Le sedie al Festival di teatro XS

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foto di Maurizio Mansi

Dove siamo non è chiaro, probabilmente su di una isola, in una stanza con vista sul mare, ma non sembra importante, d’altronde anche l’epoca è incerta, i costumi paiono suggerire un tardo settecento parruccoso e merlettato: due vecchi sprofondati in una solitudine assoluta tra sedie e noia da ingannare, paure da esorcizzare, in una attesa (arriveranno degli ospiti a cui consegnare un messaggio che salverà il mondo) che viene riempita da racconti, frustrazioni, sensi di colpa, rimpianti, desideri non realizzati.
Stiamo parlando di un testo epocale di Eugène Ionesco, sottotitolato “farsa tragica”, capolavoro del teatro dell’assurdo, nella traduzione di Gian Renzo Morteo, proposto al Teatro Genovesi di Salerno il 2 aprile 2023 per il Festival XS dalla compagnia veronese Impiria.
Sul palco Gherardo Coltri en travesti che ha firmato anche la regia e scelto i costumi, Michele Vigilante e Thomas Zanoni, alle spalle la lunare scenografia di Luca Altamura e Paola Muccio, mentre l’efficace commento musicale è di Giorgio Bagnoli. Durante l’arco temporale si susseguono presenze invisibili, tratteggiate con tagliente ironia (la Signora, il Colonnello, il marito della Bella…) le sedie sembrano non bastare per tutti gli invitati, ma sono inesorabilmente vuote, l’assenza avvolge costantemente i protagonisti, interrotta dai loro dialoghi apparentemente nonsense.
Avviluppati nel loro amore che dura da cento ottanta anni, in un non luogo, in un mondo dissolto (viene evocata Parigi ma è distrutta) in un delirio a due di junghiana memoria, il vecchio e Semiramide (così la chiama ogni tanto il marito, lei moglie, amante, madre, figlia, il tutto insomma) accolgono i fantasmagorici ospiti e alla fine giunge anche l’Oratore, ingaggiato per l’occasione…ma è sordomuto e l’epilogo spiazzante (forse l’unica cosa da fare) è un tuffo dei due mano nella mano verso il nulla o l’ignoto, o la vita finalmente o la morte finalmente o la pace, non sappiamo.
La drammaturgia grottesca e surreale di Ionesco ha trovato nei due interpreti, affiatatissimi, forma e sostanza, eleganza e profondità, dando luogo ad uno spettacolo raffinato e godibilissimo, nonostante il testo sia denso di metafore e significati, volutamente destrutturato per infrangere stilemi teatrali e convenzionalità. Una prova attoriale di tutto rispetto, giocata sì sui toni della farsa ma non esente da un pathos palpabile, ricompensata da un lunghissimo applauso del pubblico. La regia scorrevole e ritmata contribuisce a fare di questa performance un prezioso omaggio alla poetica del Maestro rumeno, che pur nella caos della finzione teatrale non smette di interrogarsi e interrogarci sul senso del nostro essere al mondo.

Dadadago

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