Addio, Franco Cerri: timidezza nei modi e libertà su sei corde

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Franco Cerri al Jazz Club Lennie Tristano di Aversa nel 1992

«Quando suono dedico sempre qualcosa a qualcuno, ma in modo un po’ inconscio, un personaggio femminile, di cui però non vedo il viso. È dedicato a una donna, ma non so chi è».
Un’ immagine di grande delicatezza, che di Franco Cerri dice molto: fantasia e immaginazione, gentilezza e grande riservatezza, a dispetto di uno spot televisivo che gli regalò una immensa popolarità.
Ma Cerri in televisione c’era già dagli anni ’50, gli anni in cui si andava affermando dopo quelli bui della guerra, che avevano visto i suoi esordi.
«Uno dei primi concerti è stato all’Ospedale di Piazza delle Bande Nere, dove andavamo per consolare i feriti agli inizi del ’45 – raccontò il chitarrista –  Ma noi non potevamo suonare con gli occhi chiusi. Sotto quest’aspetto, non è stato un bel debutto».
Negli
anni immediatamente successivi al conflitto mondiale, Cerri ha lavorato con Gorni Kramer e Natalino Otto, partecipando alle prime incisioni del Quartetto Cetra. Poi il grande jazz con Django Reinhardt, Dizzy Gillespie e Chet Baker.
Contrabbassista per Billie Holiday e Gerry Mulligan, poi leader in varie formazioni che nel corso degli anni lo hanno portato ad avere un posto di grande rilievo nella storia del jazz italiano, di lui resta l’immagine di un chitarrista dotato di grande stile e solida tecnica, benché autodidatta. Nelle improvvisazioni esprimeva il suo talento con la più pura raffinatezza, mai volgare, senza grandi appariscenze, ma assolutamente mai banale.

Franco Cerri al Jazz Club Lennie Tristano di Aversa nel 1992

In un’intervista Cerri rivelò, quasi confessò: «Un timido sul palco ha dei grandi problemi, perché deve apparire a proprio agio e invece dentro ha una turbolenza incredibile – proseguiva l’artista – Penso sempre che si traduca, suonando, ciò che è l’uomo, con le sue caratteristiche, e in questo il jazz occupa uno spazio molto importante, dovuto anche alla natura di questo tipo di musica, che è un tipo di musica che rappresenta una sorta di libertà nel suonarla, nell’esprimerla».
Una concezione, questa rivelata, che Franco Cerri esprimeva anche proponendosi in formazioni tra le più varie, dal Franco Cerri quartet, in cui militò anche Tullio De Piscopo, al sodalizio con il pianista Enrico Intra, milanese come lui e suo compagno nei Civici Corsi di jazz rivolti ai giovani, nei quali si sono formati tanti musicisti attualmente sulla scena. Diventato un apprezzato maestro pur non avendone avuti per sé, non si possono non ricordare le sue trasmissioni televisive e le sue lezioni di chitarra.
Ci lascia a 95 anni quel maestro che aveva fatto del garbo la sua cifra e che per l’ultima volta ci saluta dalla TV, arrivato alla sua Fine Serata.

Angela Caputo

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