Dacia Maraini chiude la rassegna “Pietre miliari”

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È stata Dacia Maraini, lunedì 12 maggio, a chiudere “Pietre miliari”, il ciclo di incontri dedicati a letteratura e musica organizzato dal Teatro Trianon Viviani in collaborazione con il Premio Napoli.
Un appuntamento speciale che ha visto protagonista una delle voci più importanti della narrativa italiana, impegnata in un racconto intimo e toccante tratto dal suo romanzo autobiografico “Vita mia”.
Accanto alla scrittrice, sul palco c’erano Marisa Laurito, direttrice artistica del Trianon, e Lorenzo Hengeller, al pianoforte, per una serata che ha unito parole, musica ed emozione.
“Vita mia” ha rappresentato un viaggio nei ricordi più profondi e dolorosi di Dacia Maraini che, nel libro, ha ripercorso un’infanzia segnata dall’internamento in un campo di prigionia in Giappone.
Era il 1943 e Dacia aveva solo sette anni. Figlia dell’antropologo Fosco Maraini e della scultrice Topazia Alliata, viveva con la famiglia a Kyoto, dove il padre insegnava all’università. Ben inseriti nella cultura giapponese, i Maraini videro la loro vita cambiare radicalmente quando rifiutarono di giurare fedeltà alla Repubblica di Salò: un atto di coscienza che li condannò alla prigionia come “traditori della patria”.
La piccola Dacia, insieme ai genitori e alle sorelle, visse così la dura esperienza del campo, tra fame, malattie e paura quotidiana. Ma anche in quel buio, la giovane Maraini imparò a resistere, a non smettere di osservare e a preservare il seme della memoria.
Nel suo romanzo e nell’incontro teatrale, Maraini ha intrecciato ricordi personali e riflessioni profonde, restituendo la forza della resilienza e il dovere di ricordare. La sua voce è stata quella di chi ha attraversato la storia e ne ha fatto parola viva.
La testimonianza della scrittrice assume un valore ancora più importante alla luce dei gravi conflitti in atto e, in particolar modo, per il drammatico scenario di Gaza.
I ricordi vanno ai bei tempi di una Napoli che esprimeva intellettuali del calibro di Anna Maria Ortese, Raffaele La Capria e Fabrizia Ramondino: un ambiente che era molto più aggregato e che consentiva un ricco scambio di idee.
Sollecitata sul tema del femminismo, Dacia risponde che, oggi, quel movimento non esiste più e che, dopo le importanti conquiste del ’68, bisogna ricostruire valori condivisi.
Intanto i ricordi personali vanno al suo legame con Alberto Moravia e alla sua amicizia con Pierpaolo Pasolini con il quale la scrittrice condivise viaggi indimenticabili alla ricerca della purezza dell’essere umano.
Con questo ultimo evento, “Pietre miliari” si è concluso celebrando la letteratura come strumento di memoria e impegno civile e il teatro come luogo di incontro tra arte, storia e umanità.

Franco Milone

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