Il Jazz a casa di Emmet Cohen

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Un pianista, una casa in cui suonare e tanti ospiti con cui improvvisare come nelle migliori tradizioni jazzistiche.
Emmet’s Place è da quasi due anni un luogo della musica jazz che ha conquistato spettatori e critica proponendosi come spazio aperto per  concerti e jam session realizzati all’interno di una casa, quella del pianista Emmet Cohen.
Ma soprattutto, questa dimora, piccola per dimensioni, intima e raccolta, costituisce ormai una sorta di calamita per i musicisti che vivono a New York o che si trovino a passare da lì.
L’invito è sempre valido e la casa ad Harlem sempre affollata di cantanti, trombettisti, sassofonisti, artisti di ogni genere che con la massima disponibilità si recano in casa del pianista, finalista al Thelonious Monk International Piano Competition nel 2011 e vincitore dell’American Pianists Award nel 2019,  a suonare all’insegna delle migliori improvvisazioni, quelle che da sempre hanno avuto gran parte nel jazz.

Performance non studiate, né tantomeno definite, ma nate sul momento e trasmesse dal vivo mentre prendono vita davanti ai sensi degli ascoltatori.
Gli ascoltatori/spettatori sono quelli del web, avendo il luogo preso forma all’inizio della pandemia, periodo in cui la propria casa è diventata protagonista della vita di ognuno a causa del ritiro forzato. Proprio in quel momento casa Cohen ha cominciato, appena possibile,  a riempirsi di piccoli combo ogni volta diversi, costituendosi così come una sorta di rifugio in cui la musica potesse riuscire a sopravvivere al momento drammatico con cui le arti hanno dovuto giocoforza fare i conti.

Sono bastati un canale youtube, una fotocamera e pochi microfoni per realizzare un successo planetario, con tantissime esibizioni seguite ormai dagli appassionati di jazz di tutto il globo.
Diffusisi ben presto anche sui social, i Live Set Concerts sono riusciti nell’intento di raggiungere il pubblico di appassionati ovunque esso si trovi, restituendo in tal maniera la musica al mondo, se pur nelle sole forme streaming concesse dall’irrompere del corona virus nelle vite di noi tutti.

E così da Emmet’s Place sono passate Cyrille Aimèe, Samara Joy, Veronica Swift, come anche gli amici Christian McBride e Tivon Pennicot.
E ancora, Bruce Harris, Regina Carter, Seamus Blake. Tutti hanno dato vita a grandi esibizioni che partono dagli standards più famosi e approdano, quando vogliono, a composizioni più originali. Oppure si propongono in jam sessions pure, in cui la libertà espressiva, sfidando spavaldamente chiusure e restrizioni, la fa da padrona, scavalcando distanziamenti e mascherine per raggiungere le orecchie di ognuno. In ogni formazione il pianista trentunenne fa da accompagnatore e contemporaneamente da protagonista, esprimendo come sempre il suo grande  e bel talento negli assoli, sempre limpidi ed ampiamente fluidi, con uno stile che concede spazio ad ognuno dei presenti.

Angela Caputo

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