“Domus occulta”: Aveva la solita aria di un attore hollywoodiano degli anni ‘50

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Dopo aver terminato “Il saluto al sole”, una posizione di yoga che tutte le mattine non mancava di assumere, Letizia si guardò allo specchio cercando di scorgere quell’immagine che tutti i giorni lui tentava di catturarle attraverso la vetrata della sala da ballo, appoggiandone i gomiti lasciando così scivolare il capo in avanti quasi a voler risucchiare lentamente ogni leggiadro movimento di lei, delle sue gambe, delle sue braccia, della sua schiena, della sua nuda nuca sottile e fragile.
Chiese informazioni alle sue colleghe su chi fosse quel tipo;  qualcuno le disse che era il padre di Alice, la   più piccola delle danzatrici, anche se aveva notizia che il padre   non l’avesse. Di scatto si allontanò dallo specchio e dai suoi pensieri affrettandosi a prepararsi a iniziare una nuova giornata lavorativa.
Le tensioni che affiorano sul suo viso, le si addolciscono nel caffè lungo, mentre il décolleté diventa una futile attrattiva, su cui entrambe puntiamo ogni tanto gli occhi quasi a voler sciogliere quell’alone di disagio che ci avvolge
Ma ci pensa poi il Cipulli, con una chiamata sul mobile, ad allontanarmi  da quella strana vicenda;  il tempo di rispondere…e lui non c’è già più. Lo richiamo, ma   a questo punto, mi dico, non mi rimane che organizzare una seduta spiritica   e   un efficace   sistema per manifestarsi potrebbe essere anziché a suon di colpi battuti, a suon di pioggia di circolari sulla tavola, ironizzo con   Letizia, mentre     lei riprende il racconto.
Erano le ore 15 e 30 quando Letizia uscì di corsa dallo spogliatoio per dare inizio al corso delle piccole, ovvero delle “cignette”; come le chiamava.
Solo Alice, la sua preferita, si aggirava raminga tra i corridoi in atteggiamento ritroso nei confronti delle compagne.
Tetti, così Alice chiamava la sua maestra,  le chiese spiegazioni ma la piccola, con un gesto sgarbato, la allontanò.

Iniziò la lezione: la giovane donna si accinse a chiudere la porta mentre ripensava alla sua pupilla.
Scoprì poco dopo da Agnese, una sua amichetta presente in sala, che spesso la bimba veniva schernita dalle compagne perché lei riteneva che fosse un peso quella figura paterna, benché un padre biologico lei non lo avesse.
Ma allora? Chi era quello sconosciuto? Perché si diceva che fosse il padre di Alice?

D’istinto Letizia posò i suoi occhi da cerbiatta sulla vetrata ancora permeata dei vapori dello sconosciuto.
Per tutta la lezione, Tetti avvertì un profondo disagio che la pervase   totalmente, come se   il suo   corpo e la sua anima fossero imprigionati da una forza occulta, da un’invadente sonda che scrutasse ogni minima vibrazione di lei.
Ad un tratto, nel mentre voltò il capo per seguire alcuni movimenti, le parve di vedere l’ombra misteriosa; si girò di scatto: era lui!

(Continua…)

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