Richard Galliano: Un mantice di Musicalità

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Nell’ambito della mostra fotografica “Nouvelle vague” (in corso a Salerno a palazzo Fruscione) che rende omaggio al movimento cinematografico francese di fine anni ’50, sabato 8 ottobre 2022, al teatro Verdi di Salerno, è stato celebrato Michel Legrand, prolifico compositore francese, autore di più di 200 colonne sonore cinematografiche e televisive oltre a molte canzoni memorabili, scomparso nel 2019.
Il concerto ha visto sul palco quale unico protagonista il suo amico ed eccelso musicista Richard Galliano, musicista francese di origini italiane.

L’artista si presenta sul palco, dove ad attenderlo poggiata sul pavimento c’è la sua fisarmonica, per dare vita ad un concerto di circa un ora e un quarto, dove sono state presentate tra le più note composizioni di Legrand, da watch what happens a once upon a summertime, passando per you must believe in spring e the summer knows ma anche per la celeberrima the windmills of your mind che fruttò il primo dei tre premi oscar del compositore francese e che ci riporta alla memoria Faye Dunaway e Steve Mcqueen nel film il caso Thomas Crown, ma soprattutto la loro iconica scena della partita a scacchi, dopo la quale muovere i pezzi sulla tavola quadrata, non ebbe mai più lo stesso sapore.
Fu lo stesso Michel Legrand, poche settimane prima della sua morte, ad affidare a Richard Galliano la direzione artistica di due Concerti “Tribute to Michel Legrand” in programma per aprile 2018 al Grand Rex di Parigi, con la partecipazione di Michel Portal, Ibrahim Maalouf, Natalie Dessay. Galliano ricambiò la fiducia, quando dopo la morte del suo amico lo celelebrò con l’album “Omaggio a Michel Legrand”, che ha registrato alla Filarmonica di České Budějovice con il Quintetto di archi di Praga a giugno del 2019.
Tornando al concerto del Verdi, si deve annotare l’apice di lirismo, raggiunto durante l’esecuzione del brano I will wait for you. Chiudendo gli occhi, a tratti sembrava di ascoltare un organo in una chiesa. E’ pur vero che il meccanismo sonoro prodotto dal mantice è fondamentalmente lo stesso, ma l’aria prodotta dalla forza delle braccia di Galliano e indirizzata tramite i bottoni del suo strumento, necessita di una padronanza assoluta. L’artista ha suonato tutto il concerto ad occhi sempre chiusi, raramente intervenendo a presentare i brani. Il settantunenne strumentista è in piena forma fisica e conserva incontaminata una forza espressiva giovanile che gli consente di permanere all’interno della zona virtuosistica con solida leggerezza. Galliano ha costruito la sua carriera che ha superato il mezzo secolo, eccellendo in molteplici generi musicali, dalla musica classica al jazz, passando per la musica popolare. Il suo tocco ha consentito allo strumento di raggiungere possibilità foniche ed espressive di assoluta eccezionalità e forse mai conosciute prima di lui, guadagnandosi la stima e l’apprezzamento del pubblico e dei più grandi musicisti internazionali. Il suo strumento è la fisarmonica a bottoni, chiamata impropriamente anche cromatica. Questo strumento concede possibilità all’improvvisazione sul tema in modo più sostenuto che la classica fisarmonica con tastiera, esasperando il virtuosismo ma non sottraendo nulla alla dimensione poetica, come si è potuto ascoltare nella gymnopedie n. 1 di Erik Satie. Durante questa esecuzione, Galliano ha restituito al meglio, la capacità di questo brano di estraniare l’ascoltatore, riproducendo una dimensione senza tempo attraverso il basso ostinato. Il concerto ha visto il tributo a Legrand ma non solo. Galliano ha spaziato anche attraverso alcuni suoi brani come le valse a Margaux tango pour Claude, Four rire e Chat pitre, ma anche Les forains di Henri Sauguet e Sous le ciel de Paris di Hubert Giraud anticipata da Paris Violon dello stesso Legrand, evocando repentinamente ai nostri sensi il ponte di Bercy piuttosto che l’isola di San Luigi a “Paname”.
In conclusione ha suonato con un’accordina, l’evergreen Les feuilles mortes. L’accordina che l’artista ha tirato fuori da una custodia per presentare l’ultimo brano è fondamentalmente uno strumento musicale a fiato e ance libere come la fisarmonica o come anche l’armonica. Questa combina il suono della stessa armonica a bocca con la tastiera logica e comoda della fisarmonica a bottoni. In pratica un momento giocoso per il musicista francese che ha precisato di suonare le foglie morte nella versione lirica di Yves Montand, a suo giudizio meglio compatibile con le sonorità producibili dallo strumento usato. Richiamato in platea due volte dagli applausi scroscianti del pubblico in una sala gremita quasi al completo, Galliano ha suonato due bis.
Tra questi ha intepretato magistralmente Oblivion di Astor Piazzolla che non poteva mancare all’appello dal momento che ogni volta, si tratta di celebrare un atto di amore appassionato nei confronti del musicista che più ha influenzato il suo percorso artistico.
Questa stima è stata ricambiata dallo stesso musicista argentino che ben più grande anagraficamente e vedendo in lui un suo erede, lo invitava a seguire la strada del “new musette” così come lui aveva creato il “new tango” per dare vita a una ricerca musicale e sonora in grado di creare un punto d’incontro tra la tradizione italo-francese e il tango argentino, la musica blues e il folk americano.

La nota conclusiva narra che i due si conobbero nel 1980 al termine di un concerto all’Olympia di Parigi. Astor Piazzolla andando a congratularsi in camerino, dall’alto dei suoi quasi trenta anni in più, oltre a lodarlo lo rimproverò amabilmente di non suonare il bandoneon.

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