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reghiera ed il gesto ispirato dal sacro sono una sponda oltre la materialità, un incrocio del corpo con l’anima ed il suo sentire che si può ritrovare nel percorso espositivo I sentieri del sacro. Gesti e rituali di fede nella fotografia contemporanea – curato da Micol Forti e Alessandra Mauro – nella mostra in corso al Tempio di Pomona di Salerno, dal 13 settembre al 12 ottobre 2025.
La prima uscita al 46°Meeting per l’amicizia tra i popoli di Rimini, in partenariato con la Fondazione Teatro Garibaldi di Modica, è stata un grande successo, ora grazie all’Associazione culturale Tempi Moderni in collaborazione con la Fondazione della Comunità Salernitana Ets e Opera Salerno la mostra è visitabile nella sala adiacente al Duomo, messa a disposizione dalla Curia nella persona di S.E. Arcivescovo Andrea Bellandi che ha molto sostenuto l’iniziativa.
Una cinquantina di scatti in bianco e nero, permeati da quel fermento del secondo ‘900 di ricerca nel campo demo-etno-antropologico, capace di influenzare anche le arti e la fotografia. Gianni Berengo Gardin e Sebastiao Salgado entrambi scomparsi nel 2025, Mario Giacomelli con una sua fotografia, tratta dalla serie “Lourdes” 1957-58, in copertina al piccolo catalogo di mostra e non solo, il video-saggio di Harun Farocki dal titolo Trasmission (1992) variegato cammino attraverso luoghi sacri e memoriali sparsi nel mondo, questi i protagonisti della mostra insieme a Ferdinando Scianna, Antonio Biasiucci, Giorgia Fiorio, Mimmo Jodice e Markéta Luskačová.
Si susseguono, in questo polifonico racconto, volti anonimi, in cammino personale o collettivo, sui sentieri del sacro, schiere di visitatori-viaggiatori-gente comune che perpetuano ritualità e devozioni antiche e che cercando di dare senso alla realtà fenomenica; sono scatti di assoluta potenza ed essenzialità, che consegnano all’osservatore il senso che questi vorrà dargli, seconda la propria sensibilità, di certo grandi emozioni, in un’inusuale occasione di riflessione.
Siamo di fronte ad immagini che diventano dichiarazione di fede riguardo a una profonda unità universale in cui è sempre il corpo umano, con il suo linguaggio non-verbale, a porsi quale fulcro o collegamento con il creato, saranno quindi pellegrinaggi ai santuari, processione di paese, impronte di mani o piedi lasciate all’ingresso di un santuario o sulle pareti di un tempio, il toccare l’icona o la reliquia, supplicare o baciarla, inginocchiarsi, meditare, distendersi sulla terra nuda, bagnarsi nella sorgente, a diventare gesti o comportamenti che siglano il profondo legame tra spiritualità e corpo. Mentre ogni scatto, travalicando la desacralizzazione o il soggettivismo imperante, restituisce significato al corpo stesso ed alla natura, in un abbandono misterioso ed emozionale.
Ci si immerge nei riti pasquali e nelle processioni in Sicilia con le fotografie del ligure Gianni Berengo Gardin – una «penna da reporter» come amava definirsi – tratte dai reportage di fine anni ’80 e primi anni del ventunesimo secolo, espressione di una compenetrazione, lontana dal puro folclore, tra festa religiosa, tradizione e vita quotidiana, che siano corpi allineati e stretti sotto il peso delle statue portate in processione oppure volti contemplativi dalla forte carica espressiva. Gli fa eco Ferdinando Scianna di Bagheria, classe ’43, con i suoi scatti tratti da una pubblicazione del 1963, testimone anch’egli di una religiosità popolare e contadina, carnale e misteriosa, dove la fede diventa metafora di una più laica e liberatoria esplosione dell’inconscio collettivo.
E ancora il Sud con Antonio Biasucci e Mimmo Jodice che puntano il proprio obiettivo sulle tradizioni campane, il primo con gli scatti tratti delle serie “Pani” e “Ex-Voto” del 2007, fortemente evocativi, in cui oggetti semplici come il pane, impasto originario e primordiale, o le offerte votive raccolte nella cappella di san Giuseppe Moscati a Napoli per grazia ricevuta, sfidano lo sguardo dell’osservatore spingendolo, oltre la ripetitività, al dettaglio che chiama a fatti di ‘fede’ accaduti, un accarezzare quasi il miracolo. L’altro racconta, invece, dei suoi anni ’70 con foto tratte dalla serie Chi è devoto – una ricognizione sulla “religiosità” e feste popolari in Campania condotta con il musicologo Roberto de Simone – dove Napoli rivela un suo fondo arcaico, sopravvissuto nei secoli, che riaffiora nei riti ‘religiosi’ ed il sacro è “fonte esperienziale” della religione.
Culture pervase da visioni mistiche e da una mentalità magica e miracolistica, ed ecco i gesti di mani e piedi ancorati alla pietra ripresi nel video-saggio Trasmission di Harun Farocki nei monumenti sparsi in tutto il mondo, diventati mete di pellegrini e turisti, alcuni esempi il Vietnam Memorial di Washington, un muro di granito nero con inciso i 58.249 nomi di americani caduti nella guerra del Vietnam, o il piede della statua dell’Apostolo in San Pietro e la Bocca della Verità a Roma. Gesti e luoghi per comprendere, ricordare, purificarsi attraverso ‘evidenze materiali’ che diventano oggetto di culto.
La dimensione mistica e religiosa che trascina e accomuna gli uomini è la cifra della torinese Giorgia Fiorio nel suo progetto Il dono (200-2009), una raccolta di cento scatti in oltre trenta Paesi nel mondo, al di là della singola cultura o del credo professato.
Un pellegrinaggio pasquale dei samaritani sul Monte Garuizim in Palestina e un pellegrinaggio Vudù alla cascata di Aguas Blancas ad Haiti, solo alcune delle foto esposte, che raccontano di una ritualità sospesa e di una dimensione mistica, a tratti metafisica. Ancorate alla terra e alla natura, in un sistema di credenze che ha resistito per millenni, le fotografie dei pellegrini dei villaggi slovacchi della praghese Markèta Luskačovà, tratte dalla serie Pellegrinaggi (1964-1971), un racconto della vita e delle usanze della gente di campagna con cui la fotografa aveva stretto amicizia durante i pellegrinaggi nella parte più orientale del suo paese, la Slovacchia, una terra dove la tradizione rurale aveva resistito all’industrializzazione. Infine le foto del brasiliano Salgado Sebastiao e del marchigiano Mario Giacomelli, nomi anch’essi di fama internazionale, testimoniano di un cammino di pellegrini o l’abbandonarsi al creato, e tristezza, silenzio e solennità esprimono una devozione, preziosa come documento, un racconto poetico che attesta il carattere dell’uomo e la sua perenne ricerca di senso. Il percorso espositivo tocca così nell’intimo il visitatore, le “mappe del sacro” dichiarano il radicamento di una “sacralità trasmessa” dove il corpo, i sensi e le emozioni si fondono, in un misterioso incontro tra il mondo di qua ed un altrove spazio-temporale, a rinsaldo provocatorio tra spirito e realtà fisica.
Ingresso gratuito Lunedì chiusura / Orari di apertura al pubblico : da martedì a domenica dalle 10,30 alle 13,30 – dalle 17,30 alle 20,30
Marisa Paladino