Gli Altrisuoni della radio: musica, arti e immaginazione

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In tempi di digital sound e musica liquida, nell’universo dominato dalla piattaforme di musica o video, si potrebbe pensare alla radio come ad una forma di comunicazione anacronistica, soprattutto se nei palinsesti è il jazz a farla da padrone. Eppure il mondo virtuale offre spazio a tutti, anche a chi, con l’ardire che caratterizza ogni grande impresa, si dedica alla comunicazione utilizzando la propria voce, inseguendo desideri, storie e sogni per raggiungere cari amici vicini e lontani anche dal mondo dematerializzato del web.

“Radio Altrisuoni è una prova d’amore e di resistenza nata il 31 luglio del 2020, quando io e Francesca Bellino siamo andati a Taranto a parlare di John Coltrane con gli amici dell’Associazione Jonio Jazz. È stato lì che con Cinzia Tagarelli ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti che avremmo fatto insieme la nostra radio”. A Parlare è Francesco Varriale, giornalista, architetto, musicologo legato a riviste come All About Jazz e a festival come Pomigliano Jazz, per il quale ha contribuito a realizzare seminari e guide all’ascolto. La sua radio, Altrisuoni.eu è ormai una realtà consolidata che offre agli ascoltatori rubriche, storie, interviste, viaggi e percorsi musicali articolati realizzati con i pochi compagni che insieme a lui hanno cominciato a percorrere questa strada subito dopo il primo Lockdown. Oltre alle già citate Francesca Bellino e Cinzia Tagarelli, Diego Andese e Angelo Sciaudone completano il team che da quasi due anni riempie il web di bellissime trasmissioni dedicate non solo al jazz, ma anche alla classica, al rock, al blues e al pop.

“Altrisuoni nasce in realtà sul sito di un blog che avevo avviato dopo le mie esperienze giornalistiche con riviste come All About Jazz e Musica Jazz  . Avevo bisogno di uno spazio che fosse mio, ma contemporaneamente anche del piacere di condividere la musica con gli altri”.  Il piacere della condivisione viene da lontano, dai tempi in cui tra ragazzi si acquistavano dischi e cassette per scambiarseli e parlare di musica e prosegue arricchendosi dell’esperienza di ascolto live dei concerti. “Durante la mia adolescenza ho cominciato condividendo le musicassette con gli amici. Poi ho cominciato a seguire la musica dal vivo, soprattutto al Lennie Tristano di Aversa, dove potevi ascoltare  musicisti che venivano presi in esclusiva per la Campania. Il sabato sera preferivo andare ad ascoltare il jazz invece di uscire per fare altro… Amo molto il jazz perché l’improvvisazione regala il gusto della sorpresa: un brano rock è sempre lo stesso: se ascolti l’assolo di Mark Knopfler su Sultans of Swing è uguale a quello che senti nel disco, che senso ha? Il jazz invece è una sorpresa continua. E poi mi ha educato ad ascoltare tutto il resto”.

Presa dunque la decisione di trasformare il blog in una radio, le strade da percorrere per Varriale e compagni sono state subito chiare: “Abbiamo provato a fare la radio che cercavamo, ma che non trovavamo. Una radio che proponesse 24 ore al giorno di musica, anzi, di musiche, dando uno spazio prevalente al jazz ma che insieme alla musica presentasse anche altre cose. Io ho iniziato parlando di jazz ed architettura, cercando di mettere insieme le varie arti facendole dialogare. Abbiamo messo in piedi da subito delle trasmissioni di questo tipo. Una delle prime è stata la lettura dell’Atlante delle Isole Remote scritto da Judith Schalansky, una scrittrice che ha descritto 50 isole in cui non è mai stata. Leggendo le descrizioni di questi luoghi, ho abbinato ad ognuna di esse un brano musicale. L’Atlante è diventato poi una rubrica e così abbiamo sviluppato diversi temi e sono nati diversi Atlanti. Ho anche letto Le città invisibili di Calvino e per ogni città ho trovato dei brani. Sono venute fuori dieci puntate da un’ora ognuna”. 

L’idea vincente è dunque quella di una radio per tutti, ma con programmi e rubriche non banali che attirano gli amanti del jazz e il pubblico di altri generi, e, cosa da rilevare, con un podcast che raccoglie solo  le interviste ai musicisti e pochi altri documenti, ma non i programmi, perché sia conservato l’elemento sorpresa: accendere la radio per sentire che cosa va in onda al momento e scoprire un mondo che attrae i nostri sensi e regala alle nostre orecchie quel puro godimento dell’ascolto che trasporta in mondi immaginari. 

Angela Caputo

 

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