Pulcinella esprime una nuova narrazione di Napoli in forma danzata

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L’edizione 2017 di AutunnoDanza proposta dal Teatro di San Carlo ha visto in scena il 18 e 19 novembre una nuova coreografia per il celeberrimo balletto Pulcinella stilata dal partenopeo Francesco Nappa, che ne ha curato anche i costumi le luci e la regia.
Il balletto è stato interpretato dai danzatori della compagnia sancarliana accompagnati dall’Orchestra dello stabile napoletano diretta da Maurizio Agostini con le voci soliste Laura Cherici, Giulio Pelligra e Luigi De Donato, e con le installazioni di Lello Esposito.

Pulcinella sin dalla sua creazione originaria intrattiene stretti legami con Napoli e può essere interpretato come una trascrizione stilizzata della città, attraverso la figura-marionetta di Pulcinella, maschera che è anche espressione del fascino esercitato dalla cultura napoletana su Massine, Picasso e sullo stesso Stravinskij durante il loro soggiorno nella primavera del 1917.
Francesco Nappa sapientemente non disconosce la versione tradizionale del balletto e sceglie di rielaborarla indirizzandosi verso il segno del simbolico in modo da divenire un non luogo temporale ed espressione del solo “sentire un luogo”.
La sua versione di Pulcinella racconta una napoletanità  che conserva l’intreccio tra tradizione e modernità, tra sacro e profano, tra simboli ancestrali e nuovi idoli.
In questa progettazione rientrano gli inserti musicali sia di musica tradizionale che elettronica, m
entre le installazioni di Lello Esposito conversano con i danzatori e sottolineano sinteticamente i simboli della coreografia.
Francesco Nappa nel suo percorso coreografico sviluppa l’idea della maschera con significato pirandelliano dell’uomo che perde la propria identità per omologarsi a quella espressa dal gruppo inteso come “branco”.
La maschera di Pulcinella diviene idolo immanente nella quotidianità ricoprendo il ruolo posto al confine tra sacro e profano.

La stessa traslazione avviene per i movimenti della maschera della commedia dell’arte sui corpi dei danzatori che ne ripropongono con la parte superiore del corpo le movenze tipiche e leziose, mentre con la parte inferiore del corpo l’assenza di peso propone maschere-pulcinella come automi diretti dall’oscuro marionettista del Fato.
Non è un caso che il coreografo abbia disegnato sui costumi dei danzatori dei fili per sottolineare quest’aspetto di determinazione dall’alto.

Il linguaggio contemporaneo della coreografia è aderente alla narrazione coreografica che rende omaggio agli autori originari con sintetiche citazioni, come con il prologo affidato alla scena O’ Pianino accompagnato da  “Era de maggio” in ricordo del film musicale Carosello Napoletano le cui coreografie erano proprio di Massine, o le lavandaie legate dai panni stesi in ricordo sia del fondale di Picasso che della stessa coreografia del grande artista russo.
Emergono le doppie anime sia al maschile che al femminile, tratti salienti evidenziati dai movimenti danzati.
Se il lessico coreografico per gli uomini, partendo dall’ironico e leggiadro approda al rude e violento della ridda del branco maschile pronto a sopraffare il diverso e il millantatore per entrare nell’arena virtuale della fama, per le donne le espone come innamorate aggraziate maliarde prostitute della vita che si nascondono dietro le preghiere rituali per “risolvere” il reale.

Solo nei duetti “d’amore vero” il linguaggio coreografico restituisce corporeità agli interpreti, quasi luogo dell’espressione della vera personalità degli individui.
La coreografia non poteva che terminare con un omaggio allo spettacolo, al palcoscenico delle emozioni e della vita ricordando l’impianto coreografico del finale di Chorus  Line, dove ognuno è celebre per un minuto e per sempre al tempo stesso.
Carlo De Martino nel ruolo di Pulcinella ha emozionato il pubblico con la leggerezza e il lazzo propri del personaggio, presentando grande maestria nello scambio di ruolo con Salvatore Manzo nel ruolo di Furbo, apparentemente invisibile all’occhio dello spettatore.
Contraltare rude ed aggressivo Alessandro Staiano nel ruolo di Capobanda. Eccellente nel ruolo di Pimpinella donna che ricopre tutte le emozioni terrene Claudia D’Antonio.

La coralità del balletto è stata ben espressa dagli interpreti del Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo diretti da Giuseppe Picone, mostrando piena aderenza alle idee del coreografo. Degli  aspetti musicali va detto che Agostini ha svolto un diligente compito affrontando una partitura insidiosa ben oltre le apparenze, con controtempi e irregolarità di accenti introdotti dalla penna di Stravinskij.
Laura Cherici è un soprano di talento ed esperienza, ma la scrittura di Pulcinella è mezzosopranile, così che grazie all’attento equilibrio con l’orchestra la linea vocale è emersa, pur se con il colore che è proprio della cantante di Castiglion Fiorentino.
Giulio Pelligra, disinvolto nella iniziale Era de maggio, ha poi ben padroneggiato la parte tenorile della pagina stravinskiana, così come con buon volume ed estensione si è espresso il basso Alessandro Staiano.

Tonia Barone

Foto di Luciano Romano

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