Oksana Lyniv, a Bologna è scoccata la scintilla.

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Per citare Dickens, Oksana Lyniv è una di quelle persone che si incontrano quando la vita decide di farti un regalo.
L’incontro di cui si parla è – ovviamente – solo musicale, ma l’impatto della recente direzione dello scorso 14 Gennaio presso l’Auditorium Manzoni di Bologna, già ci fa contare i minuti che ci separano dal prossimo incontro.

Questa anteprima stagionale è da strofinarsi le mani. La bacchetta di Brody si è presentata all’appuntamento bolognese dirigendo un programma complicato: Tod und Verklarung di Richard Strauss, seguito dal primo atto in forma di concerto di Die Walkure di Richard Wagner. Insomma, robetta così, giusto per ambientarsi.
I quattro movimenti di “Morte e trasfigurazione” sono ostici, basati su forti contrasti di colore e dinamica e da tremende dissonanze. Insomma, non la partiture più semplice da dirigere damblée. Fu scritta da un giovane Strauss che stava sviluppando un personale linguaggio sinfonico, al tramonto del XIX secolo, quando la musica sembrava essere stata definitivamente uccisa (in senso positivo) da un Wagner reo di averla spinta troppo avanti, ben oltre ideali colonne d’ercole da cui non vi è ritorno.
Tutto quello che venne dopo fu un continuo inviluppo, almeno fino a Strauss che seppe secolarizzare l’intuizione di Wagner con la frenesia della seconda rivoluzione industriale. Di Wagner condivideva il pessimismo sinfonico derivato da Schopenhauer che esaspera in un vortice di eventi musicali che consumano i suoi personaggi.
Chi gliel’ha fatto fare di partire proprio con un tuffo dal notevole coefficiente di difficoltà? La risposta è nella sicurezza della direzione: la certezza di poterlo fare. Il carattere non manca.

Venendo al primo atto de La Valchiria, non ho mai amato le opere in forma di concerto, senza la magia degli allestimenti, il trasporto della recitazione o la visione rigenerante e rinnovativa di una sapiente regia. Ma questo è, con l’aggravante di interrompere la narrazione al termine del primo atto, come se avessimo ormai accettato la moda un po’ netflix di interrompere le stagioni senza sapere come va a finire. Tristezza, solo in parte compensata da un’eccellente prestazione da parte di tutti.
La Sieglinde di Elisabet Strid è scintillante per sguardo ma soprattutto per timbro vocale.
Ha quella voce brillante che non eccede mai all’aspro che ben si sposa con il ruolo. Bravo anche Georg Zeppenfeld nei panni di austero e minaccioso Hunding. Un gradino sopra tutti, però, c’è il Siegmund di Stuart Skelton che eccelle per fraseggio e proiezione vocale.

Ma quel che veramente ci fa brillare gli occhi –anzi le orecchie – è l’orchestra. Sembra che la già solida Orchestra del teatro Comunale di Bologna con la Lyniv l’orchestra suoni addirittura meglio, facendoci dimenticare anche i piccoli difetti di intonazione degli ottoni che percepivamo fino a qualche tempo fa. Bravi.
Quando dice che la differenza di genere non ha importanza per la musica ma conta alla società, sembra voler sottolineare tra le righe che Direttore o Direttrice è una questione che poco l’appassiona. Ma questa è una personale interpretazione. Personale, anche l’opinione che Lyniv abbia preferito la concordanza al femminile per ovvi motivi di opportunità. In fondo funziona e garantisce visibilità a Lei e al teatro. Ben venga. Se questo aspetto interessa a talune testate più della caratura artistica, perché non assecondare il vento che soffia? Basterà entrare in teatro per capire che di peso artistico sul podio ce n’è una tonnellata.
Si è certi che La Direttrice sarebbe piaciuta anche con i baffi, e non per il famoso adagio che attribuisce maggior beltà alle donne con folta peluria sotto al naso, bensì perché è oggettivamente brava. Delle concordanze ci interessa ben poco.
Lasciamo che i radical chic pontifichino in merito a cosa sia più giusto fare e dedichino più colonne al genere che alla musica. Qui è piaciuta – veramente molto – la direzione.
Abbiamo dovuto aspettare un po’ (Lyniv aveva già diretto un concerto a porte chiuse al comunale ed un altro a capienza fortemente ridotta all’auditorium Manzoni), ma n’è valsa la pena. L’incontro c’è stato ed è scattata la scintilla.
Un benvenuto alla nuova Direttrice musicale del Teatro comunale di Bologna con l’augurio di rincontrarci presto.

Ciro Scannapieco

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