Il Sole tramonta e risorge sull’eterna Battaglia del Tempo

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Il solstizio d’inverno del 21 dicembre è stato fin dall’antichità  vissuto come giorno di festa, i culti pagani celebravano la rinascita del Sole (Sol Invictus) al quale la Terra, dopo aver raggiunto la massima distanza sulla traiettoria ellittica attorno alla Stella,  tornava ad avvicinarsi con il conseguente allungarsi delle giornate. Sorprendentemente greci, romani, bizantini come tutti i popoli antichi avevano colto i misteri delle stelle pur senza i moderni telescopi, naturalmente qualche errore fu commesso e nel corso della storia molti scienziati e filosofi pagarono con la vita le proprie eretiche, seppur corrette, teorie di Eliocentrismo. Il riferimento all’antichità non è casuale, poiché l’Associazione Scarlatti ha scelto proprio la data del 21 dicembre per ospitare all’interno della propria stagione il concerto dal titolo anch’esso arcaico “Kronomakia”, ideato dall’eclettico Daniele Sepe in collaborazione con il gruppo medievale Micrologus.
Abbiamo incontrato Patrizia Bovi, fondatrice del gruppo Micrologus, per un’intervista su questo progetto. 

Il titolo del vostro concerto è “Kronomakia”, dal greco “La battaglia del tempo”, si tratta più di una latina concertazione non agonistica tra generi musicali o piuttosto una battaglia della Musica per sopravvivere nel corso del tempo ed al tempo attuale?

«Alla base c’era un gioco: gli antichi contro i moderni, sfida nella quale noi partiamo perdenti per lo squilibrio del volume, ci scontriamo contro sassofono, basso e batteria e per di più gli strumenti medievali sono difficilmente amplificabili ma con voci, trombe e percussioni cerchiamo di reggere il confronto. Quindi sì, i due gruppi si fidano in un concertare simbolico tra due mondi, creando un climax ed una tensione musicali che dalla contrapposizione sfociano in un’unione. Questo principio è proprio alla base della visione musicale di Daniele Sepe, lui ha un grande amore per tutta la musica, antica, classica, jazz la conosce benissimo ma nel momento in cui la suona la deve fare propria e quindi in un certo senso stravolgere»

Non è la prima volta che presentate questo progetto al pubblico, i primi concerti risalgono al 2006, mentre la registrazione del cd al 2008. Come è nata questa vostra collaborazione e cosa vi ha spinto a riproporre “Kronomakia”?

«C’era una grande stima, noi ascoltavamo sempre gli album di Daniele e ci piaceva il modo in cui eseguiva e stravolgeva la musica di tradizione orale e il modo in cui trattava tutti i generi con una grande sensibilità e perizia musicale. Quando è nato il progetto c’era Adolfo Broegg con noi e questa stima reciproca è diventata un’amicizia, perché alla base di tutto c’è anche il pensiero che per fare un progetto bisogna piacersi come persone ed amare ciò che si fa. Nel 2006 avevamo suonato in concerto ad Ascoli Piceno, a Spello e poi nel 2007 la Scarlatti ci invitò a Napoli, ma purtroppo Adolfo Broegg non era più tra noi. Quel concerto è stato davvero il più emozionante e toccante, avevamo già cominciato a registrare con lui ed io ho cantato “Gran Miragre” sulla base che aveva inciso all’Oud. Dieci anni dopo c’è una diversa atmosfera, molti musicisti sono cambiati ma il progetto ci piace ancora ed apprezziamo ancora di più il lavoro svolto, è rimasto uno dei pochi dischi che ho inciso che continuo ad ascoltare regolarmente. I brani che eseguiremo sono gli stessi ma è previsto un inedito a conclusione del concerto»

“Kronomakia” è una commistione di generi all’apparenza molto diversi eppure il jazz e la musica medievale presentano anche elementi in comune, pensiamo ad esempio alle scale pentatoniche. In concerto emergono di più le differenze o le similitudini?

«Daniele Sepe rappresenta l’incontro tra i generi, la sua versatilità ci ha offerto la possibilità di unione, ci è venuto incontro sfruttando la musica modale e utilizzando tonalità compatibili con la natura dei nostri strumenti. Abbiamo preso le melodie come fossero degli standard ed abbiamo arrangiato tutto dando vita alla “battaglia”»

Il suo gruppo Micrologus ha dimostrato in numerose occasioni, con i successi ottenuti. che la musica antica non annoia e “Kronomakia” nasce dalla volontà dichiarate di rappresentare lo scontro-incontro tra due mondi, cosa pensa invece dei suoi colleghi che presentano commistioni di genere in maniera non manifesta forse per paura di non ricevere applausi sufficientemente calorosi?

«Dichiarare le proprie intenzioni e le commistioni di generi è l’unica maniera possibile per farlo, abbiamo appositamente messo gli angeli con il contrabbasso e il sax in copertina. Non pensavamo assolutamente ad un progetto filologico, è evidente, volevamo proprio lavorare sulle melodie antiche e rielaborarle in un contesto attuale. La musica può essere eseguita ed interpretata liberamente l’importate è dichiarare che ciò che si fa è interpretazione personale, solo così si rispetta l’autore ma soprattutto il pubblico che ti ascolta, poiché noi musicisti abbiamo anche la responsabilità di trasmettere un patrimonio artistico. Prima dell’esecuzione c’è un lavoro di ricerca musicologia che nel corso degli ultimi quarant’anni ha portato a grandi scoperte, ignorare questo lavoro sarebbe disonesto»


Il concerto si svolgerà il 21 dicembre alle ore 20:30 presso il Teatro Sannazaro di Napoli. Sul palco l’Ensemble Micrologus composto da Patrizia Bovi (canto, arpa gotica, castagnette, buccina), Goffredo Degli Esposti (flauto traverso, flauto doppio, zufolo e tamburo, cornamusa/electronic bagpipe, cennamella), Gabriele Russo (ckelharpa, viella, cornamusa, buccina), Simone Sorini (canto, citola), Enea Sorini (canto, salterio a percussione, tamburello, darbukka, bendir, riqq), Peppe Frana (oud, liuto arabo) sfiderà in questo gioco musicale la Rote Jazz Fraktion composta da Daniele Sepe (sax e flauti) Emilia Zamuner (voce) Alessandro Morlando (chitarre) Tommy De Paola (pianoforte e tastiere) Davide Afzal (basso) Paolo Forlini (batteria)

Emma Amarilli Ascoli

Foto di Emanule Ferrigno

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