In principio era Johann Sebastian

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Una domanda sorge spontanea: “ Perché tutto comincia da Bach?”.          La risposta altrettanto: “Perché J. S. Bach crea sistemazione, stabilisce i fondamenti al sistema tonale, quello sul quale si scrive, si canta, si fischietta la musica, quello al quale le nostre orecchie, anche per chi non ha mai visto una nota scritta sul pentagramma, naturalmente rispondono.”
La serata di sabato 8 aprile 2017, promossa dalla Fondazione Pietà de’ Turchini, per la stagione 2016/17, alla Chiesa di Santa Caterina da Siena a Napoli, ha continuato ad essere dedicata proprio alla musica di uno dei più grandi compositori di tutti i tempi, J. S. Bach, proponendo l’originale dj-set su musiche classiche a cura di Astor Palmieri, con ospite d’onore il critico musicale Dino Villatico.
Astor Palmieri, al secolo Bruno Mugnai, è stato il primo, in Toscana, e forse in Italia, a sperimentare il deejaying classico.
Diffusore di musica colta con consolle e dischi in luoghi pubblici, conduttore di Controradio, di Rete Toscana classica: «Se un dj di musica da ballare si appoggia soprattutto al ritmo, noi dj classici possiamo contare sull’ armonia e spesso mixiamo diverse versioni di uno stesso brano, di una pagina scritta per strumento solista e la sua trascrizione per orchestra, o viceversa, trovando punti precisi che facciano da sutura. Oppure, cuciamo insieme pagine simili per tematica, ma appartenenti a epoche diverse». E ancora: «Non si può mixare tutto, la musica barocca è forse quella che dà più soddisfazioni: che bello miscelarla con quella contemporanea, i compositori del Seicento avevano lo stesso gusto per la sperimentazione di quelli di oggi».
E proprio la musica barocca e Bach, miscelate dalle sue mani sapienti, sono state il filo conduttore di una serata veramente particolare che ha sovvertito anche la tradizionale modalità di un ascolto di musica classica nell’assoluto silenzio. Il pubblico è stato invitato a un aperitivo di apertura che ha anticipato l’atmosfera informale in cui si è svolta la serata, con l’ausilio anche di una giovanissima e intraprendente valletta scelta fra il pubblico, che si è divertita ad interrogare i presenti sull’ eventuale legame tra Bach e Napoli. Varie e improbabili le risposte, fino a giungere alla “Cantata del caffè”, scritta da Bach, di argomento umoristico, nella quale un padre rimproverava la figlia a causa del suo terribile vizio di bere caffè, ammonendola che se non avesse smesso di berlo, non le avrebbe permesso di sposarsi.
La fanciulla ubbidisce all”ordine paterno e si sposa con la clausola di poter bere tutto il caffè che vuole.
Around Bach. E qui subentra l’altro protagonista della serata, il critico Dino Villatico, che ha presentato un Bach che supera distinzioni di genere creando una musica assoluta; un artista considerato talmente spirituale da essere inavvicinabile, anche se, spesso, non si è tenuto conto della sua immensa umanità. “La sua musica riflette canoni inattaccabili da opinioni estetiche soggettive. È perfetta e, quindi, ricca di emozioni, mentre si apre a squarci di humour è capace di tuffarci in abissi di tristezza“. Bach è nato nel solenne crepuscolo dell’arte barocca ed ha raggiunto il massimo della sua potenza di creatore e di esecutore mentre in Europa e, in particolare, in Francia e nella Germania meridionale, si diffondeva il gusto rococò. Bach era un’artista totalmente immerso nella dimensione religiosa dell’esistenza e della conoscenza che esprimeva il connotato originale di quella ricerca filosofica che voleva tentare una conciliazione tra il nuovo razionalismo imperante e la metafisica. Egli sembrava al suo tempo un uomo fuori del suo tempo: la sua musica poteva apparire antica mentre noi oggi sappiamo che egli aveva, in realtà, precorso lo sviluppo musicale dei suoi tempi.
Ciò potrebbe spiegare le ragioni per cui, dopo la sua morte, sparì dal repertorio dei concerti, ma la sua musica continuò a fecondare la musica europea attraverso i suoi allievi sparsi dovunque in Europa: Beethoven è stato allievo di un allievo di Bach, Christian Gottlob Neefe, che gli regalò una copia del Clavicembalo Ben Temperato trascritto di sua mano e con cui Beethoven si esercitava.
Lo stesso Chopin fu allievo di un allievo di Bach, Elsner. Da lui apprese i fondamenti del contrappunto, ai quali restò fedele in tutta la sua opera. Egli riteneva, infatti , che solo lo studio del contrappunto potesse far comprendere le funzioni armoniche. Quindi il patrimonio musicale da lui creato cadde in un oblio un oblio soltanto apparente, al quale verrà sottratto ai primi dell’Ottocento, quando, nel clima romantico e religioso della Restaurazione , la sua opera venne recuperata e ripresentata come un geniale affresco dell’eterna condizione dell’Uomo.
Una serata sicuramente un po’ speciale, in cui il “fenomeno Bach” è stato presentato attraverso una vera e propria lezione di armonia e composizione, il cui valore aggiunto è stata proprio la guida all’ascolto di brani scelti da Villatico e miscelati da Palmieri che, ognuno a modo proprio, sono arrivati al cuore di un pubblico che, a fine serata, si è ritrovato senz’altro arricchito e divertito dall’inusuale esperienza.

Katia Cherubini

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