Pandemia di Lawrence Wright, scritto mesi prima del coronavirus

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The End of October” l’ultimo libro di Lawrence Wright, giornalista e scrittore statunitense, che dal 1992 collabora con “The New Yorker” dove pubblica inchieste e reportage investigativi, è un libro in tema con i giorni che stiamo vivendo. Pubblicato a fine aprile 2020 e dal 5 maggio in libreria, è la storia di un’epidemia che scoppia in un campo di internamento indonesiano dove, all’improvviso, si muore di una febbre emorragica sconosciuta e causata da un virus chiamato Kongoli.
Il protagonista dottor Henry Parson, un epidemiologo di fama mondiale, si avvede dell’altissimo rischio di propagazione del contagio perché uno degli internati, contagiato, è in viaggio per un pellegrinaggio alla Mecca.
Il romanzo, nelle nostre librerie con il titolo Pandemia (Piemme) p. 496 prezzo 18,90, è un chiaro manifesto di cosa si narrerà.
L’autore racconta di essersi documentato molto, non è infatti preveggenza o profezia, perché di virus molto contagioso si parlava da anni, non si sapeva quando ma il contagio letale ci sarebbe stato, ne parlavano ricerche e studi in materia, si organizzavano simulazioni di scenari pandemici.
Tutto sembrava avveniristico o da complotto, intanto fino a quando certe cose non accadono, si rischia di essere tacciati di allarmismo inutile ed alla meta si arriva troppo spesso impreparati.
Il romanzo, per la precisione si tratta di un thriller ambientato proprio nel 2020, racconta di quarantene e confini chiusi, la Mecca è in isolamento totale con tre milioni di pellegrini al suo interno, la terminologia usata è tristemente familiare oggi ed i fatti narrati sembrano meno distopici e terribilmente possibili, più di quanto non sarebbe apparso in ogni altro momento. Con il titolo originale ci si riferiva al mese di ottobre del 1918, per l’America il secondo picco della febbre spagnola, che portò un numero enorme di vittime più della guerra. Nell’intreccio si ritrovano tracce di attualità, anche quando si racconta di un presidente con un lettino abbronzante nel suo ufficio e di una grande impreparazione, oppure di un primo ministro italiano nazionalista. Non riveleremo la direzione che la pandemia narrata da Lawrence Wright prenderà, più o meno catastrofica, certo sul romanzo aleggia l’interrogativo inquietante di quale ruolo hanno le armi chimiche nella diffusione del virus. Il mondo reale, intanto, alle prese con il coronavirus, forse meno letale del Kongoli virus del libro, si trova al bivio di una grande rivoluzione. L’umanità potrà uscirne migliorata o meno, starà a noi tutti imboccare la direzione giusta e lavorare per un’organizzazione sociale diversa, capace di ritrovare solidarietà, ma anche più giustizia e una più equa distribuzione delle risorse. Perché una vita più sostenibile e rispettosa dell’ambiente è certamente possibile, basta scegliere da che parte stare. Lawrence Wright ha un approccio alla scrittura fatto soprattutto di ricerca e indagine “Come scrittore sono sempre stato più stupito dalla realtà che dall’immaginazione, quindi mi aggrappo alla scienza, alla storia e all’esperienza umana” . Come successo già nel film che scrisse nel 1998 Attacco al potere dove si chiedeva cosa sarebbe successo se il terrorismo fosse arrivato nel cuore di New York, con degli islamisti radicali dietro agli attacchi. Il film non ebbe molto successo, salvo ad essere riprogrammato con il favore del pubblico dopo l’attacco dell’11 settembre, anche in quel caso non erano capacità profetiche ma attento studio della realtà e dei fenomeni sociali. Ritornando al romanzo, l’accuratezza scientifica posta alla base della narrazione e la documentazione sulle grandi epidemie raccontate in intermezzi divulgativi, rendono la lettura non soltanto avvincente ma anche interessante. Forse letterariamente lo stile non lascia il segno, ma l’autore in questo genere è alla pari dei migliori scrittori, riuscendo ad essere avvincente per il lettore.
Ma di questi tempi una lettura del genere è auspicabile? O sarà meglio optare per una scrittura più distensiva e divertente? Crediamo, interpretando anche umani interrogativi cui il romanzo certo non potrà dare risposte, che il lettore si indirizzerà su questo libro per curiosità, senso di riscontro e immedesimazione. E, magari, scoprire scenari consolanti, perché peggiori di quelli che oggi ci è dato vivere.

Marisa Paladino

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