Baliani e Accorsi giocano con Ariosto al Bellini

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Se il Boiardo aveva narrato delle vicende dell’innamoramento di Orlando per Angelica, Ariosto sviluppa il tema sino a renderlo furioso, e racconta le venture per la contesa della sua beltà.

L’Orlando Furioso è un testo corale, dove la genialità di Ariosto lascia che i lettori si addentrino nell’intricata trama; intorno ai tre nuclei narrativi principali ruotano vicende di personaggi minori e digressioni, abilmente intrecciati tra loro e con le storie principali, giocando sulla simultaneità degli eventi dei protagonisti secondo la tecnica dell’entrelacement.

Il poema eroico-cavalleresco è fondato sulle spire dell’incantamento, espresso nell’amore e nella vita, governato dalla superiorità delle arti magiche. Luoghi magici e tragici sono la cornice degli avvenimenti della vicenda storica: l’assedio di Parigi da parte delle truppe more.

Una donna avvenente da tutti contesa Angelica è il pretesto per l’incipit e legame con il testo precedente.

La messa in scena di Baliani-Accorsi ne Giocando con Orlando, in scena al Teatro Bellini di Napoli dal 28 febbraio al 5 marzo 2017, mantiene un legame fondante con il testo di Ariosto e, in alcuni momenti di Boiardo, restituendone la struttura, la tecnica narrativa, la lingua, l’ironia ariostesca. Il gusto delle libere associazioni di brani, che nonostante seguano altri ritmi e forme di versificare, mostra come l’amalgama della narrazione possa intrecciare materiali differenti.

Il prologo affidato a Baliani, che riporta alla memoria modelli narraativi del teatro classico/shakespeariano, introduce l’argomento, e nella fattispecie narra come sia nata l’idea della trasposizione scenica del poema ariostesco.

Dall’immaginare Ariosto che con i suoi folio vada di corte in corte per propiziarsi i favori alla chiarificazione della scelta di affrontare sulla scena il solo filone della vicenda di Orlando, alla scarna ed essenziale scelta di oggetti scenici pedane e i Cavalli-giostra di Mimmo Paladino, alla presenza di soli due attori: lui e Accorsi.

Meritata e revente la citaazione dell’immaginifica trasposizione realizzata da Ronconi che non può non essere presente come memoria e omaggio, così come la rielaborazione del testo di Calvino.

Marco Baliani nelle note di regia afferma come dal caso e dall’altro interesse nato intorno a Furioso Orlando in scena con Stefano Accorsi e Nina Savary ne è nata una seconda versione «… ho provato a immaginarmi Ludovico Ariosto che declamava il suo poema. Ma declamava poi? Come raccontava le vicende, c’era musica, la faceva lui, era da solo? Come gli nascevano i cambi di scena, l’abbandono di un filone per cercare una nuova puntata recuperando un eroe dimenticato alcuni capitoli prima? Come decideva di accorciare, tagliare, ricucire, stava attento alle risposte del suo pubblico, provava prima di mettersi all’opera?»

Nella messa in scena appare anche costante riferimento al teatro popolare (tradizione del Maggio) così vivo sulle montagne tosco-emiliane che spesso ha portato in scena le gesta di Orlando.

I cavalli-giostra di Mimmo Paladino evidenziano uno dei temi trattati da Ariosto che nomina ogni cavallo accanto al gioco sul doppio significato di giostra come tenzone e mezzo di divertimento.

Ancora Baliani afferma «In questa nuova versione di Giocando con Orlando c’è molta fisicità, senza scene, senza illustrazioni di alcun tipo, ogni gesto, parola, suono, musica, temporale, vento e accidenti vari viene emesso da quei nostri due corpi affannati e saltellanti.»

I cavalli-giostra di Mimmo Paladino sono raccordo con la fine della messa in scena che si arresta sull’esito delle sorti della guerra fra Mori e Cristiani affidate ad una sfida tra i tre migliori guerrieri mori (Agramante, Gradasso e Sobrino) e i tre campioni cristiani (Orlando, Brandimarte e Oliviero) sull’isola di Lampedusa. Marco Baliani e Stefano Accorsi scelgono di usare le movenze del teatro dei pupi siciliani per quest’ultima parte, riannodando il legame col testo e realizzando un aggancio con la tragedia dei migranti.

Una rappresentazione in cui  il finale resta aperto, solo di Orlando si conosce la fine del racconto degli altri personaggi le vicende sono interrotte o solo accennate, forse per poter aprire un nuovo capitolo narrativo.
Impianto scenico firmato da Daniele Spisa si muovono i costumi di Alessandro Lai nel disegno luci di Luca Barbati.

Tonia Barone

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