100 anni di riconoscenza al Grenoble

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Certo la Napoli cui André Gide dedica il celebre discorso “A Napoli…Riconoscenza all’Italia”, recitato da Ariane Mnouchkine e Renato Carpentieri nelle celebrazioni dei 100 anni dell’Institut Français, è più quella delle architetture murattiane di Chiaja che quella delle forme del realismo dei gulag  di Scampia, ma di amore e di riconoscenza i versi del premio Nobel zampillano.
In soccorso a molte argomentazioni radical chic si potrebbe invocare l’acuta osservazione di Maurizio De Giovanni, perfettamente calzante per tutto il paesaggio urbano pre-laurismo, osservazione che recita di come Napoli sia l’unica metropoli ad avere le periferie in pieno centro e, se foriero di micro frizioni sociali questa circostanza può essere, per contro essa quasi impone una democrazia e di convivenze e una ricchezza di confronti tra consapevolezze diverse, come a pochi passi dall’elegante sede del Grenoble Institut di Napoli ci suggeriscono le propaggini dei quartieri spagnoli e del Pallonetto.
Il 25 giugno si è però celebrato un momento di festa per i 100 anni di una prestigiosa istituzione cittadina con la “Serata di gala del centenario – La Francia a Napoli”, in cui si è evidenziato, non retoricamente, il profondo legame tra Napoli e la Francia come massima espressione, almeno fino ad alcuni recenti italici episodi barbarici, del reciproco rispetto tra Francia e Italia.
La scenografia che ha accolto gli ospiti era dominata dal libro “L’Immoraliste” e a ciascun ospite è stato offerto all’ingresso foulard ispirato ad Henri Rousseau e allo stesso Gide.
Laurent Burin Des Roziers, Console generale di Francia a Napoli e Direttore dell’Institut français di Napoli ha dato il benvenuto ai molti convenuti insieme con Christian Masset, ambasciatore francese in Italia, che ha sottolineato la solidità del legame tra le due nazioni rilevando anche i contenuti europeisti discorso che Gide pronunciò proprio nella sede dell’Istituto Francese di Napoli il 24 giugno 1950.
Serata di suoni e di danze, come bon ton obbliga, con la Società di Danza Napoli e il soprano Leontina Alvano.
Numerose e qualificate le presenze all’evento:  Nino Daniele, Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, Carmela Pagano, prefetto di Napoli, Giuseppe De Carolis di Prossedi, presidente della Corte d’Appello di Napoli, Idrissa Sène, Console del Senegal, Gilles Humeau, Amiral Chef JFC, Mary Ellen Countryman, Console generale USA, Rachid Daidai, console del Marocco, Beya Ben Abdelbaki Fraoua, console della Tunisia, il generale Enrico Degni, Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, Mimmo Jodice, artista e fotografo, Massimo Antonelli, giocatore di basket, Titta Fiore, giornalista e Presidente della Film Commission Regione Campania, l’attore Giacomo Rizzo, Diego Olivares, regista, Jean-Noël Schifano e Philippe Vilain, scrittori, il Maestro Gianvincenzo Cresta, compositore, Dominique Cerutti, presidente e CEO di Altran e Mauro Bombacigno, direttore della cominicazione BNL BNP Paribas.
Il momento clou, con un sapore di altri tempi è stato la consegna di un dipinto commissionato da Gennaro Stroppolatini, presidente Associazione Amici di Palazzo San Carlo, alla pittrice Carmela Angela Gesuele, che ritrae la facciata del Grenoble  davanti alla quale, in un intrigante anacronismo, si scorgono alcuni consoli  di Francia a Napoli succedutisi negli scorsi decenni e alcuni personaggi che di questo primo decennio  di millennio, soprattutto , hanno fatto la storia:Denis Barbet, l’ ex Ambasciatore Alain Leroy, gli ex consoli Christian Thimonier e  Jean Paul Saytre e l’attuale  console generale Laurent  Burin de Ronziers con la sua gentile signora Aurora Bergamini, l’ambasciatore Cristian Masset,che ha vivamente apprezzato l’opera.
Defilato, come deve essere un discreto anfitrione, si scorge il cammeo dello stesso mecenate Stroppolatini, che la pittrice ha voluto collocare nel dipinto, riprendendo una consuetudine rinascimentale che voleva si ritraesse il committente, defilato e talvolta sotto mentite o allegoriche spoglie.

Dario Ascoli

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