La mostra “Picasso. Il linguaggio delle idee” alla Basilica della Pietrasanta

0

Il 28 settembre 2025, nella basilica “Santa Maria alla Pietrasanta di Napoli – Lapis Museum” di Napoli, ha chiuso i battenti la mostra “Picasso. Il linguaggio delle idee”, a cura di Joan Abellò e Stefano Oliviero. Prodotta da Navigare srl, in collaborazione con Lapis Museum, la mostra è patrocinata da Regione Campania, Città di Napoli, Consolato di Spagna a Napoli, Instituto Cervantes Napoli e CIU Unionquadri. L’esposizione è suddivisa in otto sezioni: Picasso, Arlecchino e i saltimbanchi, Le Tricorne, Le incisioni, Le ceramiche, Paloma, Manifesti, L’Amico vagabondo divertente e Le fotografie. 107 le opere, prese in prestito da collezioni private, tra ceramiche, incisioni, manifesti e fotografie frutto e testimonianza del talento multiforme del genio andaluso.

Joan Abellò

“È una mostra polivalente che ruota su due grandi assi – spiega il curatore spagnolo – Il primo basato sulla tipologia artistica che Pablo Picasso ha utilizzato nella sua lunga vita con lavori su carta, su ceramica e con le incisioni. Il secondo racconta i rapporti di amicizia che ha avuto con diversi artisti, come Angel Fernandez de Soto, del quale è esposta un’opera interessantissima, e i gli amici fotografi dell’ultimo periodo della sua vita, come Edward Quinn e Andrè Villers, che l’hanno accompagnato in diversi posti in Costa azzurra in Francia, dove Picasso ha realizzato alcune grandi opere prima di morire nell’aprile del 1973”.

Un ritratto del grande artista

La mostra

L’esposizione consente di spaziare sul talento e sulla lunga vita del celebre pittore, scultore e incisore nato a Malaga, morto nel 1973 a 92 anni.

Tante le influenze, le amicizie, le collaborazioni di Picasso che influenzarono il suo stile, con i suoi temi ricorrenti e i simbolismi, la sua capacità di sperimentare innovando profondamente l’arte a venire. Con la mostra idealmente Picasso torna a Napoli, città nella quale soggiornò nel 1917, in occasione della messa in scena di “Parade dei Balletti russi” per i quali disegnò costumi e allestimento. L’artista era affascinato dalla commedia dell’arte e dalle maschere, come Pulcinella, che divenne un’opera dei Balletti russi, che portarono in scena anche “Le Tricorne” (1920) con le musiche di Manuel de Falla. Anche per questo celebre balletto Picasso realizzò i costumi per i personaggi del folklore andaluso. Picasso si innamorò di Napoli e di Pompei, dei suoi Misteri, Napoli descritta dall’amico Cocteau come una città metà spagnola e metà orientale, una “Montmartre araba” che mescolava l’antichità greca e romana con un disordine enorme. Nessuna città poteva piacergli di più, affermava il celebre poeta e scrittore francese, così come capitò a  Picasso che di Napoli amava la luce, le strade, la vita, girando per antiquari insieme a Stravinskij per acquistare gouaches con danzatrici e suonatori di tammorre.

In mostra si ammirano 33 stampe di disegni. Vi è anche uno spazio dedicato alla figura di Arlecchino e ai saltimbanchi, amati da Picasso che, nel suo “Periodo blu”, li rappresenta nella loro delicatezza e vena malinconica. Colpiscono anche i 2 after work: l’acquaforte e acquatinta “Deux saltimbanques avec un chien”, 1905, e la collotipia a colori “Arlequin et sa compagne”, 1901.

Incanta la sezione dedicata alla ceramica. Sempre innovatore, Picasso diede grande rilievo a questa forma d’arte plasmando nel suo stile incantevoli oggetti.

Dieci gli esemplari in esposizione, realizzati negli anni ’50 a Vallauris, in Francia. Di quello stesso periodo sono anche le fotografie, con 15 scatti a testimonianza dell’amicizia e della stima che legò l’artista ai fotografi Edward Quinn e a André Villers che ritraevano Picasso all’opera nel suo studio e in momenti di vita privata, come in compagnia della famiglia, nella villa “La Californie” a Cannes, con la famosa capra Esmeralda, e a Vallauris. Originale, ironica, spicca la fotografia di Villers con Picasso che posa stile Braccio di ferro (1957).

Esposti dieci manifesti, non convenzionali nelle immagini e nel testo, realizzati da Picasso per le sue mostre degli anni ’60, e dieci acquetinte della serie “Sable mouvante”.

Un solo dipinto ad olio campeggia nella mostra: l’inedito “Paesaggio lussureggiante” (1930), recente ritrovamento attribuito a Àngel Fernández de Soto, amico di Picasso che, nel 1903, lo ritrasse nel dipinto “Il bevitore d’assenzio”.

Una mostra preziosa che restituisce meraviglie dell’opera di Picasso, senza dubbio una delle più celebri, e anche discusse, figure dell’arte contemporanea. Un artista che ha saputo raccontare, come nessun altro, la brutalità della guerra, la sensualità della vita, sempre con l’irrequietezza e lo sguardo di un genio.

Stampa
Share.

About Author

Comments are closed.