Il Verdi “fuori dalle regole”

0

L’incredibile mancata ammissione di Giuseppe Verdi al Conservatorio di Milano dettata dall’incomprensione del gruppo d’insegnanti che formavano la commissione e che forse non avevano compreso il genio o da ben altri motivi che gli negavano l’accesso in conservatorio, come i limiti d’età o l’appartenenza ad un altro stato d’Italia, diede al Verdi la spinta giusta per continuare gli studi come autodidatta, iniziando un percorso personale fuori dalle regole.
Diventa fondamentale, non solo per la sua idea di teatro ma anche per lo sviluppo della sua personalità il frequentare il teatro, osservare, notare le cose che funzionano da quelle che non funzionano, confrontarsi col suo maestro, per creare opere a modo suo, senza chiedere nulla a nessuno.
Da qui nasce la voglia di “esser diverso” pur lavorando su una forte e robusta tradizione musicale e culturale italiana, da quest’idea nascono le sue prime opere, messe in scena faticosamente, guadagnate grazie ad amicizie e conoscenze.
Verdi vuole essere diverso, e questo si rispecchia anche nella scelta dei soggetti delle sue opere, che non sono mai banali o diversi tra loro, ampia è la sua ricerca nel mondo letterario, e tutti i soggetti sono legati tra loro da pochi ma essenziali elementi.
Per esempio Alzira un’opera che ha un soggetto di Voltaire, autore non molto usato in teatro, gli offre la possibilità di sviscerare aspetti che Verdi sentiva molto e che riteneva teatralmente molto forti come il “conflitto tra una passione privata e l’interesse pubblico” e gli indios che rappresentano la “rivalutazione del sottomesso” tema propriamente volteriano.
Verdi era convinto che questo tipo di soggetto riuscisse contemporaneamente a soddisfare sia la tensione teatrale che la ricerca dei valori umani, creando un teatro irresistibile, pieno di grandi passioni, di grande forza morale e molto trascinante.
Un’altra problematica del Verdi è il suo rapporto con la censura, per esempio in Macbeth o ancor di più in Stiffelio, non troviamo la figura dell’amante, il tenore è un uomo di fede che subisce pure un tradimento familiare, un tema scabroso che creò tanti problemi con la censura, la quale modificò il testo trasportandolo in un altro periodo storico e censurando comunque tante parti del libretto stesso.
Verdi non si limitava a scrivere la sua musica, bensì controllava anche la circolazione delle sue opere, in quanto aveva definito con Ricordi i diritti d’autore sia sul noleggio degli spartiti per canto e pianoforte, sia sul noleggio degli allestimenti. E’ importante considerare questo passaggio per comprendere il teatro verdiano, in quanto spesso un’orchestra che noleggiava le parti di un’opera doveva restituirle o in altri casi, come succedeva per esempio in Fenice, per alcuni contratti vi era l’obbligo dopo l’esecuzione di conservarle in archivio e non usarle più. Controllava con molta attenzione sia la circolazione delle sue opere che l’operato dell’editore stesso.
Verdi puntò fin dagli esordi della sua carriera all’indagine dell’animo umano, non scriveva note a caso, voleva sempre dare un significato profondo alla musica, in quanto per lui la musica doveva avere un senso in relazione al dramma e alle passioni che rappresentava.
La formazione “fuori dagli schemi” del Verdi lo porta, ad arrabbiarsi con i copisti di Ricordi per le correzioni che effettuavano, o anche a distruggere piccole convenzioni, come l’inserimento di una cavatina o di un coro che invece per lui bloccavano il dramma.
Non sceglieva un libretto senza comprenderne l’essenza del dramma, non intendeva rivestire di musica il soggetto, bensì voleva penetrarne all’interno dell’essenza della passione e del significato più profondo. Rigoletto per esempio era un soggetto che mescolava elementi drammatici con elementi grotteschi, il comico-grottesco del gobbo non faceva altro che aumentare il dramma, questa miniera di contrasti passionali cercava e li trovava in Victor Hugo.

Gabriella Spagnuolo

 

 

 

Stampa
Share.

About Author

Comments are closed.