Libere Donne e liberi dalle mafie

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Una sera , a Catania. C’è un giardino in città dominato da una magnifica magnolia che quasi sembra una quercia, ed evoca frescura , in questa estate rovente, ma anche magia.
Ed ecco quattro donne vestite di nero, che arrivano, ognuna con una valigia in mano, e iniziano a raccontare, e non sono più quattro, sono molte di più.
Si apre così lo spettacolo Libere, donne contro la mafia, scritto e diretto da Cinzia Caminiti Nicotra e interpretato da lei stessa insieme a Barbara Cracchiolo, Simona Gualtieri e Sabrina Tellico. Uno spettacolo tutto al femminile – anche nell’Organizzazione (Sabrina Tellico) , nelle Azioni mimiche ( Barbara Cracchiolo e Simona Gualtieri ) nei Costumi ( Ina Costa ) nell’Aiuto regia e Fonica ( Nicoletta Nicotra ) –  che racconta la Sicilia più atroce e quella più bella, la più infame e la più coraggiosa , dando voce alle donne che hanno vissuto da vicino la terribile esperienza della violenza mafiosa , e che invece di condannarsi al silenzio , alla rassegnazione , in alcuni casi alla connivenza, hanno deciso di lottare . Sono mamme, figlie, sorelle , mogli di chi è morto per mano mafiosa, che reagiscono con la denuncia, con l’impegno , con la testimonianza , che dal dolore traggono la forza di combattere.

Cosi Francesca Serio, madre del bracciante e sindacalista Turi Carnevale, ucciso nel 1951, denuncia gli assassini del figlio : “Dovevo rompere il muro di omertà ….quanno t’ammazzano un figlio, la tua vita vale cchiù picca d’a scafogghia!” ( vale meno di niente, ndr) . E Silvana Musanti cui uccidono il marito , il Capitano dei carabinieri Emanuele Basile che aveva la figlioletta di quattro anni in braccio :”Noi siamo testimoni di un dolore che brucia ancora”. Tristissimo il racconto di Concetta Gravina , cugina di Graziella Campagna , che appena diciassettenne viene uccisa senza neanche sapere perché, ma ha visto un documento di identità di un mafioso latitante portato per errore nella lavanderia dove lavora.
Daniela Ficarra , compagna di uno degli assassini del piccolo Giuseppe di Matteo, è protagonista del racconto forse più feroce – se è possibile stilarne una graduatoria – ma ci ricorda che non hanno vinto loro , che “ è inutile paragonarli alle bestie , la mafia è merda , bisogna dirlo forte, tutti dobbiamo dirlo! ” E Rosaria Costa , vedova di Vito Schifani , componente della scorta di Giovanni Falcone : “Uccidendo Falcone avete commesso l’errore piu grande , tappando 5 bocche ne avete aperte 50 milioni !”
Felicia Bortolotta Impastato, vera icona della lotta alla mafia , racconta della sua azione instancabile finchè non ha visto dietro le sbarre il boss Gaetano Badalamenti , assassino di suo figlio Peppino , ma anche del suo amore per i giovani, i ragazzi a cui ne fa conoscere la storia.. Anche Katya Russo, giornalista, deve la sua attività a Peppino Impastato e al suo insegnamento :” Questo mestiere lo puoi fare solo se hai coraggio “.
“Le donne devono decidere da che parte stare “ ammonisce Piera Aiello , cognata di Rita Atria, la giovanissima collaboratrice di giustizia morta suicida perché le bombe che uccidono Paolo Borsellino uccidono anche la sua speranza in un mondo migliore .
Quanto dolore, immenso , atroce , incancellabile, e quanta forza in queste donne , in quelle che narrano e in quelle che vengono narrate, una forza che le rende libere , che rende libere tutte le donne che in loro si riconoscono e che intendono combattere la mafia .
E’questo il senso del teatro come impegno civile  – definizione della stessa autrice – e di uno spettacolo che vuole esssere esso stesso parte della lotta alla mafia e che, per il linguaggio semplice , immediato ma mai banale , dovrebbe avere , e ci si augura che ciò accada, il pubblico ideale tra gli studenti. Molto appropriato il commento musicale , frutto di una lunga ricerca da parte dell’autrice ed opera di Renè Aubry , compositore francese contemporaneo (1956), cui si deve anche la poesia recitata da Sabrina Tellico – dopo il racconto dell’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo – traduzione in italiano del testo di Chanson D’Adrien.
Intensa e coinvolgente la prova delle attrici , che traggono di volta in volta dalla valigia gli oggetti e simbolicamente la vita e il dolore di ciascuna donna, con momenti non solo dolorosi ma anche poetici, commoventi e di grande bellezza, come la struggente canzone resa celebre da Rosa Balistreri “Quannu iu moru” (eseguita dalle attrici in un’altra versione) o il sogno finale di uccidere la mafia , di trasformare la morte in vita ...”Ma si ‘a morti di la mafia ‘a vulemo , macari tra cent’anni l’avemo ‘a vurricari !” (ma se la morte della mafia la vogliamo, anche se fosse tra cent’anni dobbiamo seppellirla! ndr)
Un sogno che è una speranza e un impegno di lotta.
Libere – donne contro la mafia è andato in scena a Catania dal 27 luglio all’8 agosto 2021 nell’ambito della Rassegna “Green spass” prodotta da Fabbricateatro , il giardino “magico” è significativamente intitolato a Pippo Fava . Chi lo avesse perso, ha per fortuna qualche altra possibilità , il 31 agosto e il 1 settembre , sempre a Catania, presso il Teatro del Canovaccio in via Gulli – spazio esterno ore 21,30.
Ci sono alcune date anche in provincia di  Catania , a Bronte il 29 agosto presso l’Azienda agricola Musa per la Rassegna Etnamuse alle ore 18,30 , e nella Sicilia occidentale – e ci si augura che presto possano esserci nuove date in tutta Italia – 30 agosto ore 21 Castello di Carini , con la partecipazione di Salvatore Borsellino . Piera Aiello e altri autorevoli nomi dell’antimafia siciliana .

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