La difficile arte della semplicità: Maria Grazia Schiavo

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Un’artista generosa ed empatica, una donna infaticabile, capace di essere madre e moglie tra una cabaletta e un recitativo e di condividere l’abbraccio del suo pubblico con gli allievi da cui ama farsi seguire nei teatri di tutto il mondo.
È il ritratto di Maria Grazia Schiavo, soprano belcantista e virtuosa dal talento cristallino, che, ancora percepibile l’eco dei trionfi al San Carlo con Il ratto dal serraglio, troviamo condurre una masterclass sul belcanto nel Grande Hotel Telese, per l’Associazione Enrico Caruso.
Con un sorriso luminoso, Maria Grazia Schiavo entra nel salone delle feste dell’elegante struttura alberghiera telesina e con discrezione prende posto accanto al maestro Concetta Varricchio, accompagnatrice pianista e molto altro, alla quale il grande soprano si offre a voltare le pagine degli spartiti del saggio finale, le cui cifre distintive sembrano essere semplicità e impegno.
“Il belcanto e le colorature” è il titolo della masteclass organizzata dall’associazione presieduta dal maestro Francesco Fusco, alla quale hanno partecipato 15 allievi distribuiti nei diversi registri vocali.
Recensire puntualmente un allievo, per quanto di corso avanzato o di perfezionamento, non è in generale di buon gusto, ma non riferire di alcune eccellenze quali i soprani Francesca Pia Vitale, pirotecnica nell’interpretazione di “Regnava nel silenzio” da Lucia di Lammermoor di Donizetti e Marilena Ruta, intensa oltre che agile in “Ah, non credea mirarti” da La Sonnambula di Bellini, sarebbe fare torto a due talenti emergenti curati da una didatta straordinaria.
Partecipanti da tutte le nazioni come Liu Yongxin, Jingyng Qiang, Yujie Guo dall’Oriente e le voci “nostrane” di Alessandro Caro, Paola Pelella, Hera Guglielmo, Maria Rauso, Anna Salsano, Roberta Diaspro, Silvia D’Errico, Roberto Gaudino e Loredana Memoli.
Alla fine, un bis inaspettato, con il “Duetto dei gatti” di Rossini, riadattato per quattro voci dispari e interpretato spiritosamente da Alessandro Caro, Marilena Ruta, Hera Guglielmo e Francesca Pia Vitale, con tanto di mimica di fusa e graffi, e chissà che in questa scelta non abbia inconsciamente influito la memoria del primo trionfo di Maria Grazia Schiavo con “La gatta Cenerentola”, ma da allora di strada ne ha percorsa il soprano napoletano, vanto di una scuola che non smetterà di regalarci soddisfazioni.

Mariapaola Meo

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