Steven Isserlis per il TCBO

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Steven Isserlis celebre violoncellista del nostro tempo giovedì 17 maggio 2018 ha debuttato con successo nella Stagione Sinfonica del Teatro Comunale di Bologna proponendo un capolavoro nel repertorio del suo strumento. Al Teatro Auditorium Manzoni il solista, assieme all’Orchestra diretta per la prima volta dal giovane Maestro russo Stanislav Kochanovsky ha eseguito il Concerto per violoncello in Mi minore op. 85, di Edward Elgar. Paradossalmente questa creazione annoverata tra le più belle pagine strumentali, composta all’indomani della prima guerra mondiale, non ebbe alla “prima” grossi consensi e deve la notorietà alla mitica registrazione di Jacqueline du Pré negli anni ’60. Nel Concerto il solista è protagonista della partitura caratterizzata da una struttura formale semplice dall’ampio flusso melodico, in cui continui innesti tra episodi, contrasti e richiami fra elementi ricorrenti, danno vita ad un lavoro dal tono crepuscolare che rivela l’originalità armonica con un’orchestrazione trasparente. I quattro movimenti sono raggruppati in due coppie:il primo (Adagio-Moderato) e il secondo (Lento-Allegro molto) collegati tra loro senza alcuna cesura, così come il terzo (Adagio) e il quarto (Allegro-Moderato-Allegro, ma non troppo). Sin dall’Adagio in forma ternaria, emerge il carattere elegiaco con un recitativo del violoncello, che ritroveremo durante tutto il Concerto. Nell’introduzione una dolente linea discendente conduce ad una cadenza che si collega direttamente al momento successivo in cui le viole, da sole, introducono il tema principale, poi ripreso dal solista e quindi ampiamente sviluppato da tutta l’orchestra. Dopo una breve transizione, compare un tema lirico più animato che subisce una metamorfosi e gradualmente trasformato nel tema principale, in minore, ripristina l’atmosfera iniziale, concludendo con una rarefazione progressiva in cui il solista è privo di accompagnamento. Gli accordi del recitativo, pizzicati riemergono all’inizio del secondo movimento alternati con un tema irrequieto che dopo si caratterizza come un moto perpetuo dalla venatura malinconica. Un’ampia arcata melodica del violoncello domina l’Adagio, accompagnata dagli archi e dai legni, all’inizio frammezzata da pause che concludendosi prepara l’attacco dell’ultimo movimento molto articolato. Ora il violoncello intona un recitativo appassionato, seguito da una rapida cadenza, e poi dall’attacco di un rondò con la parte solistica sempre più animata. Ma sul finire il tempo gradualmente rallenta e riaffiora il motivo appassionato del terzo movimento. Il tempo rallenta ulteriormente e ritorna l’accorato recitativo del primo Adagio, che innesca la solenne conclusione.
Steven Isserlis penetra nelle profondità del linguaggio di Elgar, accompagnato dall’orchestra attenta ad ogni fluttuazione di tempo, di slittamenti tonali e colori trasmettendo, col suo suono espressivo un’intensità toccante. Un’interpretazione bilanciata tra padronanza assoluta dello strumento e introspezione carica di pathos, che sublima la partitura in una performance stupenda. Dal loro canto direttore e orchestra assecondano il fraseggio e gli slanci del solista, la potenza del percorso emozionale descritto in maniera così evocativa dal violoncello, con suoni nitidi e dinamiche appropriate. Pubblico plaudente e Steven Isserlis attingendo dal suo vastissimo repertorio propone tre petite bis tra cui spiccano per originalità Chonguri di Tsintsadze e Dance di Kabalevsky.
Seconda parte della serata con Die Seejungfrau (“La sirenetta”), fantasia in tre tempi per orchestra di Alexander Zemlinsky, ispirata alla celeberrima favola di Hans Christian Andersen, nella quale si racconta del sogno di una sirena-bambina di diventare umana per amore di un principe indifferente e che si trasforma da creatura fatata in donna priva di voce. Questa pagina al suo debutto nel 1905 non ebbe successo, creduta perduta e poi ritrovata fu pubblicata postuma nel 1984, diventando tardivamente un’opera tra le più famose del compositore austriaco.
Organizzata tipicamente secondo lo stile del sinfonismo austro-tedesco tardo-romantico, nella prima parte (Sehr mäßig bewegt- Molto moderato, mosso) la musica esprime i sogni e le speranze della sirenetta, il naufragio del giovane principe e il suo salvataggio; nella seconda (Sehr bewegt, rauschend – Molto mosso, fremente) ascoltiamo i sentimenti della ninfa trasformata in donna. I ritmi di danza ripetuti sempre più rapidi esprimono la sua vertigine nella reggia animata, fino al lungo epilogo. All’arrivo della sposa del principe la sirenetta è confusa e l’eco interiore dei ritmi frenetici si disperde in frammenti. Un tema dei violini con sordina avvia la fine triste del racconto (Sehr gedehnt, mit schmerzvollem Ausdruck. Lebhaft – Molto strascicato, con espressione dolorosa. Vivace). Contrappuntisticamente si sovrappongono i suoni della festa di nozze, i ricordi della felicità perduta e temi incrociati, rapide modulazioni conducono al fragoroso culmine del crescendo che si smorza in una melodia di stupore, ripetuta dal clarinetto, dal clarinetto basso, dal corno inglese e dal violino solista. Il sacrificio si compie, lo spirito della sirenetta si dissolve nel mare assieme alle melodie che hanno accompagnato il suo esistere. Una partitura che meriterebbe di essere ascoltata più spesso per coglierne la dolce bellezza tessuta in una trama dinamico/timbrica cangiante. Bravo Stanislav Kochanovsky a sottolineare, con una direzione accorta alle sfumature, i colori orchestrali e a esaltare i momenti di lirismo con stacco dei tempi adatto alla cantabilità della scrittura. Menzione speciale alla sezione degli archi per la resa delle tinte sonore, ma abbiamo apprezzato anche le sonorità vigorose degli ottoni e la morbidezza dei legni.
Il concerto è stato registrato e trasmesso in differita da Radio3.

Francesco D’Agostino

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