“Le Signorine” debutto nazionale al Teatro Verdi di Salerno

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“Le Signorine”, Isa Danieli e Giuliana De Sio in una commedia agro-dolce, con momenti che rasentano il thriller psicologico, il tutto in salsa napoletana, debuttano il 1 novembre 2018 in prima nazionale al Teatro Verdi di Salerno. Il testo di Gianni Clementi, prolifico autore romano, già portato in scena in dialetto romanesco, è stato rivisitato in dialetto napoletano e calato tra i vicoli di Napoli, con la regia di Pierpaolo Sepe.
Rosaria e Addolorata sono due sorelle zitelle che gestiscono la storica merceria di famiglia, in una ordinaria conflittuale quotidianità la loro vita scorre, senza amori né distrazioni. Il primo atto, in apparenza leggero, è una sequenza di snervanti battibecchi, provocazioni continue e arroccamenti di posizione, specie da parte di Rosaria, un’invadente e autoritaria Isa Danieli. Addolorata la più piccola, una svanita e sprovveduta Giuliana De Sio, aderisce suo malgrado alle angherie della sorella, covando rabbia e insoddisfazione. Una convivenza sorda, le due trascinano la vita e una gamba claudicante per una, Rosaria, del resto, è poliomielitica fin da bambina, per questo piena di rabbia nei confronti del padre.
Rosaria è nevrotica, ossessionata dal risparmio, predica per ogni cosa e accusa l’altra di sperperi e consumi di troppa elettricità, la televisione ne è un esempio, televendite e cartomanti sono, però, forse l’unica evasione della sorella minore. Fino a quando un evento dirompente sconvolgerà la loro piatta esistenza, costringendo Rosaria alla sedia a rotelle. I ruoli si capovolgono. Addolorata, che ha troppo subito la personalità dell’altra,  diventata sua badante, si vendica in un perverso gioco di rivincita. La drammaturgia asseconda l’aspetto tragicomico che si annida in questa quotidianità, e nella dittatura delle convenzioni in genere. Il primo atto penetra, oltre ogni apparente banalità, nelle maglie di un rapporto familiare avvelenato da pulsioni rancorose, facendo venire a galla una vicenda di assoggettamento, che avvolge in maniera claustrofobica, seppure apparentemente divertente, lo spettatore. Nel secondo atto, in un crescendo di psicopatia e morbosità, Addolorata punisce Rosaria, oramai irriconoscibile e ridotta al silenzio. La tormenta, le racconta che la merceria è stata venduta, che il conto in banca, accumulato in anni di sacrifici, si assottiglia sempre più fra spese pazze e vestiti nuovi, televisori a quaranta pollici e riscaldamento a go-gò tutto il giorno. Rosaria protesta nell’unico modo possibile, rifiutando il cibo e Addolorata, compreso che potrebbe perdere la sorella, ancora una volta, rassegnata, si sottomette. Di fronte al rischio di perdere l’unico motivo di vita comprende che il destino di entrambe è irrimediabilmente segnato, l’una non può fare a meno dell’altra. Un uso delle luci intermittente, nel secondo atto, trasmette tutta la distonia della nuova condizione, una paralisi oltre che fisica anche esistenziale, i due personaggi però, nonostante tensioni e conflittualità continue, non sembrano avere un adeguato spessore emotivo. Le due attrici, adatte nei rispettivi ruoli, contano soprattutto sulla rodata professionalità per fare breccia sul pubblico. La divaricazione è forte tra i due atti, estremamente convenzionale il primo, di meno il secondo, che sembra mancare, però, nonostante l’enfasi offerta, di una convincente ed intima tensione drammatica. La virata registica, nell’intento di creare un atmosfera da thriller psicologico, restituisce una drammaticità frammentata e poco coinvolgente. Si gioca in casa, comunque, e l’affetto del pubblico non manca, a raccogliere gli applausi finali, sul palco, anche l’autore e il regista.
Lo spettacolo ha inaugurato la stagione teatrale 2018/2019 del Teatro Municipale “Giuseppe Verdi” di Salerno, si replica fino al 4 novembre.
Isa Danieli, a nome di tutti, lo dedica al grande Carlo Giuffrè, attore molto amato e morto nella notte,  cui il pubblico unisce la sua commossa standing ovation.

Marisa Paladino

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