Nanni Moretti sfoglia «Diari d’amore» di Natalia Ginzburg

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Il 2024 al teatro Mercadante -Teatro Nazionale di Napoli riparte con una primizia: la prima regia teatrale di Nanni Moretti, che si è voluto cimentare con una drammaturga italiana novecentesca  Natalia Ginzburg. Lo spettacolo che ha debuttato al Teatro Carignano di Torino il 9 ottobre 2023 è in piena tournée, in scena al Teatro Mercadante di Napoli dal 10 al 21 gennaio 2024, generando grande interesse nel pubblico numeroso che fa registrare il sold out.
Lo spettacolo Diari d’amore è stato realizzato grazie a una coproduzione internazionale che riunisce il Teatro Stabile di Torino–Teatro Nazionale, il Teatro di Napoli–Teatro Nazionale, Carnezzeria srls, Emilia Romagna Teatro ERT/Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura, Châteauvallon-Liberté scène nationale, TNP Théâtre National Populaire de Villeurbanne, La Criée–Théâtre National de Marseille e Maison de la Culture d’Amiens, con il sostegno della Fondazione CRT.
Accanto al regista Nanni Moretti le scene di Sergio Tramonti, le luci di Pasquale Mari e i costumi Silvia Segoloni.
Diari d’amore è un dittico che consta di due commedie della drammaturga Natalia Ginzburg Dialogo e Fragole e panna appartenenti a due periodi differenti della sua produzione. Testi dalla comicità radicata nelle parole, a cui si deve la formalizzazione del personaggi e l’evolversi del loro destino, in particolare nei rapporti tra donne e uomini, relazioni espressione della claustrofobica società borghese che con difficoltà cerca di modificare e oltrepassare le convenzioni sociali, le apparenze.
Dialogo enfatizza l’asfissia della relazione, dove il buio l’immobilismo e la gabbia/stanza riproducono l’incomunicabilità, anzi la difficoltà maggiore dei due protagonisti di esprimere apertamente le proprie emozioni e i desideri, una coppia dove Marta, la moglie interpretata da Alessia Giuliani, non trova con chiarezza le parole per dire al marito Francesco interpretato da Valerio Binasco che ha un amante e vuole andare a vivere con lui. Sullo sfondo la frustrazione per la non realizzazione di entrambi, di una figlia che viene “depositata” dai vicini o dalla baby-sitter, una cameriera fatta di solo voce. Un gigantesco letto domina l’immobilismo dell’angusta stanza buia dove il tempo galleggia, dove il non detto è oppressione della relazione.
«Due anni fa – ha dichiarato il regista Nanni Moretti – ho letto tutte e undici le commedie di Natalia Ginzburg. Ho scelto Dialogo perché si tratta di una commedia molto compatta con un grande ritmo (qualcuno mi ha detto che gli ricorda certe commedie di Lubitsch); Fragola e panna, più ostica, mai stata rappresentata a teatro e ho voluto raccogliere questa sfida».
In Fragola e panna emerge la contrapposizione tra parola e silenzio importante per la Ginzburg che ha affermato «Nelle mie prime commedie c’erano delle donne che chiacchieravano instancabilmente. In seguito m’è venuta voglia di fare delle donne silenziose. Chiacchieravano allora gli uomini. […] Nelle mie commedie, in tutte, ci sono dei personaggi di cui si parla molto e che non compaiono mai. Tacciono, essendo assenti. Così finalmente c’è qualcuno che tace».
La drammaturgia in entrambe le pièce è dominata e gestita dalla parola, è il mezzo che definisce e determina personaggi e immobilismi. I personaggi quasi non agiscono sulla scena perché il logos domina, rendendo i corpi degli attori dei simulacri della voce/parola, depositari di verità non dette e inespresse e al contrario espresse direttamente.
Fragola e panna è la narrazione di donne sole, ognuna privata dell’emozione vera, cristallizzata nel ruolo di serva Tosca interpretata da una bravissima Daria Deflorian, ragazza facile/amante Barbara interpretata da Arianna Pozzoli, moglie amica tradita Flaminia interpretata da Alessia Giuliani, sorella depositaria di segreti e risolutrice Letizia interpretata da Giorgia Senesi, donne masochiste dipendenti dall’uomo che amano, qualcuna come Barbara che si rifugia nel cibo ossessionata dal gelato alla panna e fragola, quasi bulimica. Il cibo preparato dalla serva e quasi non consumato se non che da Letizia, e la stessa Tosca si chiede se piace o non piace, perché cucinare se non vi sono giudizi positivi in merito. L’ambientazione un interno di una casa persa in ambiente collinare, isolata. Luogo dove possono essere vissute le solitudini umane di queste donne.
Unico uomo l’uomo bambino che tradisce, cinico, Cesare interpretato da Valerio Binasco, a lui la Ginzburg affida la frase finale che fa comprendere come il dramma odierno sia comico. Cesare “Voi non avete capito niente, non è mica una tragedia questa, è una barzelletta. La vita è molto avara di tragedie, e ci regala invece una fioritura di barzellette.”
La storia di Fragole e panna narra di Barbara, che dopo aver lasciato il marito violento, cerca Cesare, il suo amante per farsi aiutare e quest’ultimo non si preoccupa affatto delle sue condizioni psicologiche, dall’altro la giovane trova il coraggio di abbandonare l’ambiente familiare soffocante in cui è intrappolata, mettendo così in discussione la sua posizione sociale per migliorarla, al di là dei risultati concreti.
Nella casa si imbatte nella serva Tosca e nella moglie Flaminia e nella sorella Letizia. Il luogo al femminile dove poter raccontare le proprie verità, le paure e affidarsi l’un l’altra. Solo Cesare resta cinicamente indifferente al destino di Barbara.

«Natalia Ginzburg – dichiara Valerio Binasco, protagonista dello spettacolo, Direttore artistico del Teatro Stabile di Torino e profondo conoscitore del teatro della Ginzburg – per me è tra i più importanti autori italiani. Anche se la sua immaginazione poetica non è attratta dall’eccezionalità o dall’assurdo, il suo stile “semplice” e musicale, l’umorismo dolce e le partiture sofisticate delle “chiacchiere” che riempiono le sue opere arrivano a toccare corde emotive fortissime, restituendo grandezza e profondità a personaggi solo apparentemente “piccoli”. Si viaggia con ironia tra i toni malinconici di una poesia fatta di elementi quotidiani e domestici e si resta affascinati dalla musicalità originale dei suoi dialoghi. La Ginzburg ha una penna leggera, ma scava gli animi, e i suoi sono personaggi ritratti con incredibile maestria psicologica, degna di autori come Čechov».
Ecco, il maggior pregio che arrivi allo spettatore è una regia che fa emergere un coro di letture dei singoli attori, armoniosamente concertate. Tutto qui? Non è davvero poco e se chi attendeva un diario “Caro”, può restare deluso, chi nutre “Amore” per una letteratura tutta da scoprire, può trarre intelligente godimento, a patto di mettere a tacere le nostalgie.

Tonia Barone

Foto di Luigi de Palma

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