Daniele Gatti: a Ravello per la prima con l’Orchestra Mozart

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La serata sabato 5 settembre, per il Ravello Festival, ha visto impegnata, sul meraviglioso Belvedere di Villa Rufolo, l’ Orchestra Mozart diretta da Daniele Gatti, tra l’altro direttore musicale dal 2019 del Teatro dell’Opera di Roma.
Nata in seno all’Accademia Filarmonica di Bologna e plasmata intorno al pensiero musicale di Claudio Abbado, suo direttore artistico per dieci anni, l’orchestra Mozart é una compagine giovanile d’eccellenza, unica nel panorama internazionale, che ha il merito straordinario di far coesistere accanto a professionisti di chiara fama è consolidata esperienza, giovani talenti di provenienza assai eterogenea, a tutto vantaggio dello scambio tra generazioni e culture musicali diversificate.
L’orchestra è inoltre da sempre caratterizzata da un animo cameristico ed il programma musicale di sabato lo ha evidenziato grazie ad una selezione di brani che il più possibile valorizzasse le sonorità di un organico in qualche modo ridimensionato a causa dell’emergenza sanitaria in atto.
La Quinta sinfonia in si bemolle maggiore, composta fra settembre e ottobre del 1816, reca impresso il sigillo di un omaggio a un grande della musica classica viennese: «O Mozart, immortale Mozart» – si legge scritto nel diario di Schubert alla data 13 giugno 1816 – «quante, o quanto infinite, benevole impronte di una vita migliore, più luminosa, hai stampato nella nostra anima!»
Quando Schubert vi mette mano si trova, giovanissimo, a metà strada della sua opera sinfonica, rispetto alla Quarta sinfonia, legata a un progetto relativamente solenne, la Quinta è un lavoro intimo e raccolto e corrisponde certo a un intento cameristico.
È quanto meno sintomatico come in occasione della prima esecuzione l’autore si soffermi a scrivere: «senza trombe e timpani». Ma avrebbe potuto aggiungere: «senza clarinetti». Si tratta di una scelta chiara ed esplicita verso una contrazione di organico, una rinuncia completa ai grandi effetti del sinfonismo romantico. Anche le dimensioni della Sinfonia sono ridotte: quattro tempi limpidi, sobri, equilibrati.
Questo lavoro giovanile sottolinea pertanto il sensibile distacco dai modi e dalle forme beethoveniane, con un ritorno e un riavvicinamento allo stile mozartiano, così evidente sin dalla scrittura per piccola orchestra, che è la stessa combinazione orchestrale a cui era destinata la versione originale della Sinfonia in sol minore di Mozart, “senza clarinetti” appunto.
La Quinta fu considerata la migliore per freschezza di invenzione e omogeneità di forma tra le sinfonie del primo gruppo.
L’Idillio di Sigfrido (in tedesco Siegfried-Idyll, WWV 103) è una composizione per orchestra da camera scritta da Richard Wagner nel 1870. È stato concepito come regalo di compleanno per la sua seconda moglie, Cosima, nell’anno del loro matrimonio seguito alla nascita del loro figlio Siegfried.
La prima esecuzione si è tenuta a sorpresa presso la villa della famiglia Wagner, al risveglio di Cosima, nella mattina di Natale del 1870, nella quale lei festeggiava anche il suo trentatreesimo compleanno.
Fa una certa sensazione nella storia della musica osservare che Mozart ha completato soltanto due sinfonie in modo minore ed entrambe in sol. Ma la cosa più curiosa é che le sue tre ultime sinfonie, che aprono la via al grande linguaggio delle londinesi di Haydn e alle prime di Beethoven, sembra non siano mai state eseguite dal vivo durante la sua vita. Poco si sa anche sui committenti e sulle vere ragioni che lo abbiano portato a comporle. Le revisioni fatte sugli autografi, al contrario, parlano di un grande lavoro di cesello, di uncinetto verebbe quasi da dire, visto l’interesse per i dettagli che tradiscono una non comune consapevolezza.
È evidente che Mozart sapesse benissimo che con questi lavori stava operando in un modo irreversibile, lasciando tre grandi testimonianze al mondo capaci di cambiare il sinfonismo europeo. [G. Fornari]
La Sinfonia n. 40 in Sol minore K 550 composta nel 1788 e, a proposito del cui organico si è già accennato, originariamente considerata come esempio di grazia e leggerezza, forse confondendo la semplicità con cui vi si sviluppano e susseguono le varie melodie, appare oggi come fortemente introspettiva e di alto contenuto drammatico.
Essa é una delle più ammirate e conosciute composizioni di Mozart, ed è frequentemente eseguita e registrata in tutto il mondo.
La direzione puntuale ed esperta di Gatti si è sviluppata nel senso della valorizzazione massima delle dinamiche e nella sottolinatura attenta dei colori in partitura, assecondate con precisione, pulizia di suono e freschezza interpretativa  da un’orchestra che ha avuto il merito di minimizzare le difficoltà dovute al distanziamento tra gli strumenti.
Grande consenso del pubblico, ridotto a causa delle misure di prevenzione, non esaudita la richiesta entusiasta di bis. Splendida serata musicale di fine estate.

Mariapaola Meo

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