Bella Figura, al Teatro Verdi di Salerno la drammaturgia di Yasmine Reza

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Una serata di stuzzicante infedeltà coniugale? Una gioiosa festa di compleanno di una anziana simpatica signora? La penna, però, è quella di Yasmine Reza, scrittrice e drammaturga francese, e la pièce subito mostra un’anima diversa.
E’ un affondo nell’anima di personaggi che combattono contro l’ansia e la solitudine, temendo costantemente l’insignificanza della vita.

Bella figura
nella traduzione di Monica Capuani è andata in scena al Teatro Verdi di Salerno, giovedì 8 novembre 2018 per la regia di Roberto Andò, scrittore e regista tra i più apprezzati del nostro panorama artistico. Un’automobile gialla al centro scena, due amanti che discutono nel parcheggio di un ristorante, Andrea è una madre single che si occupa di preparati galenici in farmacia (Anna Foglietta) e Boris è proprietario di una vetreria (David Sebasti). Sono insieme da quattro anni, ma basta un riferimento alla moglie di lui e il clima tra i due si guasta, la serata prende una piega inattesa. Andrea medita una vendetta, l’incontro casuale con Francoise (Anna Ferzetti), amica della moglie di Boris, il marito Eric (Paolo Calabresi) e l’anziana madre di lui (Simona Marchini) al seguito, diventerà lo spunto per una serata che i cinque vivranno forzatamente, assistendo al reciproco rivelarsi dei propri malesseri. Yvonne è una presenza ingombrante per la coppia, ma anche di svanita leggerezza, capace di soffiare una brezza leggera nella latente drammaticità che pervade lo spettacolo. L’insoddisfazione verso la vita è infatti il filo rosso che accomuna tutti i personaggi. Tra i due amanti va in scena un corpo a corpo emotivo, lei vorrebbe esistere di più ai suoi occhi, lo stuzzica e tenta di ingelosirlo, lui distratto ed evasivo è molto preoccupato per il fallimento della sua azienda. L’altra coppia vive distanze e affanni differenti, l’uomo stretto nel soffocante menage à trois pensa solo al lavoro, cercando affannosamente di soddisfare i desideri della madre e di Francoise, donna rigida e poco passionale. E’ un gioco di specchi che rifrangono le rispettive solitudini. Andrea intanto ingurgita ansiolitici e Yvonne, che dovrebbe festeggiare il compleanno, tra rassicuranti ritualità, annotare tutto sul taccuino che porta sempre con sé, ad esempio, resiste all’orizzonte anaffettivo che la circonda.
«
Quello che mi infastidisce della morte – esclamerà, ad un certo punto, l’adorabile vecchietta – è che la gente continua a vivere, come se niente fosse».
Attimo dopo attimo la mediocrità di queste vite, che si perdono in una puntigliosità lessicale senza anima, ci assale, in un senso di tragedia più che di divertimento. Si ride poco, a dispetto di quanto non si possa immaginare, in questa surreale tragicommedia di Yasmina Reza, con un senso di disagio che caratterizza tutti gli ottanta minuti circa dello spettacolo. Il finale è un evanescente irrisolto tra i due amanti, soli in macchina come nella scena di apertura, sarà Andrea a pronunciare ultime parole di malinconica verità, ma in fondo tutti hanno chiesto di esistere davvero per l’altro.
E ad esistere di più è proprio lei Yvonne, l’anziana che scherza con la vecchiaia e la morte, ringraziando il garbo e la classe di
Simona Marchini. Si apprezza la verve e la vivacità di Anna Foglietta, che dà compiutezza ad un personaggio distonico, ma forse il più umano in scena, l’intero cast è adeguatamente affiatato. Al minimalismo testuale hanno corrisposto scene e luci (Gianni Carluccio) e costumi (Gemma Mascagni) parimenti essenziali ma di effetto. Applauditissimi tutti si replica fino a domenica 11 novembre.

Marisa Paladino

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