Luxembourg Philharmonic Orchestra e Abduraimov a Villa Rufolo

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Il secondo appuntamento della settantunesima edizione del Ravello Festival, domenica 9 luglio scorso, è stato il 9 luglio con la preziosa Luxembourg Philharmonic diretta da Gustavo Gimeno e con il pianista solista l’uzbeko Behzod Abduraimov, impegnati in un programma di grande attrattiva: in omaggio al centocinquantenario della nascita di Rachmaninov, la «Rapsodia su un tema di Paganini (Capriccio n.24) per pianoforte e orchestra, op.43», a seguire la «Suite Der Rosenkavalier, op. 59»  di Richard Strauss e la Valse poema coreografico nella versione per orchestra di Maurice Ravel.
La capacità del complesso orchestrale di ricerca delle più sottili sfumature sonore, di un’infinata gamma di gradazioni dinamiche e  di una straordinaria purezza timbrica ed esattezza ritmica, si sono coniugate con naturalezza e magia con il tocco lieve ed elegante di un pianista che sembra snocciolare senza sforzo, quasi con  “passo felpato”, ma anche con  improvvisi guizzi di brillantezza, l’essenza del brano musicale prescelto costituito da un’ Introduzione Allegro vivace, dal Tema e da un seguito di ventiquattro variazioni che hanno modo di sviscerare, sulla scia lisztiana, il pianismo virtuoso ed esuberante del compositore russo, accanto  all’eleganza e all’abbandono melodico che contraddistinguono la sua musica, pur sempre all’interno di un rigoroso senso della forma classica, in specie nella fase matura della sua produzione.
Tre grandi raggruppamenti delle ventiquattro variazioni rimandano formalmente al succedersi di tre movimenti di concerto quali l’allegro, un largo centrale e un Presto conclusivo, andando a succedersi  un variegato gioco tematico in cui l’orchestra offre il meglio di sé,  la distensione lirica culminante nella profonda e calda cantabilità della diciottesima variazione e infine la brillantezza ritmica e timbrica, che riconferma in conclusione il virtuosismo funambolico del pianoforte. Non manca nella varietà musicale di questa Rapsodia dalla scrittura raffinatissima e a volte rarefatta, un momento  di cupezza riflessiva attraverso il ricorso alla melodia gregoriana del «Dies irae» che si incrocia variamente con il tema paganiniano, confrontandosi in bravura il pianista e il complesso orchestrale sotto il gesto direttoriale asciutto e sensibile di Gimeno.
La seconda parte del concerto, tutta orchestrale ha avuto quale protagonista, si potrebbe dire, il valzer. Sia la Suite dal Rosenkavalier  che la straordinaria «La Valse» di Ravel, ne segnano una sorta di apoteosi, l’una inacarnandone la leggerezza da belle époque e dunque la piacevole voluttà tipicamente viennese, l’altra, in una sorta di lente deformante, il simbolo della fine delle illusioni di un mondo scomparso, siamo ormai nell’epoca del primo dopoguerra, attraverso la trattazione quasi ironica e ossessiva della sue carattesistiche melodiche e ritmiche che finiscono per girare a vuoto su se stesse in una sorta di beffarda dissacrazione.
L’orchestra ha tradotto magistralmente l’eleganza mondana di questo ballo che nell’opera di Staruss, Il cavaliere della rosa, rappresenta la gioia e la capacità dei personaggi di saper andare incontro serenamente al loro destino, in una idealizzazione della Vienna settecentesca, che travalica ogni tempo.
Equilibrio tra le compagini orchestrali, limpidezza di timbri e di agglomerati qua e là cameristici, stratitificazione della sonorità accanto ad una controllatissima resa delle variazioni agogiche e dinamiche ha contraddistinto l’esecuzione della Suite straussiana.
La mentalità modernista novecentesca con toni ora divertiti, ora perfino inquietanti è emersa poi nell’esecuzione della versione orchestrale della composizione coreografica  di Ravel pensata in un primo momento nel clima dei Belletti russi di Diaghilev.
Tempismo perfetto dei vari ingressi, cantabilità seducente o  tagliente, singhiozzi, rigurgiti, una ritmica affatto moderna ne hanno contrassegnato la realizzazione da parte della curatissima orchestra fino al parossissmo vorticoso della conclusione che ha provocato entusiastici applausi.
In carattere il bis accordato, da Šciostacovič.

                                                                                          Rosanna Di Giuseppe

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