‘Qui e ora’ un cinico umorismo tra le lamiere di due scooter

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Qui e ora’ scritto e diretto da Mattia Torre è uno spettacolo andato in scena al Teatro Verdi di Salerno, giovedì 29 marzo 2018, intessuto di ironia e cinismo, oltre che di un umorismo noir che coinvolge lo spettatore, tenendolo sospeso fino all’ultima battuta. Si racconta di un incidente stradale tra due scooter, avvenuto in una strada periferica a ridosso del Grande Raccordo Anulare di Roma, a terra ci sono due uomini. Mattia Torre, sceneggiatore e regista romano, che spazia a tutto campo dalle serie TV al cinema, dal teatro alla scrittura, passando attraverso serie cult di grande successo come Boris (2007-2010), anche in questo testo, con indiscutibile versatilità creativa, ha maneggiato con padronanza comicità e dramma, cinismo e sentimento, combinandoli in una commedia dal sapore tragico, che non si sottrae a spazi di più profonda riflessione. Con un incedere tragicomico i due sopravvissuti, emblematici di una disperata conflittualità sociale, si raccontano dopo lo scontro, in un 2 giugno di festa e di soccorsi che stentano ad arrivare. Il primo ad emergere dalle lamiere è Aurelio Sampieri, interpretato magnificamente da Paolo Calabresi, chiamerà il 118 che non arriverà, poi, nonostante sia visibilmente azzoppato, visto che fa lo chef protagonista del programma radiofonico di cucina “Qui e ora”, sarà costretto dalla sua sede radio ad improvvisare una diretta del programma, senza essere capace di sottrarsi raccontando gli accaduti. Al nostro l’estro non manca, inventerà senza copione ricette e menù vari, nonostante l’incidente, i soccorsi che non arrivano e il presunto suo investitore ancora immobile, per terra. Claudio Aliotta, interpretato magistralmente da Valerio Aprea, è l’altro sopravvissuto, un disoccupato di indole semplice, privo di malizia, capace però di dire la sua al momento giusto. Infatti all’incalzare dell’uomo di successo, che sembra sempre stare sotto i riflettori e che lo additerà come responsabile dell’incidente, Claudio darà una sua illuminante versione del ‘qui e ora’. La locuzione, spiega il bonaccione, appartiene al gergo tennistico, significa non disperdersi ma focalizzare l’attenzione sulla palla, che va guardata da quando si stacca dalla racchetta dell’avversario fino a quando colpisce l’altra racchetta. Un insegnamento di vita, che viene da chi meno te lo aspetti, mentre tra i due si dipana una vera e propria schermaglia dialettica, rapida e mortificante da parte di Aurelio, più riflessiva e pacata da parte dell’altro, che rivelerà tic e nevrosi dell’uomo contemporaneo. Ironico, graffiante e paradossale, lo scontro tra gli scooter è uno scontro che si dilata, investendo la conflittualità che caratterizza la società, con peculiarità e accentuazioni tipiche del nostro Bel Paese che fu. La crisi sociale ha purtroppo accentuato l’ egoismo, il cinismo, la violenza ed il valore della solidarietà sembra del tutto affievolito, mentre sopraffazione, narcisismo e ostentazione non si placano nemmeno tra le lamiere di un incidente stradale. A Mattia Torre il merito di averci messo di fronte al paradosso di una situazione che presupporrebbe, esattamente, quello che invece non è accaduto, la tempestività e l’efficienza dei soccorsi, la reciproca solidarietà tra le vittime, un moto di umana pietà per l’altrui dolore, riuscendo l’autore a tracciare un profilo alquanto allarmante, ma inesorabilmente veritiero, della crisi di valori che investe il nostro Paese. I due interpreti, a loro volta, hanno confermato pienamente il talento e la versatilità attoriale, imprimendo e mantenendo il giusto ritmo recitativo, comicità e battute a parte, resta nello spettatore un senso di corrosione e la riflessione sul retrogusto amaro di una condizione diffusa del nostro vivere.

Marisa Paladino

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