della donna in preda alla follia.
«Lucia è una donna mentalmente disturbata, che però nell’amore trova un proprio equilibrio; anche qui vi è un’inversione del nesso di causalità romantico, nel senso che non è l’amore a condurre Lucia alla follia, bensì è la  privazione di quel  sentimento che la teneva ancorata alla realtà a precipitarla nel baratro della pazzia».
Le belle scene e le  proiezioni di Alfredo Troisi hanno contribuito a rafforzare le suggestioni volute dal regista.
Stefano Secco è un professionista di livello e il suo Edgardo è stato ben disegnato, volcalmente quanto teatralmente; se  si fosse assunto minori rischi nell’inseguire finezze alla Alfredo Kraus, la prestazione sarebbe stata perfetta e più rispondente alla scrittura di Donizetti, creata per un tenore di forza, come Duprez.
Vitaliy Bilyy  è un baritono nobile, musicale, possente; se avesse abbassato i decibel della sua vocalità so sarebbe trovato nelle migliori condizioni sul registro acuto, senza ricorrere a inopportuni schiarimenti di emissione.
Vincenzo Casertano è uno di quei tenori su cui ciascun direttore vorrebbe poter contare per la disciplina vocale e scenica e il suo Arturo ne ha confermato i meriti.
Miriam Artiaco ha dato vita a una Alisa confidente di Lucia, consapevole della fragilità di questa, ma non rassegnata.
Angelo Casertano  è stato chiamato a sostituire all’ultimo istante e Angel Harkatz nel ruolo di Normanno, determinante nella prima scena. Occhi puntati sulla bacchetta di Oren e la musica va.
Carlo Striuli nel ruolo non privo di spessore drammatico, teologico-politico e musicale di  Raimondo ha completato il cast.
Oren ha adottato dinamiche estese e linee melodiche cesellate, anche in tal modo favorendo la preziosa sonorità della glassarmonica di Philipp Marguerre, collocata nella barcaccia sinistra, ma ben udibile in tutto il suo fascinoso timbro.
Fresca e composta, anche se forzatamente limitata dallo spazio ridotto la prova del Coro del Teatro dell’Opera di Salerno diretto da Tiziana Carlini.
Molte richieste di bis hanno costellato l’esecuzione alla prima del 5 ottobre e, per non scontentare nessuno, o forse per dividere tra tutti un filo di scontento, direttore e regista hanno scelto di bissare il concertato “Chi mi frena in tal momento”: gloria per tutti.
La prestazione di Gilda Fiume la colloca, ma non lo scopriamo adesso, tra le migliori “Lucie”  del panorama lirico, con le agilità che non smarriscono il colore, la rotondità mantenuta in ogni registro e l’intensità drammatica che mai  tradisce il testo musicale.

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