Canti d’Amore e di Calabria

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Una serata all’insegna dell’Amore per il terzo appuntamento del Festival Sicut Sagittae diretto da Antonio Florio, presso la Domus Ars di Napoli.
L’affascinante  voce di Pino de Vittorio, accompagnato dall’ensemble Laboratorio ‘600 diretto da Franco Pavan, ha cantato l’amore per le donne e per la terra natia vicina o lontana, ma fra tutti il sentimento che più ha animato la serata del 24 novembre è stato quello per la musica.
“Occhi Turchini”, questo il titolo del recital tratto dall’omonimo cd edito dalla prestigiosa etichetta spagnola Glossa, è un viaggio tra le canzoni popolari sacre e profane della tradizione calabrese ricca di influenze bizantine, greche, albanesi ed arabe, poiché da sempre il Sud ha accolto e fatto proprie le culture dei suoi conquistatori e delle minoranze che ha ospitato.
Laboratorio ‘600 nasce dalla volontà di lavorare con un piccolo gruppo di strumenti a pizzico su repertori dimenticati della musica italiana, ponendo al centro del lavoro il rispetto per le fonti ed i manoscritti, stemperato solo al momento dell’esecuzione per esprimere la propria concezione artistica.
Per “Occhi Turchini” Franco Pavan, tiorba e chitarra battente, e Pino de Vittorio, voce, chitarra battente e percussioni, si sono avvalsi della collaborazione di due virtuosi d’eccezione Flora Papadopoulos, all’arpa e Fabio Accurso, al liuto.
La loro interpretazione ha dimostrato ancora una volta che non serve stravolgere le partiture o inventare commistioni di genere per stupire e appassionare il pubblico che infatti è accorso numeroso fino a restare in piedi pur di ascoltare i canti e le danze della Calabria antica ringraziandoli con applausi calorosi ed addirittura fragorosi quando al primo bis, una canzone della tradizione calabro-albanese, è seguito un secondo bis: la celebre Tarantella del Gargano “Sona a battenti” nell’arrangiamento di Pino de Vittorio.   

Servono amore ed umiltà per mettersi a servizio della musica ed è questa passione che ha tenuto in vita per secoli i canti tradizionali e che oggi, grazie al lavoro di questi musicisti specialisti nel repertorio antico, non è più circoscritto alle memorie locali, ma può essere apprezzato in tutto il mondo. “Dobbiamo essere grati agli anonimi musicisti del Seicento e del Settecento, che con cura e amorevole destrezza hanno trascritto veri e propri capolavori che ci giungono dalla tradizione di una delle regioni più belle d’Italia” ha commentato Franco Pavan, felice di tornare alla Domus Ars per il secondo anno consecutivo insieme a Pino de Vittorio.

Emma Amarilli Ascoli

Foto di Emanuele Ferrigno

 

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