Il profumo dei Valgesi di Malik Tariq Bashir

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Malik Tariq Bashir, giornalista, è al suo secondo romanzo;  Il Profumo dei Valgesi, edito da Bookabook, e con formula editoriale particolare: il libro scelto dagli editor si propone al pubblico che dopo aver letto una sinossi può pre-ordinarlo. Un libro doppiamente selezionato dove il lettore ha una parte attiva nel processo editoriale.
Il romanzo Il Profumo dei Valgesi è un lungo viaggio nei meandri dei desideri più intimi e inconfessabili della protagonista Virginia Maltesi, luogo dove esercita la capacità di svelamento della realtà mediante l’onirico.
Lei si racconta in prima persona attraverso l’incisione su nastro dei suoi sogni ricorrenti che la trasportano in un ʿaltroveʾ pieno di reminiscenze scolastiche, visioni di luoghi attraversati, particolari della sua città Ascoli Piceno,  la luce che si contrappone all’oscurità, odori forti e anosmia, caldo contrapposto al freddo, muri lisci a porte da attraversare.

Sogni notturni e inspiegabili, ben descritti dalla protagonista: «So soltanto che la notte, quando appoggiavo la testa sul cuscino e chiudevo gli occhi, qualcosa si scatenava nel mio cervello».

Inizia così il cammino del lettore nei sogni: «Ogni notte queste sensazioni si dimenavano nella mia mente impazzita e, come un’araba fenice, nasceva sempre e comunque qualcosa di splendidamente opprimente»; nell’ossimoro «splendidamente opprimente» emerge il fil rouge della storia, è la sensazione che accompagna Virginia Maltesi nei suoi viaggi, alla scoperta di sé stessa viva.
Alla fine del romanzo, un’altra voce, quella di Ugo, svela che Virginia Maltesi è uscita da un lungo coma conseguenza di un incidente, e i sogni/visioni che continua ad avere e ricordare sono uno strascico del suo periodo di incoscienza. Proprio Ugo le consiglierà, come un novello dottor S, di registrare i suoi sogni da far ascoltare ad un esperto per conoscerne il significato profondo e affrancarsi definitivamente da essi.
All’esaurimento della sua avventura onirica Virginia deve scappare dalle atrocità delle convenzioni e dalla saccenteria dei tuttologi, che non si confrontano e non vogliono inserire novità nel proprio orizzonte conoscitivo perché gli elementi nuovi sono visti come demolitori della consuetudine, ritornando alla vita «Mi ritrovai abbracciata a quello sconosciuto e, un istante dopo, sentii che mi stava spostando di peso per farmi passare dalla porta da cui ero entrata. (…)
In un misto di confusione e terrore puro, fui portata via da quel mondo. (…)
Tutto ciò che mi ruotava intorno era improvvisamente scomparso. Mi sembrò di sentire il rumore ritmico di una camminata sui tacchi. Sentivo freddo, cercai di raggomitolarmi per trovare un po’ di calore, ma fu proprio in quel momento che mi sembrò di passare sotto gli archi di Piazza del Popolo, il salotto cittadino della mia Ascoli Piceno.
Mi senti più leggera, libera e sicura, così mi abbandonai a quelle braccia. Poi il candore luminoso mi avvolgeva e iniziai a percepire un senso di felicità mai sperimentato. Riuscii ad aprire gli occhi. Ero viva
».

Prima di vivere in prima persona l’avventura dell’incontro con la cultura immutabile e perfetta dei venti uomini, Virginia Maltesi narra le vicende di un Viandante, Tiberio Yamagata.
Il Viandante è mosso ad esplorare nuovi mondi dal bisogno primario della sete, metaforicamente di conoscenza, che lo porta a varcare confini etici e morali oltre che spaziali per raggiungere il proprio obiettivo. Si ritroverà al cospetto dei venti, che hanno forse i nomi degli Imperatori romani ad iniziare da Giulio Cesare.
Giulio Cesare è il capo e il regolatore della società immobile che ha creato, nessuno con altra conoscenza può entrare nella comunità altrimenti il mondo utopico soccomberebbe.
«Credo di poter parlare a nome di tutti quanti, poiché sono una delle persone più autorevoli della mia famiglia e tribù. Noi siamo il popolo dei Valgesi e abbiamo spalancato le porte dopo aver sentito la tua voce. Siamo una pacifica comunità, volutamente un po’ nascosta agli occhi del mondo, ma siamo fieri della nostra esistenza. Io mi chiamo Gaio Giulio Cesare e, come ho detto inizialmente, sono la persona più indicata per prendere la parola e sono sicuro che il mio pensiero sarà condiviso anche dai miei 19 fratelli. È difficile per noi accettare una visita ma nel tuo caso abbiamo deciso di fare un’eccezione».

Pian piano insieme al Viandante si scopre il luogo e la cultura che anima questa comunità, il cui segno distintivo è il non voler accettare cambiamenti e incontrare viaggiatori, la parola viaggio è considerata un oltraggio perché perturbatrice degli animi dei Valgesi. Coloro che si oppongono all’immobilismo devono essere puniti con la morte.
Sarà Virginia Maltesi a individuare l’elemento primo che ha perturbato la comunità, nato dalla nuda terra, sprigiona un profumo inconfondibile ed unico, ma la comunità lo riconosce solo come odore attraente e sconosciuto.
Come il Viandante scopriamo anche noi il mondo dei Valgesi, lentamente, e la trama si infittisce e arricchisce di particolari senza svelare i profondi meccanismi del racconto, lasciando vivere le avventure.

Un romanzo che riflette sulla difficoltà di incontro/scontro di culture, sulla problematicità individuale ad accettare i cambiamenti dovuti ad un ostacolo, sulla incapacità di affidarci al nuovo.

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