2.24 Dueeventiquattro per il Festival Teatro XS Città di Salerno

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Teatro Genovesi di Salerno, il 2 marzo 2025 è andato in scena il quarto spettacolo in concorso al Festival Nazionale Teatro XS Città di Salerno, 2.24 dueeventiquattro scritto a quattro mani da  Pascual Carbonell e Jerónimo Cornelles ed allestito grazie alla felice la collaborazione tra due Compagnie teatrali cuneesi La Corte dei Folli di Fossano e PRIMOATTO di Saluzzo.
Un catturante thriller psicologico, sapientemente diretto da Pinuccio Bellone, che ha ben reso l’atmosfera sospesa del testo, tra inquietudine e fame d’amore, avvalendosi anche di un’accattivante impianto scenico e di emozioni musico-visive gravide di intensità. Siamo in una metropolitana dove un lui ed una lei s’incontrano, il tragitto comune è di pochi minuti, da una fermata all’altra, siedono di fronte ma lontani, poi lui scende e gli scivola via un foglietto che lei raccoglie e legge.
Tra loro, da quel momento, un muto scambio di lettere accompagna la ritualità del corteggiamento, seppure incerto ed a tratti doloroso; lui che l’insegue e lei che si ritrae, questo desiderio d’amore, però, non sappiamo quante possibilità ha di rendersi gesto concreto.
Annachiara Busso e Corrado Vallerotti sono gli interpreti, in un’assenza di chiare indicazioni spazio-temporali soltanto un grande orologio luminoso, in bianco e nero alle loro spalle, scandisce i due minuti e ventiquattro secondi di tempo tra una fermata e l’altra, mentre lo spettacolo scorre e con esso i frammenti di vita interiore dei due, vissuta o immaginata, da cui emergono nude fragilità e fratture del desiderio.
Ma anche l’incapacità di sottrarsi ad un ordine costituito, mentre si avverte, pian piano, quasi un lento sprofondare nel buio dell’anima.
Scopriremo così che 2.24 dueeventiquattro non è un numero a caso, gli fa eco il suo doppio 4.48 che ci riporta ad un altro difficile testo della drammaturga inglese Sara Kane, ma anche a quanto gli studiosi sostengono in ordine al maggior rischio delle condotte suicidarie nella notte o nelle prime ore del mattino. Intanto, lettera dopo lettera, cresce l’anelito d’amore di ognuno dei protagonisti. Una speranza nel quotidiano disagio familiare di lui, moglie che gli è da sempre dedita e la figlia innocente frutto del loro amore, agnelli sacrificali di una routine che si vorrebbe poter dissolvere in un tango d’amore appassionato e totalizzante, proposto a quella donna, inarrivabile e disperatamente desiderata.
Lo stesso protagonista Marc, però, affermerà quanto sia impossibile non lasciare il cuore lì dove è stata la madre, in un omaggio al mistero di quell’”origine del mondo” dell’omonimo dipinto di Gustave Coubert ed al potere della donna, oltre che di dare la vita, anche di sollecitare dolorose passioni come quella sconosciuta sulla metro, che si offre al suo sguardo schiudendo le gambe.
Lei ha un diverso mostrarsi ad ogni appuntamento, avvenente ed inavvicinabile, in un’oscillante mutevolezza di atteggiamenti, a volte anche ingannevoli, nutrita comunque di un desiderio inconfessabile del possedersi con l’altro, al di là della solitudine, in un giro di tango dove i corpi si fondono, quasi in una comunione di gesti e d’intenti, come a volta può davvero accadere tra un uomo e una donna.
Tutto si svolge, al ritmo di una musica appassionata e di versi d’amore dolenti, mentre sul video scorrono le immagini di due ballerini di tango, dapprima in carne ed ossa poi rarefatti in guizzi di sagome volteggiati, nel crescente e liberatorio dialogare tra Marc ed una lei, che non a caso è senza nome.
Fin dove la realtà e dove invece il sogno, il delirio o l’ossessione, in questo eterno gioco tra maschile e femminile, carico di attrazione e di tensione sessuale? Sarà proprio la crescente intensità – accompagnata da un complice tango, sempre evocato e ad un tratto anche abbozzato dai due attori – a tendersi fino a strappare quei confini del possibile umano per consegnarsi al delirio, dove a volte c’è ad attendere la morte.
La regia che ha impresso un giusto e coordinato ritmo alla spettacolo, l’insieme performativo video e sonoro accattivante, l’acting coach curata da Cristina Viglietta ed Enzo Brasolin e le interpretazioni, la femminile di Annachiara Busso asciutta ed a tratti a forte impatto visivo, sempre ottimamente calata nel personaggio, la maschile di Corrado Vallerotti efficace anche se il dramma di un’insoddisfatta fame d’amore, all’origine di questo esistenziale e psicotico crollo del protagonista, non riesce sempre ad attraversare compiutamente la scena, trovano una loro sintesi nel giudizio più che positivo sullo spettacolo, avvincente fino all’ultima scena che porta lo spettatore a riposizionare personaggi e vicenda, travolgendone le certezze fino allora costruite ed aprendo all’assoluta imprevedibilità, come accade nella vita e per la morte. Spettacolo meritevole, tantissimi gli applausi e caloroso l’apprezzamento del pubblico.

Marisa Paladino 

 

 

 

 

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