C’è una strada nel centro storico di Napoli che ha il suono della latta battuta, il profumo del mare e la voce di almeno tre lingue: Rua Catalana.
Qui, nel cuore pulsante della città, la musica ha preso forma molto prima degli strumenti. Martelli, porti, parole: tutto era ritmo, tutto era melodia.
È da questa suggestione che nasce Rua Catalana, un concerto, tenutosi sabato scorso al Teatro Trianon Viviani, che è anche un viaggio nella storia e nell’identità musicale del Mediterraneo.
A guidarci in questo percorso è stata Flo, cantautrice napoletana dal cuore nomade, capace di passare con grazia dalla canzone d’autore al teatro musicale, dai dialetti del Sud alle sonorità globali.
In questa occasione speciale, sul palco con lei si è esibito uno dei nomi più luminosi del jazz europeo: Vincent Peirani, fisarmonicista francese che ha reinventato il linguaggio del suo strumento.
Peirani non è un semplice virtuoso: è un narratore sonoro. Formatosi nella musica classica, ha attraversato territori musicali diversissimi – dal jazz alla world music – collaborando con artisti come Michel Portal, Daniel Humair, firmando colonne sonore per il cinema d’autore. Con la sua fisarmonica crea ambienti, incanta e sorprende, rendendo ogni esecuzione un’esperienza immersiva.
Sul palco con loro, il collaudato trio che accompagna Flo nei suoi tour: Federico Luongo alla chitarra, Davide Costagliola al basso e Michele Maione alle percussioni. Insieme danno vita a un racconto sonoro che mescola brani originali, improvvisazioni e citazioni della tradizione partenopea, in una scrittura musicale fluida e profondamente evocativa.
Il risultato è un concerto che è anche un manifesto: Rua Catalana diventa metafora di un’identità musicale ibrida, aperta, profondamente contemporanea.
Un luogo ideale dove le radici non sono zavorre, ma ponti: Napoli che abbraccia Barcellona, la chanson che incontra il dialetto, la fisarmonica che danza con la tammorra.
In un’epoca in cui le contaminazioni non sono più moda ma necessità, Flo e Peirani propongono un’idea di musica come spazio di incontro reale. Non un semplice featuring, ma una vera fusione artistica. Due visioni complementari, due strumenti narrativi – la voce e la fisarmonica – che si inseguono, si ascoltano e si completano.
Rua Catalana non è nostalgia: è futuro. Un futuro che affonda le radici in una strada antica, ma guarda lontano.
E ci ricorda che la musica, come le città che l’ispirano, è più potente quando è attraversata da più storie, più lingue, più vite.
Franco Milone