Se devi dire una bugia dilla grossa

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Ci sono attori e attrici che io non mi perdo. Perché non mi hanno mai deluso, perché se non mi hanno mai deluso è perché il fatto loro lo sanno molto bene, perché hanno una storia che si intreccia con la mia, laterale, di spettatrice in divenire, dalle prime folgorazioni di ragazzina fino alle conferme recenti.
Una di queste attrici è Paola Quattrini. La sua energia, la sua presenza e la sua agilità in scena riescono sempre a suscitarmi una benevola invidia. Come fa. Eppure fa.
Ho appena visto al teatro Quirino di Roma un classico tra i classici della commedia, quella brillante brillante dove battute, gag, siparietti esilaranti si rincorrono apposta per strapparti una sana risata, senza pretese ulteriori che metterti un po’ di buonumore.
Le pretese il testo le ha invece nei confronti degli attori che se sbagliano un tempo, tardano un secondo l’entrata o l’uscita di scena, salta in aria tutto l’armamentario.
L’armamentario si regge sul testo in due atti di Ray Cooney nella versione italiana di Iaia Fiastri e la nuova messa in scena di Luigi Russo che riprende la versione originale di Pietro Garinei, anzi le due versioni, datate rispettivamente 1986 e 2000.
E come succede fin dai tempi della commedia classica, greca e latina, l’impalcatura resta ma cambiano i mattoni. In questo caso la storia è calata nel nostro tempo misero e grasso, abitato da brutti figuri della peggiore politica, che si dividono tra amanti e mogli teneramente fedifraghe che li credono occupati in Parlamento a esercitare la funzione per la quale qualcuno li ha eletti.
L’azione si svolge tra la reception di un albergo pluristellato e i piani, dove la coppia si scoppia e variamente si riaccoppia in due stanze attigue: lui con l’amante ormai assoldata e lei con il portaborse di lui, in realtà cooptato per ben altre mansioni e tutt’altro che incline a farsi sedurre dalla signora in odore di sesso.
Nel mezzo e intorno, gli altri personaggi, il cameriere cinese, la cameriera rumena, la receptionist e il direttore d’albergo, la deputata reazionaria e bacchettona a cui sfugge tutto quello che esula da contegno e dovere. Personaggi che sono funzioni di un meccanismo a orologeria, dove a battere il tempo sembra essere il povero assistente alias amante ora etero ora omo ma sempre senza colpa e senza intenzione, costretto a inventarsele tutte per coprire le licenze da una parte e dall’altra.
Quasi un topos da commedia dell’arte, servo astuto a cui più che l’astuzia serve una bella dose di fortuna.
Nel ruolo, Gianluca Ramazzotti, sottoposto a un tour de force da maratoneta, che regge le fila di questo gioco a incastro in cui non ti puoi perdere un pezzo.
E infatti tutti quanti sono perfettamente limati e rodati per andare d’accordo, tra nascondimenti, porte che sbattono, ascensori provvidenzialmente richiamati sul più bello, carrelli con champagne e tramezzini al salmone destinati agli uni e agli altri, telefoni che squillano e messaggi trasversali da tacere o dirottare per scongiurare lo smascheramento.
Che naturalmente è lì lì da venire, se non fosse che  ancora una volta sarà meglio tacere, sospesi in un silenzio che nel fermo immagine dell’ultima scena inghiottisce tutte le colpe, fifty firty, pari e patta.
Il pubblico di tutte le età riempie la sala e si concede una serata lieve che scorre veloce regalando una tregua in queste brutte giornate. Il teatro oggi è una piccola luce nel buio totale e proprio per questo deve restare accesa.
Lo spettacolo alla sua terza edizione è un bell’omaggio a Pietro Garinei nel centenario della nascita. Arriva dalla Ginevra Media Production, con la direzione artistica di Gianluca Ramazzotti e vede Paola Quattrini portare il testimone di edizione in edizione, nel ruolo di Natalia, moglie dell’onorevole.
Il cast invece è completamente rinnovato ed è composto da Antonio Catania nel ruolo che fu di Johnny Dorelli, Paola Barale nel ruolo che fu di Gloria Guida, Nini Salerno, Cristina Fondi, Sebastiano Colla, Marco Todisco, Sara Adami, Ilaria Canalini.
Le scene originali di Terry Parson, che si valgono di una pedana girevole, sono riprese da Marco Pupin, i costumi sono di Silvia Morucci e il disegno luci di Giuseppe Filipponio.
Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Quirino di Roma fino al 27 marzo 2022

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