La brama del potere devasta: Mary Stuart vs. Elizabeth Tudor, Elizabeth Tudor vs. Mary Stuart

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In scena il 24 e 25 giugno 2022 alle ore 21 al Teatro Grande di Pompei lo spettacolo Due Regine: Mary Stuart vs. Elizabeth Tudor, Elizabeth Tudor vs. Mary Stuart, prima nazionale, elaborazione drammaturgica, regia e interpretazione di Chiara Muti e Elena Bucci, inserito nella manifestazione Pompeii Theatrum Mundi 2022, prodotto dalla compagnia Le belle bandiere in collaborazione con Campania Teatro Festival, Teatro di Napoli-Teatro Nazionale, con il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Comune di Russi.
Lo spettacolo è basato sulla vita, intesa e indagata nel suo complesso sia nell’ambito privato che in quello pubblico, di Elisabeth Tudor e di Mary Stuart, due grandi regine che con le loro azioni e la loro idee hanno condizionato un’epoca aprendo le porte alla modernità, all’indomani dello scisma anglicano.
Il racconto in parallelo della vita di due donne condizionate dalla ragione di Stato, dalle leggi imposte dagli uomini, dall’idea di subordinazione delle donne.
Due regine, prima che donne o donne salite al trono, le quali con la propria vita hanno modificato non solo i confini di un regno, ma hanno proposto l’insaurarsi di un modello culturale innovativo a partire da popoli storicamente sviluppati all’insegna della tradizione che, per l’esempio delle rispettive regine e delle loro esistenze si aprono alla modernità, incipiente dopo la scoperta del Nuovo Mondo e il sorgere di rinnovati appetiti colonialisti, sotto la bandiera di uin Cristianesimo dei conquistatori, ai quali l’Inghiterra aveva offerto una vergine laica e pragmatica sotto le sembianze di Elisabeth,  persino oggetto di quello che oggi diremmo body shaming.
Due donne che hanno deciso di usare e dominare il potere, appannaggio degli uomini, una Mary travolta da esso l’altra Elizabeth lo ha asservito.
Nelle note di regia Elena Bucci e Chiara Muti affermano: «La vita dell’una significa la morte dell’altra: pur di vincere si ricorre alla guerra e all’intrigo, viene sacrificato ogni sussulto di pietà, ogni possibile misericordia. Alla storia narrata dai documenti si affianca una drammaturgia parallela dove si intrecciano improvvise apparizioni di fantasmi tra le magiche rovine di Pompei, autobiografia, sogno, racconto. Le due regine finalmente si incontrano, in nome di una visione del potere diversa da quella che impararono dai loro padri e che, forse, porterà in futuro alla pace».
Elena Bucci interpreta nello spettacolo Elizabeth Tudor, emerge il ritratto di una donna regina che ha rinnegato il suo lato emotivo/emozionale per governare, è divenuta cinica per sopravvivere in un mondo di uomini, ha sposato l’Inghilterra per poter governare senza essere dominata dal mondo maschile.
Traspare che il contrasto con Mary Stuart è basata sullo svelamento di quella parte che ha dovuto rinnegare, la parte femminile sia esteriore che interiore, una parte che ha potuto vivere nell’oscurità e nella solitudine delle sue stanze.

«E’ il confronto estremo del potere tra due singolari figure femminili – dichiara Elena Bucci – amiche, nemiche. Un gioco di specchi, un duello ricco di mistero e che, pur essendo una vicenda assolutamente vera, sembra inventata».
Chiara Muti veste i panni della cattolica Mary Stuart, il femminino per eccellenza che utilizza anche nelle sue relazioni politiche e che perciò la rende vulnerabile, la sua capacità di appassionare e provare emozioni diviene non arma vincente ma il suo destino crudele.
Essere stata capace di mettere al mondo il temuto erede maschio al trono di Inghilterra è il secondo suo peccato, il terzo essere una donna che scrive, lascia traccia indelebile dei suoi sentimenti e dei suoi pensieri. Questo suo essere donna la rende vulnerabile e condizionabile dalla politica realizzata dagli uomini.

«La regina Mary Stuart – sottolinea Chiara Mutia differenza della cugina, non è mai stata pienamente padrona di sé; la sua era una natura di donna passionale, portata a idealizzare, a non avere una visione “politica” dell’esistenza come la lucida e determinata Elizabeth».
Dallo spettacolo emerge la solitudine di due donne che hanno costruito il proprio destino sul contrasto e sulla rivalità costante sollecitata dal mondo degli uomini che le istigavano ad assumere comportamenti di aperto contrasto.
L’amara riflessione è «(…) solo se ci fossimo incontrate (….)» e se fossero vissute in un’epoca differente avrebbero potuto governare in alleanza, forse giungendo a soluzioni pacifiche prima del tempo storico effettivo.

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