San Potito: una Julliard napoletana nel cuore artistico della città

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Il “Weekend della Cultura” è un’iniziativa, patrocinata dalla Camera di Commercio di Napoli e da Simpresa, che ha avuto luogo nella città il 31 marzo, il 1 e il 2 aprile, in concomitanza con le festività pasquali. Numerosi i musei e i siti presenti sul territorio che hanno aperto le loro porte gratuitamente ai visitatori, tra questi il Complesso Monumentale – Chiesa di San Potito, in via Salvatore Tommasi 5, ex via San Potito, nel cuore pulsante del centro storico.
Ad accompagnare i visitatori è una guida d’eccezione, il maestro Carlo Morelli, direttore del coro giovanile del San Carlo e presidente dell’Associazione “Ad Alta Voce”, nata nel 2003 con la finalità di scoprire nuovi talenti e dare impulso ad una serie di attività di formazione e divulgazione nel campo della musica e delle arti ad essa collegate.
Il Complesso Monumentale comprendeva originariamente la grande Chiesa del 1615, il Convento delle suore, famose per essere da Basiliane divenute Benedettine in una sola notte, ed un meraviglioso Chiostro.
Il Convento e il Chiostro sono oggi sede della Caserma Garibaldi e la porta che vi conduceva attraverso la clausura è murata.
La Chiesa in una navata unica, secondo lo spirito della controriforma, calamita immediatamente l’attenzione su di un altare splendidamente conservato e sovrastato da un incantevole lampadario a cristalli perfettamente funzionante. Il rosa antico originale delle pareti è inconsueto e affascinante e i materiali, soprattutto il tufo, ne rendono l’acustica perfetta ad ospitare eventi musicali.
Sede di una potente Arciconfraternita, quella dei Banchi di San Potito, che annoverava duecento tra confratelli e consorelle, di cui è conservato un registro, il complesso vantava, inoltre, come risulta dagli archivi del Banco di Napoli, un prestigioso coro di 38 elementi tra uomini e donne, e geniali compositori di scuola napoletana scrivevano per la liturgia domenicale.
La stessa Scuola Napoletana, per intenderci, che ha alfabetizzato il linguaggio musicale delle più importanti corti europee, inventato l’Opera buffa e influenzato le sorti del melodramma, che, seppur nato a Firenze, ha, solo grazie al genio dei napoletani, trovato slancio, freschezza e forza propulsiva. Ma la nostra è una città che, intorpidita dalla bellezza cui si è assuefatta, dimentica con troppa facilità.
Morelli spiega che la Chiesa, chiusa in seguito agli eventi sismici dell’80, abbandonata al degrado e all’incuria, è, di recente, stata riaperta in seguito ad un importante intervento di ripristino fortemente voluto ed attuato ad opera della sua associazione, un intervento che si colloca in un più ampio progetto di restauro che presupporrebbe un investimento stimato pari a circa 4 milioni di euro.
“San Potito ad Alta Voce” è il titolo di questo ambizioso progetto che si propone, attraverso Meridonare, piattaforma di crowdfunding sociale della Fondazione Banco di Napoli, non solo il recupero di un bene di interesse storico, religioso e architettonico di inestimabile valore e la sua restituzione ai napoletani e non solo, ma anche, mira a farne un luogo in cui vivere la cultura e riconquistarne il diritto anche per le classi sociali disagiate. In questa direzione va l’impegno profuso nel recupero dei ragazzi problematici delle periferie, dove tanta è la voglia di riscatto, e dei detenuti nel carcere minorile di Nisida, in cui lo stesso maestro Morelli, una volta a settimana, presta gratuitamente la sua opera di rieducazione attraverso la musica.
«Oggi la città è in preda ad una barbarie, ad una ferocia che non ricordo – dice ancora Morelli -“e da qui la necessità di lavorare con l’arte, perché più che mai è ciò di cui abbiamo bisogno, rigenerare una persona si può solo attraverso i percorsi dello spirito, attraverso la bellezza come linguaggio universale».
Creare, fornendo alternative di vita, un circolo virtuoso che ingeneri una controtendenza nella condotta del singolo e che si allarghi a macchia d’olio con delle ricadute positive sulla comunità, sottraendo terreno all’avanzare della criminalità organizzata, può essere la risposta. “E se non ci provassimo saremmo sconfitti in partenza”.
Attraverso la creazione di un’Accademia permanente, in cui si insegnino, non solo le performing arts, su modello della Julliard di New York,  ma anche le professioni dello spettacolo cosiddette “dietro le quinte”, si punta a fare di San Potito un’eccellenza, memore dei fasti del passato, una fucina di idee e produzioni che ne faccia un punto di riferimento nazionale ed internazionale e restituisca a Napoli quel ruolo di capitale della musica e della cultura che le è tanto congeniale.
«La Chiesa non è sconsacrata, ma sospesa al culto – continua il direttore – ed importante sarebbe, altresì, ripristinare al suo interno la funzione liturgica, almeno una volta al mese, magari in latino, vero codice della globalizzazione al fianco della musica; o addirittura celebrarvi quella Messa degli Artisti, tradizione tutta napoletana che vedeva prendere parte al rito esclusivamente artisti e musicisti, i quali a turno si prestavano ad animare la liturgia, in un coacervo meraviglioso di generi e sonorità» Dunque una Chiesa dei giovani e degli artisti!
Oggi la Chiesa è completamente cablata e coperta dal segnale Wi-Fi, ma nel futuro di San Potito potrebbe esserci la creazione di un percorso tridimensionale in cui a fare da guida siano ologrammi con le fattezze dei personaggi che ne hanno fatto la storia.
Ad affiancare e coadiuvare Morelli nelle sue iniziative, oltre ai ragazzi dell’associazione, 42 giovani talenti del panorama musicale partenopeo, che hanno mosso i primi passi nelle file del coro giovanile e che faranno parte, per That’s Napoli, di una serie di concerti al via il 7 aprile ed in programmazione fino al 15 luglio, con una platea di 600 posti a sedere.
La Chiesa di San Potito è aperta quotidianamente dalle 9,30 alle 18, ma in concomitanza con gli spettacoli lo sarà fino a mezzanotte e, a giorni, si prevede anche la riapertura della storica scala che vi conduce da via Pessina.
La Chiesa ospita altresì una Sezione Barocco, diretta dal maestro Dario Ascoli, che ha nel grande soprano Maria Grazia Schiavo la sua madrina d’eccezione, e nel Concentus Giuseppe Sigismondo la sua orchestra.

Mariapaola Meo

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