Una “Violetta” profeta in patria: Gilda Fiume al Teatro Verdi

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Era indubbiamente anche scaramantica la preoccupazione di Gilda Fiume alla vigilia della prima al Verdi di Salerno in Violetta in “La Traviata “ di giovedì 21 dicembre, riportata dal Corriere del Mezzogiorno:
«Sono felice di debuttare un altro ruolo che ho sempre sognato: la difficoltà non sta solo nella vocalità, ma nel riuscire a controllare le forti emozioni che suscita interpretare il personaggio – e aggiungeva – Metterò il mio carattere e la mia voce a servizio di questa musica meravigliosa e mi onora cantare di nuovo al Verdi perché, dopo avere dato voce a Norma, mi permetterà di farmi riconoscere “di casa”, non solo per nascita, dal pubblico salernitano»
E con una Traviata che ha saputo guardare al belcantismo che nel Verdi di metà secolo non poteva non persistere, il soprano sarnese è andata ben oltre il farsi riconoscere di casa, conquistando il pubblico del Teatro Mancipale di Salerno senza riserva alcuna, con l’emozione che ha solo condizionato, per un attimo, l’incedere dei passi sulla scena della cantante fin quasi a provocarne la caduta, ma poi è stato tutto un procedere verso il successo.
Trionfale il finale del primo atto e commovente “Addio del passato”. Una grande Violetta! L’allestimento curato Franco Zeffirelli per il centenario della morte di Verdi, realizzato per il teatro di Busseto che, per dimensioni, è analogo al Municipale di Salerno, ha adottato colori e luci che, se non apparisse anacronistico, definiremmo caravaggeschi.
Francesco Ivan Ciampa, a lungo collaboratore di Daniel Oren, ha padroneggiato la partitura dal podio, assecondando il talento dei protagonisti che oltre alla bravissima Fiume, hanno avuto il “giovanile ardore” di un tenore come “Antonio Poli” in un Alfredo convincente e la nobiltà di accento e di linea di canto di uno dei migliori baritoni verdiani in attività, quale è Vladimir Stoyanov , equilibrato tra il moralista ipocrita e il padre sensibile.
Apprezzabile la scelta di aprire il taglio della cabaletta di Germont “No, non udrai rimproveri” che un brano è drammaturgicamente imprescindibile.
La regia di i Pier Paolo Pacini con scene e costumi, disegnati per il grande regista toscano, da Flavio Arbetti, non ha avuto l’edizione di Busseto come modello irrinunciabile, benché il riferimento sia stato presente, infatti, gli interpreti hanno avuto modo di rendere i personaggi con una libertà espressiva di cui l’equilibrio drammatico complessivo si è avvantaggiato. Elegante tagliare la “certificazione di morte” di Grenvil con la frase, che si vorrebbe pronunciata sul calare del sipario di “E’ spenta !…” , dopo avere toccato il polso di Violetta, secondo didascalia, saggiamente disattesa.
“Miracolosi “gli interventi danzati di Zingarelle e Toreadori nello spazio ristrettissimo e da lodare anche per questa virtù che, in genere, non è richiesta ad un ballerino.
Il cast ha visto un’efficace e scenicamente ben presente Flora di Marialuisa Lattante e una Annina espressiva e molto più che un’avvilita cameriera della morente Violetta in Miriam Artiaco.
Il cast si è completato con Francesco Pittari (Gastone), Angelo Nardinocchi (II barone Douphol), Luigi Cirillo (Il marchese d’Obigny), Carlo Striuli (Il dottor Grenvil), Paolo Gloriante (Giuseppe), Massimo Rizzi (Un domestico) e Angelo Nardinocchi (Un commissionario).
Il Coro del Teatro dell’Opera di Salerno, vocalmente fresco e ritmicamente disciplinato è stato diretto da Tiziana Carlini.

 

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