Muttura di Walter Prete, il teatro salentino non abbassa la guardia sul tema dei rifiuti tossici interrati

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Domenica 1 marzo, ore 19,00 Teatro Genovesi. Il terzo appuntamento della rassegna Teatro XS Città di Salerno 2020 è con lo spettacolo “Muttura” nella produzione ALIBI Artisti Liberi Indipendenti di Tricase (LE), drammaturgia di Walter Prete e regia di Gustavo D’Aversa. La scena è asettica, dietro un grande pannello l’ombra di uno speaker radiofonico che dai suoi microfoni racconta un’inchiesta giudiziaria molto scottante legata allo sversamento illegale dei rifiuti nel territorio salentino. Anche un talk show televisivo molto seguito dal pubblico si occuperà di questa notizia, ma a modo suo. Alessandra Volpino conduttrice di Canale 7, il compiacimento di un’esuberanza trash ma capace di bucare lo schermo, ospiterà un improbabile accademico chiamato a dissertare sull’olfatto e sui poteri del “naso supereroe del giorno”, un’ironia sui pareri di uno dei tanti esperti che si accalcano in TV a dire la loro su tutto. Poi sarà la volta di Tonino l’autotrasportatore supertestimone dei traffici illeciti settimanali dal nord al Salento, quindi in scena sua moglie Daniela, prototipo della casalinga patita della pulizia e afflitta dalla solitudine. Gli ultimi due personaggi sono l’indagato principale Carlo Bonaria, mediatore dello stoccaggio illegale ma anche marito della conduttrice televisiva, e l’avvocatessa che dovrà difenderlo. Il testo teatrale è drammatico, ma presentato in una veste apparentemente leggera, a tratti anche comica e spesso amara, con personaggi che strappano la risata ma che dichiarano tutta la loro contraddittorietà, interessati come sono a difendere chi lo status raggiunto o il proprio interesse, chi a vivere nell’indifferenza, denunciando nell’insieme una notte dell’etica che ha visto sprofondare la nostra società nella incuranza dell’interesse generale e della legalità. Muttura è anche il titolo di quel programma radiofonico che va in onda in notturna, rievocativo di una nebbia che impedisce di vedere le cose come stanno, proprio come nel dialetto salentino dove, con questo termine, si identifica l’umido che cala la sera sulle campagne, avvolgendo tutto in un’area spessa ed opaca, che solo le prime luci del giorno diraderanno. Forse non è ancora la cecità di cui narrava Josè Saramago, un abbrutimento portato alle più estreme conseguenze, ma certo è una realtà dai contorni corrotti, dove l’uomo volge lo sguardo altrove per non vedere, in un misto di indolenza e connivenza, di ricatti e interessi, di potere e profitto, brutture e pericoli che, anche se non immediatamente visibili, sedimenteranno nelle forme più aggressivi e mortali. Infatti i rifiuti tossici sotterrati negli anni hanno minato la sicurezza dell’ambiente e la salute pubblica, devastando la vita ed il futuro di intere comunità. La rappresentazione teatrale, nonostante il tema trattato, ha un andamento scorrevole e godibile. I personaggi, affetti ora da protagonismo o da cinismo, spesso da superficialità e indifferenza, vengono fuori da quella stagione di rivelazioni del pentito del clan dei Casalesi Carmine Schiavone nell’ottobre del 1997, che scoperchiò il traffico dei rifiuti illeciti dal nord verso le regioni meridionali. Le sue rivelazioni furono rese pubbliche soltanto nel 2013 e la Terra dei Fuochi in Campania, gli sversamenti illeciti e le discariche abusive in Basilicata e nel Salento furono conosciuti dal grande pubblico, che seppe anche dell’enorme esplosione dei casi di tumore in quei territori. La pièce si muove tra una narrazione documentata che è quella dello speaker radiofonico ed una narrazione più squisitamente teatrale, in cui i sette personaggi, tutti interpretati dai bravissimi Gustavo D’Aversa e Patrizia Miggiano, sono tratteggiati con versatilità, realismo e ottima caratterizzazione, diventando riconoscibili al pubblico quasi come venissero dalle testimonianze in diretta dei numerosi talk show televisivi e spettacoli vari di intrattenimento. Sembrano vite all’apparenza distanti e senza punti di convergenza, scopriremo, invece, che sono molto interconnesse anche se con diverso grado di responsabilità. Il congegno teatrale, che si è avvalso di differenti linguaggi comunicativi, ha avuto una perfetta resa scenica e di grande equilibrio, il luogo “non luogo” di un territorio salentino che si coglie nell’ambientazione del racconto ma che l’asettica scenografia ne sottolinea la replicabilità in moltissime aree della nostra Penisola interessate dallo stesso fenomeno criminoso. La verve recitativa dei due brillanti interpreti, capaci di calarsi nell’interpretazione dei diversi personaggi con una maestria e una disinvoltura non comuni, hanno conferito la giusta vivacità al testo, in un gioco teatrale piacevolissimo che ha strappato molti sorrisi e le dovute riflessioni, pur senza l’appesantimento che rischia il trattare tematiche così impegnative e scottanti. Complici della riuscita dello spettacolo ovviamente anche il testo, riuscito e adeguatamente dosato, tra il tono più sobrio e quello più ironico e provocatorio, insieme ad una regia estremamente pulita e curata nel dettaglio. La combinazione con le produzioni video della videomaker Elisa Nocera hanno arricchito lo svolgersi degli eventi, innescando stimoli ulteriori fino al finale di grande impatto visivo. I due protagonisti, nei panni di Alessandra e Carlo, decidono di festeggiare il loro anniversario in un mare incontaminato di un paese esotico ma il paradosso è che si tufferanno in un mare pieno di plastica, solo apparentemente surreale se si pensa al grande accumulo di spazzatura galleggiante individuato nell’Oceano Pacifico alla fine del 1980. Un isola delle dimensioni stimate comprese tra i 700 mila e i 10 milioni di chilometri quadrati, l’equivalente della penisola iberica o degli Usa, a seconda che si consideri il minimo o il massimo della stima in estensione fatta dagli esperti. Era il 1972 e lo scrittore Italo Calvino ci raccontava di ‘città invisibili’, tra cui Leonia invasa da montagne di rifiuti “spazzature d’ieri che s’ammucchiano sulle spazzature dell’altro ieri e di tutti i suoi giorni e anni e lustri” preconizzando un futuro che è oggi il nostro presente. Unica diversità, la scaltrezza criminale ha nascosto i suoi ‘immondezzai’ fatti di scarti industriali, di materiali chimici, di inerti cimiteriali e di rifiuti tossici, in discariche interrate e abusive perché il disastro fosse lento e lontano dai nostri occhi, ma non certo meno sistematico e disastroso per l’ambiente e la salute collettiva. Allo spettacolo un ultimo merito, quello di avere scommesso su un teatro che è impegno civile ma, al tempo stesso, teatro di intrattenimento, in cui l’ironia e l’attenta osservazione della realtà, con le molteplici sue contraddizioni, possono essere lo specchio di una nuova consapevolezza. Gli applausi convinti e prolungati del pubblico presente non hanno lasciato alcun dubbio sul gradimento dei presenti.

Marisa Paladino

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