Madrigalisti Anonimi: Polifonia 2.0

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Giovani musicisti e aspiranti tali che si uniscano a formare un gruppo, una band, è iniziativa lodevole anche se piuttosto comune, merita tuttavia di essere raccontata quando i giovani in questione, allievi del liceo musicale “Carlo Montanari” di Verona decidono di costituirsi in complesso madrigalistico a otto voci e quattro parti reali.
Davide Lovato, Andrea Bertolini, Jacopo Ramaro, Matteo Zanetti Luca Montresor, Riccardo Ottaviani, Federico Benatti, Emanuel Mgushi, questi i loro nomi, provengono da formazioni musicali e strumentali diverse (flauto, chitarra, violoncello, percussioni) ma hanno maturato nel tempo il desiderio di fare musica d’insieme sfruttando le potenzialità di cui solo la voce è possesso. Pur non disdegnando la tecnologia, questi ragazzi hanno scelto di esprimersi e comunicare attraverso il linguaggio meno convenzionale del mottetto e del madrigale che, a ben pensarci, rappresentavano nel Rinascimento un fitto dialogo tra voci affidato ad una community ante litteram, il complesso vocale, un social dalle severe regole, che argomentava su tematiche diverse, dalla religione all’amore, non solo platonico.
Il repertorio cui i “Madrigalisti anonimi”, come ironicamente si sono ribattezzati, si dedicano dall’ottobre dello scorso anno sotto la guida e la direzione del maestro Gianpaolo Dal Dosso, docente di Canto e Laboratorio di Musica Corale del medesimo istituto, spazia appunto dalla musica rinascimentale sacra e profana, passando per alcuni brani settecenteschi, fino ad arrivare, in omaggio alle origini albanesi di uno dei componenti, ad alcune canzoni del folclore balcanico riarrangiate a più parti dallo stesso Maestro nonché concertatore.
«Sono giovani, dinamici, aperti mentalmente a nuove sfide, non legati a preconcetti e pregiudizi tipici dei cori attivi da decenni. Inoltre, dopo anni di esperienza con gruppi misti, mi interessava dedicarmi alla vocalità maschile, sia per il lavoro squisitamente tecnico sulle voci, sia per la possibilità di scrivere e adattare i brani per loro<» spiega Dal Dosso.
Primo banco di prova è stato il concerto del 25 maggio dal titolo “Perché fuggi, anima mia” tenutosi nel cortile del Collegio Universitario Pontenavi, che li ha visti cimentarsi con un programma teso a prediligere la produzione musicale dell’area veneta e diviso in due parti, la prima dedicata alla musica sacra, la seconda a quella profana.
A separarle l’intervento del chitarrista Giovanni Cenci con la “Sonata in Fa “di J. B. Hagen e “Preludio, fuga e allegro” di J.S.Bach.
Ad aprire la serata il “Cantate Domino” di Hans Leo Hassler, musicista tedesco attivo nella seconda metà del ‘500 e i primi anni del ‘600, formatosi a Venezia alla scuola di Andrea Gabrieli. A seguire “Qui manducat meam carnem” di Claudio Merulo, l’autore di intensa ispirazione eucaristica è anch’egli legato ad Andrea Gabrieli con il quale collaborerà e si esibirà come organista.
Un salto di secoli ci conduce al brano in prima esecuzione assoluta “Ave Maria”, di Gianpaolo Dal Dosso, musicista veneto oggi 50enne.
Giovanni Pierluigi da Palestrina, di cui è stato eseguito “Jesu, Rex admirabilis”, è il Maestro della polifonia cattolica e dal suo contrappunto, e non viceversa, prendono forma le regole dello stile severo post tridentino, regole che diverranno vero e proprio dogma.
Di Scuola veneziana anche Giovanni Matteo Asola, maestro di cappella della cattedrale di Verona, la cui produzione fu prevalentemente sacra, autore del quarto brano proposto “Gustate et videte”.
Tra i non molti talenti inglesi e di grande maestria è Thomas Tallis, il maggiore autore del rinascimento britannico, dalla sua produzione è stato scelto “If ye love me”. Dopo la parentesi strumentale di cui sopra il programma vocale è ripreso incentrandosi sul repertorio profano, a cominciare da “Nell’apparir del sempiterno sole” di Francisco Soto de Langa, ispirato alla natura così come il successivo brano il celebre “El grillo” di Josquin Desprez.
Il brano invece che ha dato titolo al concerto è di Paolo Bellasio, che fu maestro di musica dell’Accademia filarmonica di Verona e per i meriti anche musicali acquisiti presso la curia romana fu nominato Cavaliere della milizia aurata e dello speron d’oro.
A concludere “Ad una fresca riva” di Luca Marenzio, ancora un veronese, denominato principe dei madrigalisti e “Il più dolce cigno d’Italia”. La sua opera incarna il perfezionamento dello stile madrigalistico giunto alla sua maggiore elevazione polifonica. Il bis offerto al pubblico a suggello di un gradito ascolto è stato”Difficile lectu” canone umoristico su argomento scatologico di W. A. Mozart.

Mariapaola Meo

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