“C’eravamo tanto odiate”. Una sfida a suon di Cabalette

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«Si fa un continuo parlare dell’importanza della Musica nell’Italia delle Arti, ma la parte che hanno avuto l’opera lirica e il belcanto nel recupero della sua immagine dopo gli anni della guerra è sostanzialmente ignorata. Due Teatri vi contribuirono in modo particolare, La Scala e il San Carlo con le rispettive primedonne, la Callas e la Tebaldi impegnate in una competizione che contribuì, come sovente è accaduto in altre discipline, anche alla evoluzione dell’arte della interpretazione».
Con queste parole Francesco Canessa offre un assaggio dell’argomento del suo ultimo lavoro da saggista “C’eravamo tanto odiate”, dedicato alle figure delle cantanti più amate dell’ultimo secolo: Maria Callas e Renata Tebaldi. L’agile volume, edito da La Conchiglia, è stato presentato venerdì 30 novembre nella Sala Rari della Biblioteca Nazionale di Napoli, con un dialogo “a quattro mani” tra l’autore e il maestro Riccardo Muti, accolto con il consueto calore riservatogli dalla sua città natale, accresciuto ulteriormente per il successo riscosso con il suo “Così fan tutte”, che ha inaugurato la stagione del Teatro San Carlo.
Legato ad entrambi i Teatri che hanno consacrato le due stelle del Canto, il maestro Muti ha condiviso due aneddoti personali: «Il mio ricordo della Tebaldi è intenso e risale agli anni in cui ero direttore alla Scala e spesso il grande soprano sedeva in sala durante le prove, sempre con discrezione. Prima del mio debutto scaligero di Don Giovanni, lei volle donarmi una preziosa lettera autografa di Verdi» mentre «Della Callas ho solo un ricordo telefonico che di Maria rivelò un tono scherzoso insospettato, pur concludendo la conversazione con un rassegnato rifiuto della scrittura per Lady Macbeth, usando una frase di Traviata: È tardi!».

Emma Amarilli Ascoli

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