La storia
Londra, epoca vittoriana. La cantante lirica Alice Alquist è uccisa nella sua abitazione, davanti a sua nipote Paula (Ingrid Bergman) che non riesce a vedere il volto dell’assassino. La polizia chiude le indagini rapidamente, senza trovare il colpevole.
Paula, sconvolta, va in Italia per studiare canto.

Locandina del film
Dopo dieci anni, la donna conosce e si innamora di Gregory Anton (Charles Boyer). I due si sposano e tornano a Londra, andando a vivere nell’abitazione della zia, dove al loro servizio c’è la cameriera Nancy (Angela Lansbury).
Dopo il loro trasferimento, Paula è terrorizzata da inquietanti fenomeni, come il rumore di passi nella soffitta, che sente ogni notte, e l’affievolirsi dell’illuminazione a gas della sua stanza ed è, inoltre, assillata dal comportamento severo del marito, iniziando così a dubitare della sua sanità mentale.
Grazie anche all’aiuto dell’ispettore Cameron di Scotland Yard (Joseph Cotten), Paula scopre che il responsabile degli strani accadimenti è il marito, in realtà Sergio Bauer, che dieci anni prima ha ucciso Alice per cercare di rubarle, invano, i suoi gioielli.
Bauer ha circuito Paula e mira a farla impazzire, per poi recuperare in qualche modo i preziosi, ancora nascosti da qualche parte nell’abitazione.

Una scena del film
Il commento
George Cukor realizza con “Angoscia” (Gaslight, USA, 1944) l’adattamento del dramma teatrale Gaslight (1938) opera dell’autore britannico Patrick Hamilton, avvalendosi della sceneggiatura di John Van Druten, Walter Reisch e John L. Balderston.
Il film è pieno di suspense e ambiguità (il dubbio, il doppio, l’equivoco come misure dell’esistenza), un gioco tra realtà e immaginazione, tra luce e tenebre, tra verità e menzogna ma è, soprattutto, un acuto studio sulla patologia di alcuni rapporti di coppia.
Il regista conduce il pubblico nell’abisso di un orrore quotidiano, in un crescendo di oscurità che sembra condurre alla follia la protagonista Paula, fino al trionfo della verità.
La storia si svolge quasi tutta nel chiuso di un appartamento ed è resa ossessiva dalla serie di intensi primi piani degli straordinari interpreti, dalla incredibile mobilità della macchina da presa in un ambiente opprimente e claustrofobico, reso tale da un arredamento saturo di ogni genere di oggetti (Oscar per la scenografia a Cedric Williams, con la collaborazione di William Ferrari) e dalla straordinaria fotografia in bianco e nero di Joseph Ruttenberg.
Un thriller teso ed avvincente, un intenso dramma immerso in un’atmosfera gotica tipicamente inglese, alla cui costruzione contribuiscono, inoltre, le musiche ossessive di Bronislau Kaper, che rielabora in modo originale Chopin, Donizetti, Tosti.
Gli attori
Memorabili le interpretazioni di Ingrid Bergman (Oscar come migliore attrice protagonista) e di Charles Boyer.
Bergman, l’unica grande attrice europea perfettamente integrata nello star system hollywoodiano, è straordinaria nel ruolo di una donna che attraversa i labirinti più dolorosi e oscuri della psiche, vittima dei tormenti imposti da un marito criminale.
Charles Boyer dipinge con straordinaria naturalezza un personaggio sinistro, del tutto indifferente alla sofferenza umana.
Da ricordare anche Joseph Cotten, perfetto nei panni dell’ispettore Cameron, ed una giovanissima Angela Lansbury, al suo esordio cinematografico.
Il regista
George Cukor è stato regista di opere eleganti, raffinate, spesso di chiara impronta teatrale, coniugando sempre in perfetto equilibrio commedia e dramma
Sempre eccellente direttore della recitazione, è uno dei più grandi registi di film “al femminile”.
Acuto osservatore delle vicende umane, Cukor, analizza sempre il contrasto tra essere ed apparire con la fermezza lieve del suo stile.
Troppo spesso sottovalutato, vittima del pregiudizio di “fare teatro filmato” e di essere un obbediente servitore dello studio-system, George Cukor è uno dei più grandi registi della storia del cinema tra gli anni ’30 e ’60.
Il “gaslighting”
Dal titolo originale del film Gaslight, che si riferisce all’affievolirsi dell’illuminazione a gas nella stanza della protagonista, è derivato il termine gaslighting, entrato a tutti gli effetti nella terminologia clinica, per indicare quella “Forma di manipolazione psicologica…che consiste nell’indurre una o più persone a mettere in dubbio perfino la validità dei propri pensieri e della propria percezione della realtà, con conseguente perdita di autostima e di stabilità mentale”.
Il film “Angoscia” è da (ri)scoprire, al di là del suo valore come opera cinematografica, proprio perché mostra al pubblico – di qualunque genere – come la violenza psicologica e verbale non sia meno grave rispetto a quella fisica, anzi, in molti casi, sia molto più sottile e subdola.
Un film che illustra perfettamente come, sullo sfondo di un’ordinaria quotidianità e dietro un’apparente rispettabilità, comportamenti negativi e criminali nella coppia possono insinuarsi e manifestarsi con sottile violenza.