La fille du règiment: delizioso inizio di stagione al teatro Verdi di Salerno

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Il sipario della stagione lirica al Teatro Verdi di Salerno si leva con un lusinghiero successo, per merito di un’opera donizettiana “deliziosa nella sua gioiosa grazia” (come ebbe a dire F. Mendelsshon), capolavoro di musica e di voci, arricchito da arcobaleni di colori scintillanti, costumi sgargianti, scene originali, licenze poetiche nel nuovo allestimento firmato dal regista Riccardo Canessa.
La fille du règiment, melodramma comico in due atti, composto nel 1840, in prima serata venerdì 12 aprile 2019 ha ottenuto un consenso totale da parte del pubblico, bissato nella replica del 14 aprile, alla quale eravamo presenti. Vediamone assieme i motivi. Innanzitutto la partitura spumeggiante e charmante necessita di cantanti abili anche sulla scena e senza dubbio il cast scelto h
a dispiegato con disinvoltura tutte le doti adatte allo spirito brioso e sentimentale che i momenti brillanti o parodistici o patetici richiedono.
La fille Marie, la giovane protagonista è una scatenata Gilda Fiume, calata nelle vesti marinaresche (i soldati qui diventano, nell’affettuoso omaggio di Canessa, marinai approdati a Salerno!) con una verve davvero notevole, la quale conferma, ove mai ce ne fosse bisogno, la sua ascesa nel panorama lirico. Timbrata, sempre sui fiati, splendida nei legati e nelle nuances dinamiche, sicura nelle tessiture acute (Chacun le sait, chacun le dit), unisce a questo bagaglio, ora un piglio da attrice allegro e scanzonato, ora accenti languidi (Il faut partir) e voce volutamente sbagliata nella parodia durante la scena della lezione di canto, col variopinto maestro accompagnatore, che apre il secondo atto.
Tonio l’innamorato di Marie (qui, per l’occasione, diventato un salernitano, pronto per amore a vestire la divisa francese) ha la voce di Shalva Mukeria, tenore georgiano che risulta solido nell’intonazione, anche nella spinosa Ah! mes amis con la sua lunga serie di do di petto. Una prova convincente la sua, anche nei momenti più lirici (Pour me rapprocher de Marie), sebbene sotto il profilo scenico non risulti proprio un giovanotto, ma piuttosto un signore di campagna un po’ impacciato, tutto fustagno, gilè e coppola (nel primo atto la trama è traslata sul finire dell’Ottocento e ambientata nel porto di Salerno, tra marinai sbronzi, scaricatori, casse e gomene).
Sulpice è un bravissimo Filippo Morace, che orna il suo ruolo con una grande presenza scenica, ottima recitazione e dizione. La marchesa di Berkenfield, titolare del circo in cui è ambientato lo sfarzoso secondo atto, ovvero Claudia Marchi offre una performance lodevole, caratterizzata dalla simpatia unita alla buona tenuta vocale, ed all’altezza della giocosa messa in scena menzioniamo Claudio Levantino (Hortensius), Giulia Sensati (la Duchessa), un ottimo Nicola Ciancio (un caporale), Paolo Gloriante (il paesano), lo spiritoso nel ruolo di se stesso, Maurizio Iaccarino (il musico), Alessandro Menduto (il notaio), Giovanni Germano il duchino.
Il Coro diretto da Tiziana Carlini, molto presente, incornicia al meglio, con vocalità coese, la trama e i personaggi, mentre l’orchestra affidata alla bacchetta di Antonello Allemandi, viaggia spedita nelle pieghe della partitura, calibrando vivacità nei momenti ritmici e un languido pathos in quelli più cantabili. Per quanto riguarda la regia, vincenti risultano le piccole concessioni che Canessa si è riservato: oltre quelle già citate, in primis quella di coreografare la Sinfonia di apertura e complice Pina Testa, ecco spuntare sei marinaretti alticci, appena scesi al porto, che malfermi, continuano a bere. I dialoghi in francese snelliti e riadatti per l’occasione, i numeri acrobatici, le scenografie superbe ed i costumi favolosi di Flavio Arbetti, il ritmo complessivo dell’azione, la bravura degli interpreti, tutto concorre a questo meritatissimo successo. La fille du regiment replica martedì 16 aprile 2019 al Teatro Verdi di Salerno.

Dadadago

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