La musica di Stravinskij incontra Picasso al Museo di Capodimonte

0

«Napoli, la Russia, la Spagna e Parigi si incontravano nell’arte di Picasso che si poneva al servizio della “Scuola dei Sei” e di Diaghilev e Stravinskij» ha affermato Sylvain Bellenger direttore del Museo di Capodimonte introducendo il concerto inaugurale della Rassegna La Musica racconta Picasso realizzato dal Conservatorio di San Pietro a Majella, il 24 aprile 2017 presso la Sala della Culla del Museo di Capodimonte.
La rassegna celebra i Cento anni in Italia di Picasso, presentando la Suite da concerto Pulcinella di Stravinskij, eseguita dall’Orchestra San Pietro a Majella diretta da Francesco Vizioli.
Continua così l’efficace collaborazione tra il Conservatorio di San Pietro a Majella e il Museo di Capodimonte iniziata lo scorso anno per le celebrazioni di Paisiello.

La scelta di presentare la Suite da concerto Pulcinella, ha affermato il direttore del Conservatorio Elsa Evangelista, nasce dal legame della partitura stravinskiana con Giovanni Battista Pergolesi e in generale con al Scuola Napoletana.
Dei falsi pergolesiani, ovvero del grande fenomeno di attribuzioni al divino musicista di Jesi, di opere composte da musicisti minori e pubblicate da editori senza scrupoli.
Il concerto è stato preceduto da una lettura/analisi condotta dal maestro Francesco Vizioli dei punti salienti della partitura di Stravinskij ispirata a brani di Pergolesi e suoi imitatori, accompagnato al pianoforte da Alessandro Schiavo Moriello, al violino da Riccardo Zamuner e dal tenore Vincenzo Tremante.
La mostra Picasso e Napoli: Parade al Museo di Capodimonte di Napoli sino al 10 luglio 2017, curata da Sylvain Bellenger e Luigi Gallo ha come elemento centrale la grande tela/sipario creata da Picasso per il balletto Parade, costruita, non più secondo i canoni del cubismo, ma nella cifra del nuovo periodo segnato da un ritorno al segno tradizionale e all’abbandono della sperimentazione, con il tratteggio di figure solide e quasi monumentali, con suggestioni oniriche.
Parade vide la luce nello studio romano di Picasso, in una temperie fortemente condizionata dall’emergente Futurismo.
Sylvain Bellenger ha evidenziato come le pur notevoli dimensioni della Sala dei Balli fossero insufficienti a ospitare adeguatamente la grande tela di Picasso che, infatti, vanta pochissime esposizioni nel mondo, dall’epoca della sua prima adozione nella messa in scena.
Con la sua grande personalità, Diaghilev ha condizionato i primi decenni del ‘900, con la capacità di essere creativamente nell’Avanguardia e con la una visione di leggerezza del balletto, rispondendo alla domanda cruciale dell’arte novecentesca di cosa esprima l’opera e non di cosa essa rappresenti.
Uomo catalizzatore di energie Diaghilev ha avuto la consapevolezza di far incontrare e collaborare i massimi esponenti delle Avanguardie e, a partire dalla Grande Guerra di rivolgere il proprio interesse verso un Mediterraneo osservato con gli occhi di un russo e interpretato nell’ottica dello sfavillio, dell’esotico e del primitivo.
Le creazioni della sua troupe i Ballets Russes non potevano che nascere dalla sinergia creativa di coreografi, pittori, musicisti, librettisti e interpreti incanalati nella cultura dell’Avanguardia, del Moderno, del tempo sinusoidale e bergsoniano, della cultura del progresso e della macchina.
In questa temperie nasce il balletto Parade, tra gli echi della guerra, di solitudini e paure, dalla capacità che nonostante gli orrori, lo spettacolo potesse e dovesse continuare.
Diaghilev si affidò a Cocteau per il soggetto e per non perdere il pubblico, Picasso, vittima della solitudine per la recente perdita della compagna e la chiamata al fronte dei suoi amici, accettò la proposta del poeta.
Si tratta di un balletto di soli 15 minuti che però rappresenta quasi un manifesto dell’arte dell’avanguardia.
Nella mostra allestita a Capodimonte sono presenti non solo i bozzetti per Parade, ma anche per l’opera successiva, Pulcinella, andata in scena nel 1920 e che ha visto Picasso, Stravinskij e Massine in viaggio a Napoli e dintorni per trovare ispirazione ed immergersi nella cultura partenopea.
Diaghilev voleva una grande visibilità della maschera tradizionale di Pulcinella e alla Scuola Musicale Napoletana nei costumi, nelle scene e soprattutto nella musica.
La serie di bozzetti mostra la lunga gestazione prima della realizzazione delle opere definitive, i compromessi tra le proposte di Picasso e le scelte di Diaghilev, la supervisione e il sostegno di Stravinskij.
Nella mostra sono presenti anche i bozzetti di Depero, cui Diaghilev aveva commissionato i costumi per il balletto Le Chant du rossignol, progetto abbandonato per decisione di Cocteau che riteneva il Futurismo un fenomeno tutto italiano lontano dal clima culturale internazionale.
Diaghilev coinvolse Depero nella progettazione dei costumi del balletto Parade e in particolare per il cavallo, innestando il cubismo nelle sperimentazioni del futurismo, rileggendo la tradizione dei Pupi siciliani.
L’esecuzione musicale della Suite da Concerto “Pulcinella“, brano dalla considerev
ole complessità ritmica e dalla ricca tavaolozza timbrica, è stata calorosamente apprezzata dal pubblico numerosissimo.
In bella evidenza l’oboe solista, la tromba, i flauti e il fagotto; gli archi, efficaci i soli delle prime parti tutte,  hanno reso le alternanze e i contrasti tra le sonorità evocanti il barocco e le durezze novecentesche, accentuate dalla direzione di Vizioli, concertatore colto e conduttore dal gesto efficace sempre tempestivo.
Un ennesimo successo di una collaborazione tra Elsa Evangelista e Sylvain Bellenger, fortemente auspicata dal maestro Riccardo Muti fin da quando l’attuale direttore del Museo di Capodimonte ricopriva analoga carica a Chicago.

Tonia Barone

Foto di Emanuele Ferrigno

Stampa
Share.

About Author

Comments are closed.