IL CINEMA RACCOGLIE L’EREDITA’ TEATRALE DI BROADWAY

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E’ a Hollywood nel 1927 che il musical cinematografico nasce ufficialmente con The Jazz Singer di Alan Crosland, primo film sonoro e canoro della storia del cinema. Il musical cinematografico cresce in stretta simbiosi con le rappresentazioni teatrali di Broadway prima e londinesi poi; nascono infatti versioni su celluloide tratte da musical teatrali ma anche situazioni nuove, musiche originali composte appositamente per il cinema.
E succede poi anche il contrario, non è raro infatti che da film di successo si ricavino poi fortunate commedie musicali messe in scena ancora oggi.
Anche durante la crisi economica degli anni ’30, ad un americano non mancavano mai 10 cents per andarsi a vedere un film-musical, semmai non poteva permettersi il più costoso biglietto d’ingresso per uno spettacolo di Broadway. Ecco che nel 1930 Hollywood produsse più di cento film musicali, contro le poche decine di allestimenti di Tin Pan Alley.
Il cinema intraprese dunque una sfida con i teatri. All’inizio i film erano muti e costituirono una minima concorrenza, verso la fine degli anni ’20 i critici preconizzarono che il cinema avrebbe in breve tempo soppiantato il teatro.
I Musical dei ruggenti anni ’20 tesero ad ignorare la trama in favore dell’enfatizzazione della popolarità di attrici ed attori, di grandi numeri di danza, e canzoni popolari. Si comprende quindi in quale misura il boom del musical cinematografico abbia rappresentato in quegli anni un’industria, alla quale sarebbe stato difficile rinunciare.
Il genere musical da sempre ha, a livello competitivo la cosiddetta forma-canzone: quest’ultima denominata song o canzonetta, subisce nel musical, dapprima influenze operistiche, jazz folk, successivamente, nell’attuale epoca postmoderna è arricchita dalla musica pop, rock, soul, rap, dance. 

Osservando i ruoli della canzone nel musical emerge anzitutto il problema della forma d’arte che esso rappresenti, non si tratta di super genere, o neogene o antigene, ma di qualcosa sui generis, dove la musica è garanzia di un modo di essere e di comunicare.Fin dai primi successi, già sul finire dell’Ottocento, il cinema trova molti estimatori, che cercano di equipararlo ad altri linguaggi espressivi: il teatro, la letteratura, la pantomina, i cicli d’affrechi, il coevo fumetto. E anche l’arte figurativa può vantare paragoni con il mondo dell’immagine semovente, il paragone più frequente riguarda il mondo delle arti visive classiche quali pittura e scultura.
Diciamo che il musical è un genere cinematografico che deriva, dal punto di vista storico-culturale, dal teatro di Broadway, il quale a sua volta rappresenta un felice compromesso fra la tradizione operettistica europea e le nuove forme della canzone americana, delineandosi dall’inizio del ‘900 tra le molteplici sonorità colte e popolari, tradizionali e moderne, come il songs, il burlesque, il country dei bianchi, il blues, lo Spirituals, e l’hot jazz dei neri.
Il musical cinematografico, nel periodo aureo hollywoodiano, fra gli anni ’30 e ’50 conferma la bravura dei compositori George Gershwin, Ira Gershwin, Cole Porter, Irving Berlin, Jerome Kern, Richard Rodgers che assunsero l’appellativo di songwriter, scrittore di canzoni. Da notare che i pezzi forti di ogni musical sono proprio i repertori canzonettisti, in cui gli attori danno prova di essere dei bravi cantanti o eccelsi ballerini o entrambe le cose. 

Gabriella Spagnuolo

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