Gifuni dona voce al testamento di Aldo Moro

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In unica replica il 21 febbraio 2024 al Teatro Municipale G. Verdi di Salerno è stato rappresentato lo spettacolo Con il vostro irridente silenzio, ideazione, drammaturgia e interpretazione di Fabrizio Gifuni.
Fabrizio Gifuni
ha voluto realizzare uno spettacolo/lettura su una delle pagine più oscure e oscurate della storia del Novecento italiano, dimenticata o meglio assopita nella memoria collettiva per non rispondere agli interrogativi che da oltre quarant’anni accompagnano la società civile italiana.
Con il vostro irridente silenzio. Studio sulle lettere dalla prigionia e sul memoriale di Aldo Moro
Gifuni è invitato ad una lettura delle lettere di Moro il 9 maggio del 2018 inaugurando il 31° Salone Internazionale del Libro di Torino.

Come sottolinea lo stesso Fabrizio Gifuni, da questa prima lettura è aumentato il suo interesse verso i documenti di Aldo Moro, il lungo silenzio nei quali sono stati lasciati, e il fortuito ritrovamento.
La sua domanda di fondo, cifra interpretativa del lungo monologo lettura, si basa sul perché questi documenti siano e sono dimenticati dalla cittadinanza italiana, sul modo in cui la politica e le BR hanno praticato censura all’epoca degli avvenimenti, sulla figura stessa di Moro uomo di intreccio tra politica nazionale e internazionale.
Si potrebbe affermare che l’affaire Moro possa essere simbolo di una memoria collettiva difficile da gestire poiché non trova ancoraggio alle memorie individuali. A. Tarpino afferma che «La memoria è al contempo frutto di processi di selezione e fondamento delle dinamiche identitarie: proprio per questo non può essere disgiunta dal suo opposto, l’oblio, che è un elemento fisiologico della dinamica del ricordare».
Quella di Aldo Moro è una figura politica centrale nelle vicende di un’Italia da ricostruire dopo il lungo ventennio, istradarla verso una democrazia basata sullo stato sociale, con l’ideale di poter creare un’unità politica invisa al mondo internazionale.
Aldo Moro ha dovuto contrastare sia l’eversione interna che quella internazionale, addossandogli in alcuni casi le intere problematiche e trovandosi al centro del cosiddetto “Lodo Moro” o meglio ora possiamo affermare sistema Italia.
Miguel Gotor nel suo libro Aldo Moro Lettere dalla prigionia ad un certo punto afferma «In questo spazio (…) il prigioniero avrebbe trascorso i suoi ultimi 55 giorni di vita, scrivendo per non morire, scrivendo per sopravvivere alla propria morte».
Fabrizio Gifuni ha potuto realizzare la scrittura scenica grazie alla consulenza storica Miguel Gotor e Francesco Maria Biscione, e alla collaborazione di Nicola Lagioia e Christian Raimo.

Le lettere insieme al Memoriale sono sempre state definite il testamento politico, affettivo e di critica sociale di Aldo Moro, lette integralmente da pochissime persone, in alcuni momenti censurate e in altre considerate false. Volutamente censurate all’epoca e instillata l’idea che non fossero redatte da Moro, che fossero falsi per distrarre la collettività dalla verità.
Lungo le oltre due ore di lettura intensa Fabrizio Gifuni ha costruito il suo percorso individuale di interpretazione dei documenti, dove ha frammezzato i documenti indirizzati ai familiari da quelli ai politici, dalle invettive contro individui precisi ad enti identificati prima come amici e poi come nemici.
La lunga affabulazione è stata ritmata dalla voce alterata in relazione alle emozioni espresse e dall’illuminazione che sottolineava se il testo fosse di natura intima piuttosto che un proclama politico.
L’azione teatrale è racchiusa in due elementi: la caducità della memoria perché tutto si dissolve nella cenere e il respiro che ci accompagna per l’intera vita, un ritmico singulto che racchiude thanatos ed eros.
L’eccesso del logos per affezione ai temi può indurre stanchezza nell’ascoltatore che diviene selettivo e rivolge il suo interesse verso piccoli elementi perdendo la cornice complessiva del racconto.

Tonia Barone

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