Al via la seconda edizione di Suoni del Mediterraneo

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La musica torna sul palco della sala Pasolini di Salerno con la II edizione di Suoni del Mediterraneo, una mini rassegna di concerti organizzata dal Teatro Pubblico Campano diretto da Alfredo Balsamo. La scorsa stagione la kermesse ha avuto un’anima folk, di world music, nostrana così come balcanica e magrebina, mentre quest’anno il concept è orientato verso il jazz, il jazz manouche, lo swing e le contaminazioni tra linguaggi eterogenei.
A tagliare il nastro sabato 1 febbraio 2020, alle ore 21, è il “TriodiSalerno”, formazione jazz composta da Sandro Deidda (sax tenore, soprano e clarinetto), Guglielmo Guglielmi (pianoforte) e Aldo Vigorito (contrabbasso). La loro pluriennale esperienza ed un interplay più che rodato garantiscono la qualità di ogni performance. Il resto è affidato a un repertorio che spazia da loro brani originali a versioni inedite di standard jazz, di temi di soundtrack cinematografiche, sino a personali riletture di classici napoletani, riarrangiati e calibrati sulla struttura dell’ensemble. Il tutto all’insegna di un sound elegante, consapevole e misurato, forte di un equilibrato dialogo tra gli strumenti e di una riuscita sintesi tra stili diversi, tra l’altro apprezzabile oltre che dal vivo anche nei lavori discografici del Trio, il primo cd, “Cantabile” (Via Veneto Jazz, 2008), e “Luna Nuova” (2010) e “Tre” (2016), entrambi editi da Itinera Musica, l’etichetta di Pomigliano Jazz. Infatti, nonostante si parli di pezzi strumentali, questi conservano una linea melodica forte, a tratti quasi ‘cantabile’, come se fiati, piano e contrabbasso dessero voce alle note, nel senso letterale del termine.
Si prosegue sabato 29 febbraio, sempre alle 21, col mix musicale degli “Araputo Zen”, al secolo Dario De Luca (chitarre); Valerio Middione (chitarre); Alfredo Pumilia (violino); Bruno Belardi (contrabbasso); Pasquale Benincasa (batteria e percussioni). Il loro lessico abbraccia differenti generi: dal tango al rock, al jazz e all’ethno-prog. Diverse influenze danno vita a un prisma sonoro meno ibrido di quello del I album. Una sintassi musicale che non rinuncia ad ambientazioni mediterranee, echi psichedelici anni ’70 e cadenze sostenute. Se nel primo lavoro, “Hydruntum” (autoprodotto e distribuito da Audioglobe, 2015) c’erano anche reminiscenze gypsy, di jazz manouche, in “Maiacosajusta”, presentato in esclusiva per la prima volta a Salerno in questo live, i pezzi, composti da De Luca e Belardi, rivelano sonorità acustiche miscelate con una decisa struttura rock-progressive e chiari influssi di world music. Nostalgie tanghere, lievi sentori jazz e ritmiche rock-progressive supportano una ricerca melodica in fieri, ma sempre più consapevole e matura, che ben si coniuga con grinta e dinamismo sia della composizione che performativa.
Sabato 7 marzo (ore 21) è la volta  del gruppo “Sing ‘O Swing” e suoneranno: Andrea Parente (chitarra e voce), Riccardo Villari (violino), Oscar Montalbano (chitarra solista), Gianfranco Coppola (contrabbasso). Il loro progetto si muove dalla lezione del grande chitarrista sinti Django Reinhardt e del violinista italo-francese Stephane Grappelli, sino a uno Swing italiano, europeo e made in USA, che ben s’accompagna al Lindy Hop, ballo afroamericano nato ad Harlem (New York) negli anni Venti-Trenta del secolo scorso. L’intento della band è, per l’appunto, ricreare tali atmosfere in ogni sua esibizione. Il pubblico si ritrova a fare un vero e proprio viaggio nello swing nostrano (dai classici di Alberto Rabagliati a quelli di Natalino Otto, Fred Buscaglione, Renato Carosone e Domenico Modugno), senza tralasciare gli influssi di grandi artisti come Frank Sinatra, Dean Martin, Louis Armstrong, Nat King Cole, Duke Ellington, Benny Goodman, Ella Fitzgerald e Sidney Bechet. La formazione può contare su un repertorio ampio, dalla canzone all’italiana sino ad evergreen europei e d’oltreoceano, grazie alla presenza di polistrumentisti che coprono una vasta gamma sonora, assicurando concerti caratterizzati da varietà melodica e ritmi coinvolgenti.
A chiudere quest’iter in musica sarà Roberto Ormanni con il suo set. Cantautore napoletano, classe ’93, imbracciata la chitarra da autodidatta, ha iniziato a scrivere brani nel 2010. Il 16 maggio alle 21 si esibirà al fianco di valenti strumentisti: Enrico Valanzuolo (alla tromba), Francesco Fabiani (alla chitarra), Antonio Barberio (al contrabbasso), Eugenio Fabiani (alla batteria) e Rocco Zaccagnino (alla fisarmonica), con cui nel 2016 si è classificato primo al concorso voluto dall’etichetta Apogeo Records. Quelle del gruppo sono sonorità in bilico tra un folk-pop e un jazz assai godibile; ritmi costanti e coerenti, una linea melodica delicata accompagna testi che giocano con immagini e parole, tra piccole cose del quotidiano e grandi verità della vita e rif e ritornelli orecchiabili colpiscono anche grazie ad una voce morbida e lieve.

Dadadago

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