Tre Voci per una sola Memoria

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Il 27 gennaio di ogni anno il Mondo viene chiamato a rinnovare l’impegno con la propria coscienza; la Giornata della Memoria non è una semplice ricorrenza, ma una promessa d’intenti poiché, per dirlo con le parole di Primo Levi, “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario perché ciò che è accaduto può ritornare”.
Non poteva essere scelta data migliore per la prima assoluta romana del concerto “Voci Sacre. Tre fedi un solo Dio” ospitato dalla IUC nell’Aula Magna dell’Università la Sapienza di Roma. Il programma prevede musiche della tradizione orale cristiana, ebraica ed islamica, musiche di origine medievale giunte fino ad oggi, sì grazie al lavoro di specialisti, ma soprattutto grazie alla memoria collettiva delle piccole comunità; particolare è la storia del canto tradizionale femminile per il giovedì santo di Ischitella (Puglia), eseguito in concerto, che ha rischiato di non sopravvivere alla storia, ma che invece è recuperato proprio grazie alla consapevolezza dell’importanza del valore della memoria delle giovani donne pugliesi. Ad interpretare questo ed i numerosi altri canti sono state Patrizia Bovi, Francoise Atlan e Fadia Tom El-Hage accompagnate da Francesco Savoretti alle percussione e da Peppe Frana all’oud e al liuto. Il programma è stato eseguito limitando al minimo le interruzioni tra i brani (difficile trattenere il pubblico entusiasta da applausi spontanei per la bellezza ed intensità del concerto!) al fine di mostrare come dalla Spagna alla Siria, dall’ebraismo all’islamismo i temi spirituali e le melodie siano specchio di similitudine e non di diversità e per sottolineare ancor di più questo aspetto le tre cantanti si sono esibite non solo nel proprio repertorio, ma anche in quello delle altre, in dialogo ed all’unisono come nel “Kyrie eleyson” maronita in lingua araba che maggiormente ha colpito gli spettatori e che è stato ripetuto anche come bis.
Ideato da Patrizia Bovi, fondatrice dell’ensemble Micrologus, questo progetto nasce nel 2014 su invito di Bart Demuyt, direttore dell’Augustinus Muziekcentrum di Anversa, a conclusione di due mostre dedicate rispettivamente alle religioni del Libro e ai luoghi di pellegrinaggio.
Sempre di Demyut è la richiesta di un’esecuzione esclusivamente al femminile, scelta sembrata inizialmente difficile da realizzare poiché in tutte e tre le religioni monoteiste la donna è esclusa dalla funzione religiosa, ricopre però un ruolo estremamente importante all’interno della comunità: essa è sorella, madre, sposa e soprattutto simbolo di pietas.
Alla luce di ciò è risultato invece la scelta di
voci femminili per consegnare al pubblico un messaggio ecumenico di comunione, dialogo e memoria, poiché come le tre religioni monoteiste sono tutte figlie di Abramo, noi tutti al di là di credo religioso, nazionalità, orientamento sessuale, con disabilità o cosiddetti normodotati siamo tutti Esseri Umani.

Emma Amarilli Ascoli

Foto di Emanuele Ferrigno

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