Angeli loro malgrado: “Dei senza Olimpo”

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Venerdì 5 ottobre, alle ore 18, presso palazzo Fazio, in via del Seminario, a Capua, in un evento voluto ed organizzato dall’Associazione Aliante, il prof. Domenico Sapio, docente di Letteratura Poetica e Drammatica presso il Conservatorio di Napoli San Pietro a Majella, presenterà il suo più recente lavoro “Dèi senza Olimpo”, edizioni Intra Moenia.
In copertina, ad introdurci immediatamente nell’argomento e a regalare al packaging un aspetto tipicamente retrò o modernamente vintage, il dipinto “Ritratto di soprano castrato” di Anonimo di scuola napoletana.
Con meticolosità storica e sensibilità vi si narra la irripetibile e dolorosa esperienza delle “voci d’angelo”, tra problemi fisici e di scoramento, nel secolo d’oro del barocco, sotto l’incalzare poi dell’Illuminismo e della ricerca di equilibrio neo classico, fino a quando correnti preromantiche non presero a spingere al di là delle Alpi, all’avvento di queste nuove estetiche il fenomeno dei cantori evirati non sopravvisse. Infatti, la revoca papale del 1798 del divieto per le donne di calcare la scena e i decreti napoleonici contro l’evirazione a fini artistici, segnarono per sempre la fine di un’epoca (anche se dobbiamo attendere circa un secolo di più per vedere il fenomeno totalmente estinto).
Quel “Mulier taceat in ecclesia” imperativo di Paolo di Tarso e frutto di una concezione sessuofobica e misogina della fede, apparteneva oramai per sempre al passato.
Alla professoressa Rosa Morelli, nel cui salotto culturale pare essere iniziata questa avventura letteraria è affidata anche l’introduzione del libro: “questo mondo prende vita, si riempie di quei protagonisti presenti e vivi (…), persone reali, carne palpitante, cuori dolenti, voragini di solitudine o di presunzioni, così questa umanità incontra il lettore”.
E in questo incontro, sostiene ancora la Morelli, è da ricercarsi il senso della storia come dialogo senza soluzione di continuità con il passato e con i suoi interpreti, a cui spalancare mente e cuore.
Non è sicuramente casuale la scelta dell’impaginazione, studiata da Sapio in modo da parlare anche attraverso le numerosissime, accurate immagini, attraverso i volti dei protagonisti, perché i loro nomi non restino tali ma, associati ad una fisionomia, possano diventare evocativi di sentimenti ed emozioni.
Con l’umiltà che distingue un “signore” di grande cultura, un ricercatore e un musicologo, un musicista e compositore, un poeta e librettista, il nostro poliedrico autore, nel sottoporre il frutto del suo impegno, chiede al lettore, ringraziandolo, di riservare un posticino nel proprio cuore per questi dei senza Olimpo, per cui provare un po’ di affetto, e per se stesso. “Levità e semplicità” sono i punti di forza individuati e incontrovertibili dello stile espositivo. Ne emerge uno spaccato del Regno di Napoli del Settecento, centro di eccellenza del tempo e traboccante di musica, mentre i riflettori si accendono sugli ori delle sale e sull’opulenza della festa teatrale barocca, sulla ricerca dell’artificio spinto all’estremo, persino contro natura appunto, con il solo imperativo di stupire ad ogni costo e nel senso di un edonismo conturbante ed epidermico. In questo è da ricercarsi il segreto del successo che regalò a questi singolari personaggi, capricciose star con cachet da capogiro, incorreggibili “latin lover” strano a dirsi, la ribalta dei più importanti teatri del mondo.
Il testo ha il pregio di puntellare date e luoghi che rappresentano snodi cruciali per la storia della musica e pietre miliari della formazione di tutti gli studenti in discipline musicali. La nascita del melodramma a Firenze in seno alla Camerata de’ Bardi, quella a Venezia dei primi teatri impresariali da cui prese il via il business dell’opera, la celeberrima Querelle des Buffons e poi la riforma che nuovamente divise il pubblico in gluckisti e piccinnisti e tanto altro ancora.
Non manca inoltre di appassionare per le numerose informazioni e curiosità anche sugli aspetti di vita pratica e legati alla quotidianità: i quattro conservatori napoletani nati come istituti di pietà, la sacralità della cerimonia di ammissione, la giornata tipo dello studente, l'”addestramento” maniacale cui erano sottoposti i castrati, le privilegiate condizioni di cui godevano rispetto agli “integri” e persino il menu proposto nei refettori. Qualche nota scientifica ravvisabile nei dettagli relativi alla pratica dell’intervento di castrazione, indagato come fenomeno dalle origini misteriche fino nei suoi aspetti più propriamente medici.
Sicuramente l’aneddotica snocciolata con la cura di generare progressivamente nel lettore un filo suspense, rappresenta la parte più succulenta ed originale e arricchisce di gusto la narrazione.
Il ritrovato “interesse filologico per il barocco musicale testimoniato dalle tante esecuzioni da camera e con strumenti d’epoca, ha nuovamente acceso i riflettori su questi cantanti ostracizzati e demonizzati e sul loro meraviglioso e difficilissimo repertorio  a dispetto della cappa di oblio che per circa due secoli li ha celati all’attenzione e all’ammirazione del pubblico”.
Lasciamoci dunque soggiogare dal “fascino magnetico di queste creature sicuramente fragili di questi uomini sicuramente defraudati, di questi Dei scacciati dal loro Olimpo che, pur nella comune condizione mortale, avevano materializzato l’immortalità nel fuoco di cristallo della loro voce la cui ecco seppur svanita per sempre vibra ancora di un brivido di eternità” ( D Sapio)

Mariapaola Meo

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