“La musica dei ciechi” di Raffaele Viviani parla siciliano al Teatro L’Istrione di Catania

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Il Teatro L’Istrione di  Catania è una delle realtà più interessanti nel pur variegato, versatile e vivace  panorama teatrale etneo , costituito da decine di compagnie e teatri  grandi e piccoli, attivi nei più vari generi e che la pandemia non è riuscita ad abbattere .  Fondato nel  2008 e con una propria compagnia dal 2011,   è  diretto  da  Valerio Santi , attore, autore e regista,  ha  sede nel cuore della città e un repertorio fortemente improntato alla cultura e alla tradizione siciliane, e al legame col territorio . L’attività del teatro riparte con la Stagione 2022/2023, da ottobre 2022 a giugno 2023, dal significativo titolo di “Aria Nuova”  tratto da uno degli spettacoli di rivista del celebre Totò, con l’augurio che si possa finalmente tornare a respirare un po’ d’aria nuova, pulita, diversa da quella degli ultimi anni. Un cartellone con sei appuntamenti che vanno dal classico al contemporaneo, dall’opera dei pupi alla tradizione popolare, al fine di creare una proposta culturale valida da offrire al pubblico della città. E se il nome dato alla  Stagione è ispirato ad uno spettacolo partenopeo, anche il titolo d’apertura proviene da Napoli, città  “sorella” per vicinanza geografica e culturale . Si tratta de  La musica dei ciechi di Raffaele Viviani, per la prima volta in Sicilia in un nuovo adattamento tradotto in siciliano e diretto da Valerio Santi:

« L’idea di rappresentare questo testo deriva non solo dalle tematiche sociali di grande importanza e attualità che l’autore affronta nella sua opera e che accomunano per usi, modi e tradizioni in modo particolare la parte meridionale del nostro paese, ma bensì per un altro e ben più fitto legame che vi è tra la cultura napoletana e quella siciliana, ovvero i suonatori ciechi. Nella nostra tradizione infatti gli “Orbi” (ciechi) costituiscono una vera e propria parentesi storica della cultura siciliana, inoltre la vicenda narrata da Viviani corrisponde esattamente con quanto vissuto da don Ciccio Napoli, uno degli ultimi suonatori ciechi catanesi. Pertanto, portare in scena questo spettacolo creandone – con il massimo rispetto per l’autore – una versione siciliana, diventava più che una possibilità, quasi una necessità, in quanto quest’opera ci riguarda più da vicino di quanto possiamo immaginare ».

 Lo spettacolo ha debuttato in anteprima lo scorso 19 agosto al Castello Ursino di Catania nella rassegna Catania Summer Fest organizzata dal Comune riscuotendo un grandissimo successo,  e adesso si appresta a debuttare ufficialmente in apertura stagione dal 21 al 23 ottobre 2022 con
lo stesso Valerio Santi, Concetto Venti, Salvo Scuderi, Cinzia Caminiti, Giorgio Maltese, Mimmo Aiola, Marco Napoli, Melo Zuccaro e Manfredi Rondine.
Cinzia Caminiti, unica donna del cast, è affascinata dal testo di Viviani e dal suo personaggio , Nannina , ed entusiasta del lavoro svolto insieme a tutta la compagnia: 
« Nella storia del teatro partenopeo un testo classico come questo, a firma di Raffaele Viviani, non manca di essere rappresentato dieci, cento, mille volte. Nel corso del tempo è stato diretto da grandi maestri della regia: Calenda, Patroni Griffi, Peppe Barra e interpretato dalle attrici drammatiche più incisive del nostro tempo: Piera Degli Esposti, Pupella Maggio, Titina De filippo,Rosita Pisano, Nunzia Schiano solo per fare alcuni nomi…Una sfida da accettare. Dovevo solo affidarmi al mio giovane e talentuoso regista e mettercela tutta; confrontarsi con dei “mostri sacri”,costruire il personaggio di Nannina e farlo rivivere in scena era lo scoglio più difficile da  superare. Nannina è la donna che ha in sé la dedizione, la dignità e il coraggio di andare avanti passo passo tutti i giorni, per una intera triste esistenza. E’ gli occhi di chi non vede e le gambe di chi da solo non sa dove andare. Nannina non ha bisogno di essere bella , anzi “é brutta” ma in un mondo di ciechi è la beltà dell’animo che conta. Nella sua solitudine (come ogni personaggio di questo testo) è la vita che scorre lenta e il suo ineluttabile destino. Nannina è la rappresentazione di una donna cheporta sulle spalle tutto il peso e il dolore del mondo e a questo concetto è affidato il dolente ecommovente finale. Grande responsabilità per me e il mio insostituibile compagno di avventura, Concetto Venti. L’elegante versione de “la musica dei ciechi” di Valerio Santi, che ne ha riscritto il testo in lingua siciliana e che ringrazio per avermi dato la possibilità di interpretare un ruolo forte e impegnativo come questo, oltre ad essere un gradevolissimo spettacolo è anche uno spaccato di Cultura Popolare Siciliana in cui la tradizione dei suonatori di strada (gli orbi o nanareddi) e dell’opera dei pupi sono messi in evidenza da un gruppo musicale di seri ricercatori nonchè ottimi musicisti (Giorgio Maltese e Melo Zuccaro) e da un puparo d’eccezione (Marco Napoli ,  il “maniante” – chi manovra i pupi –  membro della più famosa e antica famiglia di pupari catanesi ). Una compagine artistica di qualità, colleghi di grande spessore umano e professionale.
Essere l’unica donna in compagnia è stato fantastico. Ne è valsa la pena!».

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