… e non dimentichiamo “Il profumo delle rose”

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Ma insomma, che uomini siamo mai? Attratti dal profumo, a volte perso, delle rose selvatiche oppure monadi private della solidarietà sociale? Sono le facce di una stessa medaglia che Chiara Giribaldi ha messo in scena nel suo monologo-spettacolo, per l’appunto “Il profumo delle rose” al Teatro Genovesi il 4 febbraio 2018, regia di Gino Brusco.
Il primo della rassegna teatrale Teatro XS Città di Salerno, giunta oramai alla sua decima edizione, alla quale la Compagnia de “I Cattivi di Cuore” di Imperia partecipa di diritto, avendo vinto tre delle precedenti edizioni.
Tutto parte da Roseto, il nome è italiano ma la cittadina è in America, precisamente Pennsylvania, fondata da emigranti italiani che dettero a questa terra il nome del proprio paese di origine. Undici uomini che nel 1882 abbandonarono la povertà di Roseto Valfortore, in provincia di Foggia, ed il profumo delle rose selvatiche, attratti dal grande ‘sogno americano’. Furono i pionieri di una comunità in cui le cave di ardesia divennero la principale industria locale e riuscirono a restare  negli anni a venire sempre un paese solidale e coesa. Negli anni ’50 del ‘900 il fatto che nessuno moriva di attacchi di cuore né mostrava segni di malattie cardiache incuriosì molto due studiosi, il dottor Stewart Wolf ed il sociologo John G. Bruhn, che analizzarono il fenomeno, giungendo a risultati che non fu facile fare accettare dalla comunità medica e scientifica.
Qual’era il segreto dell’Effetto Roseto?
Il monologo lo rivelerà soltanto alla fine, ma la curiosa storia di questa comunità è per Chiara Giribaldi, autrice anche del testo teatrale, occasione per puntare i riflettori sulla nostra società con i suoi riti collettivi, dove ogni spettatore è coinvolto ed attore di questo sogno/incubo, vissuto giorno per giorno, ad occhi aperti, in cui l’automazione è sempre più spinta e l’individuo globalizzato è sempre più solo e precario. Con una recitazione dai toni appropriati, alternando lo slow di un vivere la pienezza delle interazioni umane nell’amarcord degli abitanti di Roseto ed il fast a tratti robottizzato di una realtà sempre più ‘virtuale’, Chiara Giribaldi mostra padronanza di scena e versatilità interpretativa. L’allestimento scenico è minimale, lei è molto accattivante con il suo pendant tra racconto antico, fatto di legami familiari forti, in un tessuto intergenerazionale e interdipendente, e la narrazione dei ‘disagi del post-moderno’, per dirla con Zygmunt Bauman. Grazie alla sua capacità di leggerezza evocativa, sia di testo che di rutilante affabulazione, il pubblico ha sorriso della dimensione “bulimica” che tutti ci avvolge ma anche riflettuto sulla miriade di contraddizioni che la precarietà sta generando in ogni campo del vivere. C’è un po’ di tutto in questo giro di palcoscenico. Roseto in Pennsylvania resta ammiccante, una sorta di mondo antico mandato in frantumi dal quale occorrerebbe recuperare quanto basta per restare umani, dirompente invece è l’incalzare della contemporaneità, con le sue dipendenze dai social network ed un passato prossimo di robot giapponesi, come Goldrake, che hanno fatto entrare nell’immaginario collettivo lame rotanti e alabarde spaziali. Intanto, tra un’illuminante citazione di Einstein, il martellamento di Facebook ed il cinguettio di Twitter, in una degustazione narrativa non sempre originale ed a tratti anche un poco scontata, si ha la sensazione che la Compagnia de “I Cattivi di cuore” di Imperia, già vincitrice di tre edizioni del Festival Teatro XS con gli spettacoli “From Medea”, “Le Serve” e “Twentyone” rispettivamente quarta, quinta e ottava edizione, con la generosa prova in campo di Chiara Giribaldi abbia voluto tentare il poker puntando sul divertimento, e non solo. Il pubblico salernitano non ha fatto mancare i suoi calorosi applausi, del verdetto finale si saprà soltanto a maggio.

Marisa Paladino

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