Ravello e i suoi poemi sull’amore trionfante

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La città della musica, regina della Costiera Amalfitana, martedì 20 agosto alle 19,30, per il Ravello Festival, presenta un programma dominato da due poemi sinfonici.
Il poema sinfonico “Les Préludes” di Franz Liszt e “Poème , per violino e orchestra op.25” di Ernst Chausson  sono in locandina insieme con “Concerto in sol minore per pianoforte e orchestra, op.10” di Giovanni Sgambati,
Con l’Orchestra Filarmonica Salernitana G.Verdi , diretta da  Ryan McAdams, i due solisti  saranno  la violinista Anna Tifu e il pianista Alessandro Taverna.
Les Préludes è il terso dei  tredici poemi sinfonici di Franz Liszt, Les préludes che successivamente sarà titolato, forse dal direttore e genero del compositore Hans von Bülow come “Les préludes (d’après Lamartine)”.
In verità il riferimento all’ode “Nouvelles méditations poétiques” di Lamartine è successivo alla completa stesura della partitura e probabilmente nemmeno scientemente noto a Liszt.
L’idea iniziale era per una composizione corale con orchestra ispirata a “Les quatres éléments”, del poeta provenzale Joseph Austran.
Alla fine il 23 febbraio 1854 al Großherzogliches Hoftheater di Weimar la prima esecuzione della forma definitiva del poema sinfonico  è diretta dallo stesso Liszt, con tanto di programma che rimanda quasi leopardianamente ai tanti preludi di cui la vita è costellata e all’incanto dell’amore troppo spesso spezzato da tempeste; il monito è nel pensiero finale: «Ma l’uomo non si rassegna a gustare lungamente la benefica tranquillità che l’aveva attratto alla natura e, non appena la tromba dà il segnale d’allarme, corre a combattere qualunque sia il luogo e il partito che lo chiama, e solo nella lotta sa ritrovare pienamente se stesso»
È forse questo finale che suggerì al nazismo di adottare, con improprio abuso, “Les Preludes” come una sorta di inno alla fierezza delle sue truppe.
Il brano di Chausson è una delle pagine violinistiche più apprezzate, ma anche più impegnative, del diciannovesimo secolo fu composta a Firenze nel 1896 con dedica al virtuoso Eugène Ysaÿe che aveva commissionato il concerto, in un primo tempo ritenuto impegno soverchiante le proprie forze da Chausson, che propose di realizzare, invece, un brano meno complesso formalmente, pur ricco di passaggi che esaltassero le capacità del solista.
 “Le Chant de l’amour triomphant” era il titolo originario, riferito all’omonimo racconto di Turgenev, ma successivamente l’orgoglio del musicista probabilmente gli suggerì di dare dignità autonoma alla composizione rititolandola prima “Poème symphonique” e infine semplicemente “Poème”.
I dubbi formali dell’autore non si dissolsero, ma egli li eluse, per così dire, realizzando una pagina rapsodica, libera, ma altamente virtuosistica, dopo un’esposizione del tema da parte dell’orchestra e la ripresa, poi variata da parte dello strumento solista.
Agitato, concitato è lo sviluppo, mentre il finale trova rassicurante approdo nel tema iniziale.
Concerto per pianoforte e orchestra in sol minore op. 15 fu composto da Giovanni Sgambati tra il 1878 ed il 1880 e rappresenta in assoluto il primo lavoro del genere in Italia  del secondo Ottocento.
L’impianto architettonico è rigoroso e apollineo ed è a supporto di una scrittura pianistica di virtuosismo trascendentale.
Ma è la cifra sinfonica che l’autore intese esaltare anche creando situazioni musicali dialoganti nell’abito del rigore forma-sonatistico, anche se con proliferare di temi.
Il secondo movimento propone una pausa di calma cantabilità di romanza, con una breve introduzione orchestrale.
Il terzo movimento è quasi un omaggio al virtuosismo di Liszt, che di Sgambati fu maestro.

Raffaella Ambrosino

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