Richard Galliano al teatro Verdi di Salerno ed è subito incanto

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Lunghi applausi, pubblico in piedi, luci accese, il live è finito ma la serata non vuol terminare; non c’è da stupirsi: sul palco Richard Galliano ringrazia, sembra voler andare via… ma no, l’entusiasmo del pubblico numeroso lo richiama, ancora imbraccia il suo strumento, ancora ci regala note struggenti, emozionanti, evocative di altri mondi, altri modi, altre poesie, altre tradizioni, altre interiorità.
In un recital all’insegna del virtuosismo che si traduce in vitalità, ritmo, malinconia e lirismo abbiamo ascoltato incantati brani capaci di infiammare qualsiasi platea: l’ovazione finale è spontanea, indice di quanto sia potente e trascinante la sua musica, la sua arte visionaria e fascinosa nel frammentare e ricomporre suoni e suggestioni di un repertorio amplissimo. È noto che questo immenso fisarmonicista francese (ma di ascendenza italiana) sia un interprete sensibile, versatile e creativo, tale da aver innovato lo stile esecutivo, anzi il suo sound ha aperto la strada a tendenze estetiche del tutto inedite. Tra jazz, musica gitana, latin, tango, chanson, stimoli popolari europei ed americani (vedi il musette derivato dalle cornamuse medievali), musica classica, si viaggia tra cantabilità e ricerca timbrica, pathos e slanci ritmici, effetti tremolati e riff, tra accenti diversi e sfumature, ora tenui, ora energiche: bellissimo. Le sue riletture di Que Reste-T-il De Nos Amours di Charles Trenet intrisa di dolce mestizia, di Obliovion di Piazzolla, di una canzone di Edith Piaf, di Gnosienne n. 3 di Erik Satie, arrangiata in maniera delicata che sfuma con note eteree prima di svanire, ricercano e trovano modalità esecutive in cui l’espressività conduce a dimensioni poetiche intime. Come non citare il brillante Libertango e Adios nonino (Piazzolla), l’omaggio a Chet Baker e a Nino Rota con l’accordina (una sorta di clavietta trasversale con bottoni fabbricata in Francia) dove flirta tra un tema (My funny Valentine: il trombettista ne fornì una splendida ed apprezzatissima versione vocale e strumentale) ed un altro (Il padrino). Inevitabile e graditissima segue una carrellata di proprie composizioni (ne citiamo solo alcune) come Chat pître, gatto clown una melodia scattosa con suggerimenti di armonie popolari dell’Europa orientale in cui sul finale ascoltiamo una frase musicale ironica, da sorridere appunto (Io cerco la Titina di Natalino Otto) o Habanerando, brano di apertura del recital che inizia con il suono del mare che emerge dal soffietto della sua fisarmonica, ed il famosissimo Tango pour Claude, dedicato a Claude Nougaro, celebre artista francese scomparso nel 2004. Non sono mancate incursioni nella musica brasiliana con il pezzo Bebè di Hermeto Pascoal – ritenuto una delle figure più importanti della scena contemporanea, nonché mentore di molti musicisti suoi connazionali -, con un set iniziale di accordi dai quali sono sprizzate linee melodiche-ritmiche e che si è chiuso con suoni ascendenti verso gli acuti; ed ancora Odeon, una melodia in re minore, di Ernesto Nazareth, compositore e pianista a cavallo tra Ottocento e Novecento. Una scaletta che tocca anche un autore spagnolo come Enrique Granados di cui interpreta Andaluza, con una sequenza di vibrati che disegnano la linea del canto. Musica che trascina in un’altra dimensione, ricca di effetti coloristici grazie alle possibilità di scelta dei registri strumentali e a una bravura senza confini ed subito incanto… qui venerdì 30 novembre 2018 con Richard Galliano al teatro Verdi di Salerno.
Alla prossima.

Dadadago

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